- Rilanciare la sovracomunalità che il PD ha demolito dal 2010 per superare una crisi finora affrontata in modo estemporaneo.
- Sanità, gestione della risorsa idrica, rifiuti, trasporti. Sono i temi su cui i nostri Comuni hanno perso peso politico.
- Insieme su tutti i più importanti problemi della Val di Cornia. Sono indispensabili programmi e progetti estesi al comprensorio
- Accedere uniti ai finanziamenti europei e nazionali per realizzare progetti decisivi per l’economia e l’occupazione
- Ricostituire l’unione dei Comuni della Val di Cornia. Così hanno fatto finora 142 Comuni toscani ma non i nostri
Da quasi un decennio la Val di Cornia non ha più un luogo per elaborare politiche sovracomunali.
Con i programmi elettorali del 2009 e del 2014 il PD promise che avrebbe sostituito il Circondario (soppresso per legge nel 2010) con l’Unione dei Comuni, ma non lo ha fatto ed ha perso qualsiasi credibilità. Sono seguiti anni di confusione, di ritorno al municipalismo, di conflitti, di perdita di visione sui problemi che accomunano l’intera zona, a partire dalla crisi industriale e dal bisogno di creare nuove opportunità di lavoro e occupazione in altri settori dell’economia locale.
I Comuni della Val di Cornia hanno perso peso politico negli ambiti territoriali dove si prendono le decisioni su servizi essenziali come la sanità, la gestione della risorsa idrica, dei rifiuti e dei trasporti. Quando vi partecipano i Sindaci non riferiscono neppure più ai Consigli Comunali e ai cittadini delle decisioni che vengono prese. Gli effetti sono il calo dei servizi (è il caso della sanità), l’aumento delle tariffe (è il caso dei rifiuti e dell’acqua), la totale assenza di strategie per il trasporto pubblico locale.
La cooperazione tra i Comuni non è dunque una sovrastruttura ideologica, ma la condizione per contare di più e trovare soluzione ai tanti problemi che affliggono la vita quotidiana dei cittadini e delle imprese.
Proprio nel momento di maggiore bisogno, le amministrazioni a guida PD hanno colpevolmente demolito quel poco che restava della sovracomunalità. Nel 2010 la Val di Cornia era una delle due aree della Toscana ad avere un Circondario e ad aver dichiarato di volerlo sostituire con l’Unione dei Comuni. Nel 2018 le Unioni dei Comuni istituite sono 23 con l’adesione di 142 Comuni, ma tra questi non ci sono più i Comuni della Val di Cornia. Nelle ultime due legislature abbiamo assistito ad una disastrosa regressione politica e culturale che ha fatto male alla nostra comunità.
Qualora fossimo chiamati a governare sosterremo con forza la costituzione dell’Unione dei Comuni della Val di Cornia, indipendentemente dal colore politico delle loro amministrazioni. Le istituzioni vengono prima dei partiti e delle maggioranze politiche e devono essere concepite solo in funzione del bene comune e degli interessi generali delle comunità amministrate.
Di fronte alla crisi dei settori che hanno trainato l’economia nel secolo scorso sarebbe stata necessaria una nuova capacità di valorizzare le risorse di cui dispone il territorio: agricoltura, agroindustria, logistica, imprese commerciali e artigianali, turismo e parchi. Come ben sanno cittadini e imprese, per questi settori sono indispensabili programmi e progetti estesi almeno all’intera zona. Solo con progetti di questa scala, capaci d’incidere sull’economia reale e sull’occupazione, è possibile accedere ai finanziamenti europei e nazionali. Altre vie non esistono. Il ritorno al municipalismo condanna la nostra zona all’irrilevanza nel campo dei servizi e dell’economia.
Gruppo 2019