- Agevolare l’innovazione e la riconversione delle imprese per reagire alla crisi che ha investito la nostra zona (siderurgia, edilizia).
- Semplificare le norme urbanistiche e edilizie per favorire adeguamenti e innovazioni delle strutture aziendali.
- Potenziare ed estendere le reti tecnologiche per facilitare la presenza delle aziende nel mercato globale (fibra ottica).
- Ridurre la pressione tributaria agendo sulle tasse comunali riconsiderando anche le tariffe delle aziende controllate (acqua e rifiuti).
- Ripianificare in una visione d’insieme tutte le zone produttive per rimediare alla politica delle varianti disorganiche seguita finora.
- Riorganizzare le zone di Campo alla Croce e della Stazione con viabilità, servizi e superamento di gravi degradi.
- Evitare conflitti tra nuove e vecchie attività alla Monaca considerando il contesto urbano profondamente mutato negli anni.
La piccola e media impresa rappresenta tutt’oggi una delle strutture portanti dell’economia locale, anche se risente pesantemente della crisi di settori come la siderurgia e l’edilizia dai quali è dipesa per tanti decenni. Attendere che tutto riparta come prima sarebbe un grave errore. C’è bisogno d’innovazione nei prodotti e nei servizi e di apertura a mercati non solo locali.
In questa fase di rapide trasformazioni, compito primario del Comune è quello di facilitare l’innovazione delle imprese esistenti e la riconversione di quelle che non hanno retto alla crisi. Più che a nuovi insediamenti (ci sono tanti capannoni vuoti ovunque) il Comune deve impegnarsi in tre direzioni fondamentali:
- il potenziamento dei servizi e delle reti tecnologiche nelle zone produttive esistenti,
- la flessibilità e la semplificazione delle norme urbanistiche e edilizie per favorire adeguamenti e innovazioni produttive,
- la riduzione della pressione tributaria agendo sia sulle tasse comunali che sulle tariffe delle aziende controllate dal Comune (acqua, rifiuti).
Questi saranno i capisaldi del nostro impegno.
Venturina Terme, crocevia infrastrutturale della Val di Cornia, è stata storicamente un attrattore di piccole e medie imprese. Nel corso dei decenni il Comune ha sostenuto il loro sviluppo con piani per insediamenti produttivi d’iniziativa pubblica (PIP) e con lottizzazioni private: negli anni ‘80 il PIP della Monaca e, a cavallo tra i due secoli, prima il PIP di Campo alla Croce e poi la lottizzazione privata delle aree per insediamenti produttivi intorno alla stazione. Nel 2005 è stata aggiunta anche un’area privata per la “valorizzazione degli inerti” alle Lavoriere per consentire la costruzione dell’impianto di agglomerazione cementizia della Betonval in mezzo ai campi.
Nel 2007, con l’ultimo piano strutturale, il Comune ha previsto ulteriori espansioni delle zone produttive nelle aree agricole a sud di Campo alla Croce, ipotizzando addirittura il ricongiungimento con la zona produttiva di Montegemoli nel Comune di Piombino. Si tratta di una previsione assurda che non corrisponde a nessuna domanda di mercato e che, in ogni caso, sarebbe destinata alla distruzione di centinaia di ettari di terreni agricoli lungo la SS.398. Va semplicemente cancellata per concentrate gli sforzi sull’adeguamento e il completamento delle zone produttive di Campo alla Croce e delle aree intorno alla stazione.
L’insieme delle aree produttive presenti nel territorio comunale richiede oggi una visione unitaria e aggiornata delle esigenze che, nel corso degli anni e per effetto della crisi, sono profondamente mutate. Cosa che l’amministrazione in carica non ha fatto, procedendo invece con varianti puntuali disorganiche.
La Monaca
L’insediamento della Monaca venne realizzato su iniziativa del Comune con un rapporto diretto con artigiani e commercianti che chiedevano terreni per poi progettare e costruire su misura i propri capannoni. Non ci furono intermediazioni. Quel processo ha consentito di realizzare un insediamento maggiormente rispondente ai bisogni delle imprese. A distanza di decenni anche in quella zona si sono manifestate dismissioni produttive (come la ex Ven Plast) che oggi richiedono un’attenta valutazione per favorire processi ordinati di riuso. Vanno evitati conflitti con le attività esistenti in un’area oggi caratterizzata dalla presenza di prevalenti attività commerciali e artigianali, da abitazioni dei titolari e addirittura da servizi di tipo sanitario; il tutto in prossimità dell’abitato di Venturina. Anche per La Monaca vale il principio fondamentale che non possono essere assunte decisioni improvvisate e decontestualizzate da ciò che c’è intorno: un centro urbano in grave sofferenza per il commercio, una zona fieristica da ripensare, grandi centri commerciali sorti nell’ultimo decennio. C’è dunque urgente bisogno di una revisione complessiva della pianificazione urbanistica che affronti i problemi della Monaca nel quadro più generale della riqualificazione dell’intero abitato di Venturina Terme.
Campo alla Croce e zona per insediamenti produttivi intorno alla stazione.
Le due zone nascono con funzioni diverse: quella di Campo alla Croce destinata prevalentemente a piccole e medie imprese industriali, mentre quella della stazione avrebbe dovuto offrire servizi per l’intermodalità tra ferrovia e gomma. Nei fatti hanno assunto caratteristiche simili. L’unica vera differenza consiste nel fatto che a Campo alla Croce, urbanizzato per primo, la crisi ha colpito le imprese e svuotato capannoni già costruiti, mentre nelle aree della stazione la crisi arriva durante la costruzione lasciando incompiuti capannoni, strade e parcheggi: uno spettacolo desolante di degrado per chi arriva alla stazione.
In entrambe le zone molti dei capannoni sono stati costruiti per il mercato e non per le esigenze delle imprese utilizzatrici. A differenza del PIP della Monaca, dove il Comune ebbe un rapporto diretto con le aziende, a Campo alla Croce il Comune scelse un’altra via: quella di affidare i terreni alle imprese di costruzione che, a loro volta, avrebbero dovuto individuare acquirenti e utilizzatori. Una sorta d’intermediazione che ha sganciato le esigenze del costruttore da quelle degli utilizzatori. Gli effetti di questo approccio sono capannoni non finiti, vuoti o di difficile utilizzazione. Capannoni vuoti o non del tutto adeguati, degradi ambientali, carenze logistiche sono i veri problemi da affrontare in queste due zone che vanno oggi viste come un unico ambito di pianificazione.
Entrambe sono in prossimità della stazione di Campiglia e dello snodo stradale tra la variante Aurelia e la SS.398. Si tratta di un fattore competitivo enorme, non ancora ben sfruttato. Se Campo alla Croce risulta ben collegato con la viabilità nazionale, non altrettanto si può dire per l’area intorno alla stazione dove da anni ci sono strade da completare e raccordi con la viabilità esistente inspiegabilmente non attivati.
La stazione può essere inoltre un valore aggiunto per entrambe le aree, sia rendendola accessibile anche da Campo alla Croce (il passaggio pedonale esistente è pressoché inagibile), sia con una attenta riconsiderazione degli utilizzi delle aree a monte dove la presenza della stazione potrebbe favorire l’insediamento di attività e servizi di scala territoriale, sia pubblici che privati, ai quali il Comune deve guardare. A Campo alla Croce, infine, dove operano imprese che hanno bisogno di rapide connessioni telematiche, è da colmare la lacuna tutt’ora rappresentata dalla mancanza della “fibra ottica”.
Gruppo 2019