«L’aggressione al territorio agricolo del comune di Piombino da parte
delle energie rinnovabili, circoscritto all’area intorno alla foce del
Cornia non trova pace». Dei 47 ettari di superficie totale dell’area,
25 sono occupati da fotovoltaico.
Non solo: lì arriva il metanodotto Galsi e la bretella della 398, ad un passo sì dall’industria, ma anche
da un’area protetta. La denuncia è di Giuliano Parodi, responsabile
enti locali di Rifondazione. «Dopo i due impianti eolici da 18 e 6 Mw,
la Regione Toscana ha dato parere favorevole con prescrizioni di
compatibilità ambientale al progetto di realizzazione del mega campo
fotovoltaico proposto dalla ditta Officine Elettriche Balsini srl.
L’area interessata dal progetto è situata in località Bocca di Cornia,
all’interno di un triangolo delimitato ad est dall’argine del fiume
Cornia, a sud dalla Sp 23 bis “Strada della Base Geodetica” e ad ovest
dal fosso del Cornia Vecchio, che corre lungo la Ss 398. L’impianto è
suddiviso in tre sezioni distinte da 6 MW ciascuna, per un totale di
60.390 pannelli fotovoltaici connessi in serie e installati ad
un’altezza di 1,2 m da terra – incalza Parodi – il Regolamento
Urbanistico del Comune di Piombino, prevede che questi impianti
possano essere consentiti “nelle sottozone agricole E1 a ridotta
capacità produttiva, caratterizzate da fenomeni di ingressione del
cuneo salino».
Questa norma accompagnata da nessuna azione concreta dei Comuni volta
alla diminuzione del cuneo stesso, di fatto da via libera
all’abdicazione dell’agricoltura e alla semina di pannelli e pale
eoliche. Stiamo assistendo ad un “accanimento operativo” intorno ad
un’area che presenta già un profilo confuso tra zone industriali e
zone protette, su cui andrebbero ad insistersi: 23 torri eoliche di
oltre 120 metri, 25 ettari di pannelli fotovoltaici, il terminale di
arrivo del metadonotto algerino Galsi, ubicato in gran parte nell’area
contigua della riserva naturale Orti-Bottagone, con approdo
nell’ambito della spiaggia certificata Bandiera Blu della costa est, e
l’eventuale bretella 398 fino al porto nell’ambito del completamento
dell’autostrada Tirrenica. La mancanza di pianificazione salta
all’occhio, le energie rinnovabili sono da difendere ma in primis
devono essere soggette a localizzazione da parte delle Amministrazioni
che, una volta individuate le aree adeguate, danno via libera alle
aziende private che vogliono investirci e non viceversa, altrimenti si
ottiene solo un ampliamento del degrado ambientale a favore della mera
speculazione».
La Nazione 14.02.2012
E lo chiamano Parco
Gentili signori,
Anch’io sono preoccupato per la possibile installazione di turbine eoliche nelle località rurali di Piombino e Venturina, sono altresì preoccupato per la crisi che colpisce l’agricoltura italiana, però non mi pare per niente una bella soluzione risolvere il problema dell’agricoltura con la realizzazione dei “parchi” fotovoltaici o, peggio ancora con quelli eolici.
Chi si occupa di economia e di agricoltura, avrebbe dovuto spingere affinché ogni agricoltore fosse incentivato a produrre buoni prodotti agricoli che sfamassero le popolazioni da un lato, e restituissero anche il giusto reddito dall’altro.
Invece no, l’agricoltura si affossa sempre più, sottraendo ancora terreni alle produzioni per creare dei “parchi”… nome che evoca qualcosa di bello, di verde, già “un bel parco” che invece farà ancora più danno al paesaggio e all’ambiente!
Immaginando il danno causato al paesaggio agreste tra Piombino e Venturina, posso capire alcuni agricoltori che hanno accettato di fare “piantare” enormi torri eoliche nei loro terreni. Ormai, questi persino ammirevoli coltivatori, sono anziani e non possono più lavorare la terra come un tempo e, non hanno successori pronti. Anche perché lavorare la terra, non rende più nulla, anzi ormai è perfino una perdita; condivido senz’altro le loro preoccupazioni, tuttavia deploro assolutamente il loro beneplacito.
Invece, non capisco per niente la politica che anziché tutelare l’agricoltura, permetterebbe un nuovo degrado al territorio e all’ambiente. Non capisco nemmeno le associazioni e le cooperative agricole che anziché collaborare insieme per trovare nuove idee al fine di incrementare e migliorare la produzione agricola locale, soprattutto difendendo l’integrità del territorio, lasciano che alcuni dei loro associati da soli, si facciano allettare da promesse di facili guadagni d’altro tipo. Tutto questo però, snaturando l’ambiente, addirittura a scapito della loro stessa salute, si dimostrano complici di una grave miopia.
Forse saranno stati ingannati dal nome: “PARCO”? Oppure, sono davvero sicuri che questo “bellissimo parco” e altri simili, aiuteranno a frenare l’abbandono rurale delle aree toscane?
Viceversa, tutto al momento concorre a farle abbandonare, dalle politiche insostenibili, vedi le tasse recenti, la perversa globalizzazione, le aberranti filiere e, fino all’erosione territoriale e al degrado ambientale in corso di adempimento.
Tuttavia, non importa se dovremo mangiare sempre più prodotti stranieri di dubbia provenienza e qualità e, se la salute ne risentirà; cosa importa se sarà distrutto l’ambiente e il paesaggio italiano.
Poiché qualcuno ha deciso di speculare anche in Val di Cornia, si deve assecondare per forza, tanto ormai dicono che la zona è depressa! Ovviamente, questa è una scusa di comodo, si direbbe “studiata” apposta per l’occasione. Inoltre, le fonti di energia rinnovabile, non sono già abbastanza in zona? (Da notare il punto “e” del DM 10-9-10 linee guida allegato 3 paragrafo17).
Comunque, essendo nato e abitando proprio dove loro vogliono fare il secondo parco eolico, durante le varie stagioni vedo ancora passare: oche e anatre selvatiche, rondini, rondoni, balestrucci e altri stormi di uccelli vari. Ammiro perfino l’itinerario, tra Piombino e Campiglia, dei gabbiani locali che vanno a mangiare nell’entro terra. Perfino gli stessi animali che vedo nell’oasi Orti-Bottagone, si spingono spesso fin dalle mie parti in cerca di cibo! Inoltre, sempre nel luogo dove vivo a Campo all’Olmo, nonostante tutto resistono ancora alcuni tipi di rapaci, dalle civette ai gufi e alcuni falchi!
Tutti questi animali tra poco saranno minacciati dalle turbine eoliche di prossima installazione?(Da notare cosa dicono le linee guida del DM 10-9-10 allegato 3 paragrafo17 al punto 8).
Non dovranno mica, in seguito cambiare il nome, da parco a campo di sterminio dell’avifauna, ossia vernichtungslager eolico?
Di sicuro le turbine eoliche saranno fatali perfino ai pipistrelli, infatti, la rivista Scientific American dice che nell’Alberta, in Canada, sono stati trovati dei pipistrelli morti alla base di turbine eoliche. Questo ha suscitato delle perplessità, giacché i pipistrelli sono noti per il loro sistema di eco-localizzazione e le loro capacità di volo. I ricercatori hanno però riscontrato emorragie interne nel 92 per cento dei pipistrelli morti, il che ha portato a concludere che il delicato apparato respiratorio di tali mammiferi non riesca a sopportare l’improvviso calo di pressione atmosferica generato dalle pale delle turbine. Le estremità di queste pale possono raggiungere la velocità di 200 chilometri orari. Dato che i pipistrelli più colpiti appartengono a specie migratorie che si nutrono d’insetti, si teme che le turbine eoliche possano alterare l’equilibrio dell’ecosistema.
La speranza però, è quella che non siano già alterate tutte le coscienze e, che almeno qualcuno vi ponga rimedio in tempo, bloccando i lavori per evitare sia il suddetto scempio e sia altri danni che in caso contrario si potrebbero manifestare.