La falda idrica della Val di Cornia si è pericolosamente abbassata. Dagli 8 metri sopra il livello del mare dell’anno scorso è passata a -3. Colpa delle scarse precipitazioni della primavera e dell’inverno scorsi.
La possibile conseguenza è che questa estate, soprattutto all’Elba ma anche in Val di Cornia, si renda necessario un razionamento anche per gli usi domestici. Il punto sulla situazione è stato fatto l’altro ieri, nel corso di una riunione del “tavolo idrico” che si è svolta a Venturina, alla quale hanno partecipato i sindaci, l’assessore provinciale all’agricoltura e turismo Paolo Pacini, il presidente dell’Asa Fabio Del Nista con il direttore Michele Caturegli, il presidente del Consorzio di bonifica Alta Maremma Giancarlo Vallesi, Marino Geri e Pierpaolo Pasquini della Cia, Claudio Nobili della Coldiretti, Emanuela Minelli della Cna e alcuni tecnici dell’Ato e della Provincia. In primo piano la valorizzazione e il migliore utilizzo delle risorse, ricorrendo all’innovazione tecnologica, soprattutto nell’irrigazione delle campagne, e a nuove opere strutturali e infrastrutturali.
«Tutto – come hanno sottolineato le organizzazioni degli agricoltori – nella consapevolezza che la Val di Cornia è una delle aree agricole di maggiore importanza in Toscana e un campo di sperimentazione di prim’ordine nell’irrigazione». Una situazione che comunque obbliga al risparmio. Per questo i sindaci emetteranno a breve ordinanze antispreco, non solo rivolte ai cittadini ma anche alle attività turistiche, alle imprese e agli agricoltori. «La falda della Val di Cornia – dice il direttore dell’Asa Michele Caturegli – è di modeste dimensioni, come fa presto a riempirsi altrettanto presto si abbassa. Anche nel caso di piogge abbondanti nei prossimi mesi, non farebbe in tempo a risalire. Su queste precipitazioni e su quelle estive, semmai, possiamo contare per ridurre i consumi, in agricoltura e non solo». Le difficoltà maggiori potrebbero verificarsi all’Elba, dove la produzione locale è ridotta e i consumi hanno un’impennata per le forti presenze turistiche. Già l’anno scorso l’Asa ha fatto ricorso a razionalmente giornalieri, che potrebbero ripetersi, soprattutto nelle ore notturne.
I rifornimenti all’Elba attraverso la condotta sottomarina potrebbero mettere in difficoltà anche la Val di Cornia, dove tra l’altro, proprio in conseguenza della diminuzione della riserva, anche la qualità dell’acqua è destinata a peggiorare. Aumentare le risorse autonome dell’Elba è quindi uno degli obiettivi principali dell’Asa. «Stiamo scavando cinque nuovi pozzi e un dissalatore, sia per l’acqua di mare che per quella di falda che presenta una forte presenza di cloruri nella piana di Mola – afferma Caturegli – Un investimento che, completato con le tubazioni, pompe di sollevamento e centrale di controllo, richiederà una spesa di 3 milioni. Contiamo di riuscire a metterlo in esercizio entro luglio». In Val di Cornia, invece, ad ottobre inizieranno i lavori per l’impianto di trattamento del boro a fianco di quello già attivo a Franciana per la riduzione dell’arsenico, già ridotto a 3,8 microgrammi/litro, quindi ne al di sotto dei limiti previsti dalla Ue entro dicembre di quest’anno. «Interventi – precisa il direttore dell’Asa – per 20,5% milioni e che richiederanno per l’esercizio una spesa di 2 milioni all’anno.
Nel conto, oltre alle manutenzioni, ci sono le spese energetiche. Per mandare avanti l’impianto di Mola, tanto per fare esempio, avremo bisogno di un Mw di potenza». Risparmiare acqua, certo, anche poi il costo di esercizio degli impianti lo ritroveremo comunque in bolletta, ma anche riduzione delle perdite. «Ebbene – sostiene l’ingegner Caturegli – ho fatto i conti: per ridurre dall’attuale 33% le perdite occorrerebbero 415 milioni Dove troviamo questi soldi?».
Il Tirreno 14.04.2012