Al’ordine del giorno è il dibattito sul libro dell’ex rettore della Normale di Pisa, Salvatore Settis (Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile) ma alla festa delle liste civiche di sinistra, per tutta la serata i riferimenti alla politica urbanistica dei comuni, e di quello di San Vincenzo in modo particolare, sono costanti.
Non solo l’ultimo ecomostro sulla duna all’interno del Park hotel I lecci, ma Rimigliano con il progetto di costruzione di hotel ed appartamenti, il porto («settecento metri – ha detto Settis – di spiaggia pubblica cementificata in ossequio all’idea per la quale è comunque da privilegiare il nuovo ricco con la barca»), Baratti «in una distorta visione – ha sottolineato l’ex sindaco di Suvereto Rossano Pazzagli – per la quale chi dice no va contro lo sviluppo e l’occupazione».
Anni di scelte «da condannare» e che hanno determinato a San Vincenzo un consumo di suolo che, come a suo tempo Settis ha evidenziato, supera il 10 per cento, ben oltre il doppio della media Toscana. E che sembra avere, per primo antico emblema, l’incredibile logo del campanile della vecchia chiesa a cui si aggrappano nuovi appartamenti. Una vetrina anche per il più occasionale dei passanti la quale più che l’indignazione, sollecitata da Settis, suscita prima sorpresa e poi quel riso amaro che da sempre in Maremma è la più spietata delle condanne.
E se per Massimo Zucconi, del Comune dei Cittadini, «l’aggressione al territorio diventa sempre più pericolosa perché propone oggi un’offerta a più alto livello» Rossano Pazzagli indica un possibile rimedio nella valorizzazione del contributo della società civile che si sta organizzando, che supplisce all’inerzia dei partiti i quali «predicano bene ma razzolano male» e che si propone come supporto essenziale alle istituzioni troppo spesso cedevoli verso «gli interessi di nuove lobby».
Una riaffermazione della partecipazione che incontra ostacoli. Un intervento dal pubblico ha generato bisbiglii e risolini anche in mezzo al tavolo oratori. Quale miglior strumento di un referendum per contrastare scelte che alla gente non piacciono? A Campiglia, a Suvereto, a Cecina lo statuto comunale permette una consultazione con poteri consultivo, abrogativo e perfino propositivo. A San Vincenzo, dove di questi tempi forse ce ne potrebbe essere più bisogno, «la partecipazione si ferma al referendum consultivo». Una vecchia scelta, forse davvero troppo vecchia.
FIORENZO BUCCI
La Nazione 16.7.2011 cronoca Cecina Rosignano