- Porre un limite all’incremento delle spese correnti che hanno raggiunto il 90 per cento del totale del bilancio.
- Rivedere la politica delle riscossioni da parte dell’ente con residui attivi che hanno ormai raggiunto livelli insostenibili.
- Creare rapporti nuovi tra Comune e società partecipate per riportare efficienza laddove oggi si registrano fallimenti.
- Riconsiderare l’enorme imposizione fiscale sui cittadini che in solo due anni è passata da 546 a 644 euro pro capite.
- Rinunciare a una parte degli introiti derivanti dall’Imu per incentivare la residenza stabile nel borgo di Campiglia.
- Ridiscutere con gli operatori la tassa di soggiorno in prospettiva di una differenziazione tra alta e bassa stagione.
- Non promettiamo soldi che non ci sono ma impegno per ridurre inefficienze, sprechi e spese improduttive.
Se il Comune non sa gestire al meglio il bilancio, le ripercussioni sui cittadini sono gravi.
Il bilancio del Comune di Campiglia è ingessato da scelte politiche sbagliate che si sono sedimentate nel corso degli ultimi anni e che ora rendono molto complicato qualsiasi investimento di una certa consistenza.
Nel corso degli anni non si è riusciti a porre un limite all’incremento delle spese correnti che sono arrivate al 90% del totale del bilancio contro il 10% della spesa in conto capitale che è in realtà assorbito dalle manutenzioni ordinarie.
Le spese incomprimibili sono molto elevate rispetto alle entrate e preoccupa la mole di residui attivi (soldi che devono essere riscossi dal Comune ma che non arrivano) di difficile esigibilità che continuano a permanere nel bilancio.
Le scelte che hanno determinato questo quadro sono diverse ma hanno una matrice comune: l’incapacità del Comune di gestire il proprio patrimonio e i rapporti con le società partecipate.
Si pensi alla SEFI. La comunità paga oltre 340.000 euro/anno di leasing e quel patrimonio comunale, sempre meno utilizzato, si rivela un fardello anziché una risorsa. Riformare l’azienda, rivedendone dirigenza, finalità e competenze è una priorità assoluta.
Si prosegue con la Parchi. La scelta di consentire al comune di Piombino di prendersi i parcheggi di Sterpaia e Baratti dà luogo ad un paradosso: il comune spende quasi 150.000 euro l’anno non per la tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale e storico della Val di Cornia, ma per facilitare Piombino a far quadrare il proprio bilancio. Per liberare risorse di bilancio e per dare una nuova prospettiva a questo territorio in termini di attrattiva e occupazione, occorre un’azione amministrativa capace di rimettere la Parchi nelle condizioni di autofinanziarsi. Si può e si deve fare.
Inspiegabile è il milione e mezzo di euro che l’ASA deve al Comune. l’Amministrazione dovrà pretendere il versamento dei circa 300.000 euro annui e dovrà contrattare con l’azienda un piano di rientro dell’enorme debito accumulato.
Ancora da riscuotere 155.000 euro del 2009 relativi a concessioni delle cave che rimangono nei residui attivi del bilancio ma che non arrivano in cassa. Da sottolineare l’entità della concessione annuale delle cave 80.000 euro l’anno, meno 16.000 euro di commissione di controllo.
Il risultato di queste scelte è semplice: non esistono margini significativi per operare investimenti di un certo rilievo, cittadini e imprese sono stati vessati da imposizioni esose che non sono giustificate dal livello dei servizi.
Infine anche se non incide sul bilancio comunale, il salasso imposto a cittadini e imprese con la TARI è impressionante. Dal 2016 al 2018 l’ammontare è passato da 2.173.000 a 2.765.000 euro; è impensabile continuare con questa tendenza.
Affrontare queste emergenze significa avere margini per dare risposte a problemi urgenti per la comunità.
Infatti l’imposizione fiscale è a livelli enormi e crescenti dal 2016 al 2018 IRPEF da 858.000 a 1.000.000, il prelievo tributario pro capite è passato da 546 a 644 euro in due anni per finanziare spese correnti pro capite schizzate da 787 a 971 euro.
Coerentemente con le risorse via via disponibili occorre rimettere mano alle aliquote IRPEF rimodulandole e riducendone il gettito complessivo.
Il comune dovrà rinunciare ad una parte degli introiti IMU per incentivare la residenza stabile soprattutto nel borgo di Campiglia e per favorire le imprese in difficoltà.
Per la tassa di soggiorno, in accordo con gli operatori del settore, sarà opportuno verificare la sua differenziazione tra periodi di alta e bassa stagione.
Ci sono poi spese da aumentare. Le percentuale di copertura della tariffa dei servizi a domanda individuale è, in alcuni casi, eccessiva. Colpisce che ben 348.000 dei 364.000 euro della mensa scolastica siano riversati sui cittadini.
Occorrono risorse per potenziare i servizi nel borgo di Campiglia e per avviare un piano straordinario di manutenzione del patrimonio pubblico in tutto il territorio comunale a partire dalle zone di maggior degrado. Questa è per noi la priorità.
Non promettiamo soldi che in questo bilancio purtroppo non ci sono, ma l’impegno
- ad aggredire le spese inutili e improduttive,
- ad eliminare sprechi e inefficienza amministrativa,
- a rivedere le missioni delle società partecipate che consumano risorse senza restituire utilità sociali,
- a controllare con maggiore rigore le gestioni dei servizi di area vasta (come acqua e rifiuti) che continuano ininterrottamente ad aumentare le tariffe senza miglioramenti della qualità.
L’obiettivo generale è quello della riduzione della spesa corrente improduttiva e l’aumento degli investimenti per i quali deve essere però migliorata la capacità di attrarre fondi nazionali ed europei. Sono i presupposti per provare a ridurre la pressione tributaria nel segno dell’equità e consentire al Comune di svolgere un ruolo attivo per uscire dalla crisi.
Gruppo 2019