Giusta la preoccupazione espressa dal Sindaco per i lavoratori dell’Italian Food, ma serve una riflessione più accorta sulle prospettive del comparto.
Siamo dinnanzi ad un durissimo colpo, speriamo solo d’immagine, e non è nostro compito indagare né esprimere sentenze, tuttavia un dato, dopo anni ed anni di dibattito pubblico, deve essere sottolineato: i tentativi di costruire una filiera del pomodoro da industria nella nostra area non hanno dato frutti.
I motivi sono chiari, i vari tavoli aperti con rappresentanti politici e privati non hanno potuto o saputo affrontare in modo efficace i nodi strategici fondamentali della questione: disponibilità idrica sufficiente e facilmente accessibile, garanzie per gli agricoltori su contratti e prezzi, possibilità dell’azienda di operare in un contesto favorevole alle attività produttive.
Le responsabilità sono diffuse e non vogliamo qui elencarle, ma è evidente che il rapporto tanto auspicato tra agricoltori e pomodorificio non è sufficiente a cogliere tutte le potenzialità che esistono nella presenza di una sana e forte filiera produttiva. Naturalmente il problema irrisolto della posizione dello stabilimento in un’area diventata impropria concorre a limitare lo sviluppo delle attività e penalizza i residenti dell’area.
Le conseguenze sono altrettanto chiare e si sintetizzano in una semplice constatazione: stiamo perdendo opportunità che sarebbero fondamentali per un territorio così fragile e povero di prospettive lavorative come il nostro.
In un simile contesto le notizie che giungono preoccupano l’intera comunità, ma la sfida che si devono porre Istituzioni, politica e privati è quella di dar finalmente seguito ai troppi impegni rimasti su carta in questi anni attivando ciascuno tutti gli strumenti disponibili.
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