Niente da dire se a Suvereto ha votato il 68% degli aventi diritto e se l’82% dei cittadini si è espressa contro la fusione. Niente da dire se a Campiglia i votanti sono stati il 26,6%, mentre il 73,4% dei cittadini ha dimostrato indifferenza per una decisione che doveva essere epocale. Per il Sindaco di Campiglia 2185 cittadini su 10766 (ossia il 20%) sono diventati addirittura una larghissima maggioranza di favorevoli.
Si assolvono dicendo (bontà loro!) che hanno il merito di aver consentito ai cittadini di pronunciarsi su una decisione già presa dai consigli comunali, con la sola opposizione delle liste civiche di Campiglia e Suvereto. Poco importa se i cittadini la pensavano diversamente da loro.
Si preferisce accusare il Comitato per il NO di aver sostenuto le proprie ragioni con passione e gli ex sindaci di Suvereto di essersi occupati di questioni che oggi non li riguardano, come se chi cessa di svolgere incarichi amministrativi perdesse il diritto d’opinione.
Non li sfiora il dubbio che una fusione deve essere sostenuta da un progetto concreto, che viene messo in atto gradualmente, e da un clima di fiducia che deve essere costruito con i fatti prima e non con le promesse per il dopo. Tutte cose che a Campiglia e Suvereto non sono accadute perché hanno deciso la fusione ad aprile dopo aver fallito nell’obiettivo di far lavorare insieme tutti i Comuni della Val di Cornia come avevano promesso agli elettori.
Se sapessero ascoltare comprenderebbero anche che i loro cittadini, fautori o oppositori della fusione, hanno tutti manifestato larga condivisione per progetti di valorizzazione e sviluppo che riguardano le risorse dell’intera Val di Cornia e per processi di riorganizzazione tra tutti i Comuni finalizzati a creare maggiori economie ed efficienza nella gestione dei servizi.
Si riparta dunque da quella che continua ad essere una ricchezza culturale delle nostre comunità, dove non c’è né astio, né municipalismo. I dissidi, se ci sono stati, sono stati provocati da una scelta maldestra e improvvisata e presto saranno archiviati. Il no alla fusione tra Campiglia e Suvereto è di fatto un si alla ripresa del dialogo costruttivo tra tutti i Comuni della Val di Cornia.
Si completi dunque l’associazione delle funzioni tra Campiglia e Suvereto entro il 31 dicembre 2013 e nella prossima legislatura si riprenda il cammino laddove le attuali amministrazioni hanno fallito, ovvero far lavorare insieme tutti i Comuni della Val di Cornia nell’interesse dei nostri cittadini.
9 ottobre 2013
Comune dei Cittadini
Sulla stampa:
«Se il 20% è una larga maggioranza…Ma un po’ di sana autocritica mai?»
«DOPO il referendum non c’è stata nessuna autocritica in chi ha sostenuto la fusione, nonostante la sonora sconfitta». A sostenerlo è la lista Comune dei Cittadini. «Niente da dire se a Suvereto ha votato il 68% degli aventi diritto e se l’82% dei cittadini si è espressa contro la fusione. Niente da dire se a Campiglia i votanti sono stati il 26,6%, mentre il 73,4% dei cittadini ha dimostrato indifferenza per una decisione che doveva essere epocale. Per il sindaco di Campiglia 2185 cittadini su 10766 (ossia il 20%) sono diventati addirittura una larghissima maggioranza di favorevoli – incalza la lista – si assolvono dicendo che hanno il merito di aver consentito ai cittadini di pronunciarsi su una decisione già presa dai consigli comunali, con la sola opposizione delle liste civiche di Campiglia e Suvereto.
POCO IMPORTA se i cittadini la pensavano diversamente da loro. Si preferisce accusare il Comitato per il no di aver sostenuto le proprie ragioni con passione e gli ex sindaci di Suvereto di essersi occupati di questioni che oggi non li riguardano, come se chi cessa di svolgere incarichi amministrativi perdesse il diritto d’opinione. Non li sfiora il dubbio che una fusione deve essere sostenuta da un progetto concreto, che viene messo in atto gradualmente, e da un clima di fiducia che deve essere costruito con i fatti prima e non con le promesse per il dopo. Tutte cose che a Campiglia e Suvereto non sono accadute perché hanno deciso la fusione ad aprile dopo aver fallito nell’obiettivo di far lavorare insieme tutti i Comuni della Val di Cornia come avevano promesso agli elettori.
SE SAPESSERO ascoltare comprenderebbero anche che i loro cittadini, fautori o oppositori della fusione, hanno tutti manifestato larga condivisione per progetti di valorizzazione e sviluppo che riguardano le risorse dell’intera Val di Cornia e per processi di riorganizzazione tra tutti i Comuni finalizzati a creare maggiori economie ed efficienza nella gestione dei servizi».
«Si riparta dunque da quella che continua ad essere una ricchezza culturale delle nostre comunità – conclude CdC – dove non c’è né astio, né municipalismo. I dissidi, se ci sono stati, sono stati provocati da una scelta maldestra e improvvisata e presto saranno archiviati. Il no alla fusione tra Campiglia e Suvereto è di fatto un si alla ripresa del dialogo costruttivo tra tutti i Comuni della Val di Cornia. Si completi dunque l’associazione delle funzioni tra Campiglia e Suvereto entro il 31 dicembre 2013 e nella prossima legislatura si riprenda il cammino laddove le attuali amministrazioni hanno fallito, ovvero far lavorare insieme tutti i Comuni della Val di Cornia nell’interesse dei nostri cittadini».
m. p.
La Nazione 10.10.2013