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Chi siamo. Cosa proponiamo

UN PRIMO CONTRIBUTO PER IL PROGETTO POLITICO DELLA LISTA CIVICA

Ottobre 13, 2018
In Campagna elettorale 2019
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Chi siamo. Cosa proponiamo

Chi siamo

Il “Gruppo 2019” nasce dall’iniziativa di cittadini che si propongono l’obiettivo di dare al Comune di Campiglia M.ma un governo alternativo a quello espresso fino ad oggi dalle amministrazioni a guida PD. Stiamo vivendo momenti difficili, la crisi perdura da un decennio, manca il lavoro, troppi giovani se ne vanno, si sono ridotte le risorse pubbliche e le poche che restano spesso vengono sprecate. Intanto si aggrava il degrado dei beni pubblici un po’ ovunque. Più in generale ci pare che la nostra amministrazione si sia allontanata dai cittadini e dai loro concreti bisogni, finendo per perdere di vista le priorità. Da tempo manca una visione autonoma dello sviluppo locale, di Campiglia M.ma e dell’intera Val di Cornia dalla quale non si può prescindere se vogliamo davvero programmare il nostro futuro.
Nelle elezioni amministrative del 2019 dobbiamo provare a dare risposta a questi problemi. Pensiamo che questo sforzo, non semplice, possa dare migliori risultati se non si parte da schemi politici precostituiti, ma dalle idee e dalle proposte di cui ciascuno è portatore con la propria esperienza di vita o di lavoro. Questo non significa affatto rinunciare alla propria identità politica, che avrà modo di esprimersi già nel 2019 con le elezioni europee. Significa accettare il principio secondo il quale nelle prossime elezioni amministrative la discriminate debba essere il programma e non l’appartenenza ad un partito. Lo strumento per realizzare questo obiettivo a scala comunale non può che essere la lista civica. Non è una ricetta valida in assoluto. Pensiamo però che oggi, nella specifica realtà di Campiglia (dove non esiste la possibilità di ballottaggio), il percorso che proponiamo possa offrire da un lato una maggiore capacità di elaborazione programmatica e dall’altro uno strumento per affrontare in modo più aperto e democratico la competizione elettorale tra visioni diverse del futuro.
I cittadini che hanno dato vita al “Gruppo 2019” sono solo un primo nucleo. Il percorso avviato è aperto alla partecipazione di chiunque accetti di confrontarsi senza pregiudizi sul programma di governo locale e si riconosca nei valori fondamentali della Costituzione Repubblicana. Senza la partecipazione attiva dei cittadini il progetto di lista civica non ha ragione di esistere. Questo sarà un punto discriminante per il prosieguo del nostro lavoro e per la decisione di presentarci alle elezioni del 2019.
Il documento che segue è il frutto del primo incontro tra i promotori del “Gruppo 2019”. Contiene elementi di analisi e indica alcuni primi temi su cui dovrà svilupparsi il lavoro dei prossimi mesi, non solo tra gli aderenti al Gruppo, ma in confronti aperti con i cittadini, le imprese e le associazioni del nostro Comune. Pur in modo ancora molto generico indica quali sono le criticità che percepiamo e i temi su cui ci proponiamo di lavorare.

La crisi

Campiglia M.ma e la Val di Cornia attraversano una crisi economica, politica e sociale inedita per gravità e durata. Molte problematiche che oggi gravano sul presente e sul futuro dei cittadini sono state originate da scelte amministrative sbagliate compiute negli ultimi vent’anni. Quelle scelte hanno guardato più alle economie declinanti del secolo scorso che agli scenari di sviluppo del terzo millennio. Per questo i grandi progetti annunciati (da Bagnoli ad Aferpi) sono tutti miseramente falliti; come è totalmente fallita la pianificazione che confidava sulla crescita illimitata delle urbanizzazioni a discapito del territorio. Oggi abbiamo un tessuto produttivo ed economico molto più fragile, con tassi di disoccupazione superiori alle medie provinciali e regionali. La realtà è che le istituzioni locali hanno confidato su progetti salvifici calati dall’alto; per questo sono prive di una loro autonoma e concreta visione dello sviluppo locale, quindi meno attrezzate per reagire alla crisi. Sono stati persi anni preziosi. Dalla crisi bisogna uscire con nuove idee, nuove strategie e nuovi progetti.

Hanno scambiato il Comune per cosa loro

Chi ha governato ha troppe volte concepito il Comune come strumento di una sola parte politica e non come la casa di tutti i cittadini: trasparente, imparziale e rispettosa di tutte le opinioni. Ne sono derivati atteggiamenti gravissimi che portano oggi a percepire la condotta amministrativa diversa a seconda dell’orientamento politico dei cittadini. Ristabilire immediatamente il principio fondamentale per il quale le regole sono uguali per tutti e a tutti deve essere garantita eguale dignità nei confronti delle Istituzioni, è la prima indispensabile condizione perché la futura amministrazione possa lavorare nell’interesse comune. Avendo scambiato le istituzioni con il partito, non sorprende che i cittadini siano stati considerati soggetti passivi anziché i protagonisti della vita politica e delle scelte amministrative. Le istituzioni, sempre più autoreferenziali, hanno deliberatamente scoraggiato la partecipazione e la cittadinanza è stata molto spesso tenuta all’oscuro delle decisioni che andavano maturando. Più che i cittadini hanno contato alcune lobby che si sono rivelate molto influenti e in grado di condizionare le scelte e la condotta delle istituzioni. Senza informazione, senza partecipazione e senza il riconoscimento alla cittadinanza d’essere il fondamento dell’esistenza stessa delle istituzioni, nessuna amministrazione può funzionare.

È mancata del tutto la visione sovracomunale

Come le altre amministrazioni della Val di Cornia, anche quella di Campiglia ha smarrito completamente la visione sovracomunale, sia per i servizi essenziali (sanità, acqua, rifiuti, trasporti, valorizzazione del patrimonio culturale) che per il sostegno all’economia in crisi. Molte occasioni per favorire il rilancio economico attraverso la progettazione di processi di riconversione e valorizzazione delle risorse sono andate perdute proprio a causa dell’incomprensibile frammentazione istituzionale che caratterizza oggi la Val di Cornia. Un comprensorio che in passato è stato in grado di elaborare strategie di area vasta in anticipo rispetto al resto della Toscana e che oggi, dopo la soppressione del Circondario nel 2010, non ha neppure più uno strumento di cooperazione istituzionale. Il fallimento della pianificazione urbanistica sovracomunale è l’emblema della perdita di ogni visione che, superando i confini e i campanilismi di ciascun municipio, garantisca un’analisi ed un’elaborazione progettuale appropriate alla portata dei problemi in campo. Il sistema territoriale della Val di Cornia può fornire grandi vantaggi economici a ciascun comune poiché la complementarietà delle risorse territoriali è una ricchezza che dà valore e maggiori prospettive di rilancio economico. Recuperare una visione d’area è dunque fondamentale per costruire, finalmente, una strategia di rilancio di un territorio ricchissimo di risorse di cui il Comune di Campiglia è il crocevia.
L’assenza di sinergie con gli altri comuni della Val di Cornia ha impedito anche di controllare, come sarebbe stato necessario, i servizi essenziali sui quali ormai i singoli comuni non hanno nessuno strumento per incidere. Le decisioni sull’acqua vengono prese a livello regionale, quelle sui rifiuti in un ambito che oltre alla Val di Cornia, comprende le province di Grosseto, Siena e Arezzo. Quale ruolo immagina il Comune di Campiglia senza una stretta sinergia con gli altri comuni? Della risorsa idrica si è tornati a parlare – a sproposito – solo nel 2017 quando l’epocale siccità che ci ha colpiti aveva già provocato centinaia di migliaia di euro di danni nel settore agricolo. Della gestione del servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti solidi urbani si è parlato solo grazie all’attività delle opposizioni e ci si è rifiutati di discutere le strategie del settore in modo collegiale assieme agli altri Comuni della Val di Cornia. Sui trasporti, silenzio imbarazzante. Eppure il nostro Comune rappresenta lo snodo fondamentale per il trasporto ferroviario dell’area e registra il crescente abbandono della Stazione di Campiglia. Assieme agli altri Comuni, si deve rivendicare la necessità di far rivivere la stazione ferroviaria a beneficio di tutte le attività economiche dell’area vasta, dei pendolari e dei turisti.

Venturina e Campiglia sono parte di un unico progetto di valorizzazione

Se la chiusura entro i confini comunali ci ha danneggiati, anche all’interno del Comune esistono ancora anacronistiche divisioni che determinano scelte incomprensibili. Il Comune di Campiglia è diviso tra Venturina e Campiglia, come se la diversità dei due centri non fosse un valore. Campiglia muore nel disinteresse delle amministrazioni che hanno dimostrato di non cogliere il valore del centro storico e l’importanza di agire in modo da garantire al meglio la residenza stabile nel borgo. Venturina non coglie l’opportunità di sfruttare, tra le proprie attrattive, l’esistenza di un centro storico di pregio perdendo così sia in termini economici che identitari. La complementarietà dei due centri è invece un valore e può rappresentare un’opportunità rilevante per il nostro tessuto economico e sociale.

Il turismo

Quando manca una visione organica dei problemi e una visione strategica necessaria ad affrontarli, l’azione amministrativa è destinata all’inefficacia e all’incoerenza. Così si spiegano moltissimi atti amministrativi degli ultimi anni nel settore turistico. La trasformazione di Venturina in Venturina Terme è rimasta solo ed esclusivamente sulla cartellonistica stradale. Lavorare seriamente perché si sviluppi il termalismo nel nostro territorio è questione ben più seria. Non si sono neppure rimossi gli ostacoli, materiali ed immateriali, perché ciò potesse avvenire a partire dalla migliore gestione delle acque termali, dalla riorganizzazione urbanistica dell’area e dalla promozione del turismo termale con gli altri Comuni del territorio.
Nel settore turistico in senso lato, l’azione amministrativa non ha dimostrato maggiore efficacia. I risultati di questi anni si devono solo all’iniziativa dei privati, importanti e apprezzabili, ma insufficienti da soli a promuovere lo sviluppo di un comparto economico complesso ed in perenne trasformazione. Oltre al termalismo, strategico per garantire la destagionalizzazione, la sottovalutazione del nesso tra turismo e attività agricole, tra risorse enogastronomiche e patrimonio storico e paesaggistico è stata costante e stupefacente. Dimenticando il centro storico di Campiglia, svilendo il sistema dei parchi, ignorando la promozione dei prodotti agricoli di qualità, accettando che altri decidano sull’uso e sulla trasformazione dei litorali (si torna a parlare di costruire lungo le coste), ignorando le potenzialità di un’area come quella fieristica abbandonata per 350 giorni l’anno, il comune ha dimostrato l’inconsistenza dell’azione amministrativa. Il Comune di Campiglia ha risorse rilevanti per la qualificazione del turismo, ma la loro migliore valorizzazione passa per il rilancio di un serio progetto circondariale, fatto di coerenze strategiche e progetti coordinati che mancano da tempo.
Oltre a creare le condizioni perché le attività imprenditoriali possano operare sinergicamente dentro e fuori il nostro Comune, l’Amministrazione deve prima di tutto tutelare i beni che possono rilanciare la nostra economia. I cedimenti alle pressioni delle aziende estrattive (in particolare proprio nelle aree del parco archeominerario di San Silvestro) sono stati limiti gravi di questi anni di governo. Ci rifiutiamo di pensare al futuro di questo territorio come ad un distretto estrattivo regionale. Al contrario è necessario pianificare misure di progressiva riconversione economica verso attività di minor impatto e con maggiori prospettive e ricadute per la comunità, anche sotto il profilo occupazionale. Se non compromesse le nostre colline hanno molto da offrire a chi abbia un progetto chiaro di tutela e valorizzazione.

L’agricoltura

La centralità che sta assumendo l’attività agricola di qualità nel nostro territorio è stata completamente ignorata dalle ultime amministrazioni. Si tratta però di un tema che offre prospettive di rilievo in termini economici ed occupazionali anche in forma autonoma rispetto al turismo. La piana del Cornia ha una produzione di ortaggi di grandissimo rilievo sia in termini qualitativi sia in termini quantitativi e la corretta promozione di questa ricchezza deve essere pianificata ed attuata con professionalità ed attenzione. Incomprensibile poi che le produzioni di olio e vino del nostro comune non siano celebri come quelle di altri comuni a noi limitrofi nonostante non esistano ragioni agronomiche che giustifichino tale differenza. Per il rilancio dell’agricoltura e la promozione dei suoi prodotti tipici deve essere riconsiderato anche il ruolo della zona fieristica di Venturina. Anche per questo è urgente mettere mano ad un programma di riconversione del patrimonio immobiliare fieristico che oggi rappresenta un costo nel bilancio del Comune e restituisce poco o nulla alla nostra comunità.
Per l’agricoltura dell’intera Val di Cornia un ruolo rilevante è svolto dall’industria di trasformazione agroalimentare del pomodoro. Nonostante gli impegni sottoscritti dal Comune, dalla Regione, dalle associazioni dei produttori e dalla società Italian Food (che prevedevano il trasferimento dello stabilimento nelle aree industriali di Campo alla Croce già a partire dal 2014), nulla è stato fatto, nel silenzio e nell’indifferenza della nostra amministrazione. Quello stabilimento continua ad operare in un quartiere residenziale con gravi problemi ambientali per chi ci vive e con l’impossibilità di crescere e qualificarsi come sarebbe auspicabile per l’economia della zona.

Piccole imprese

Neppure le piccole e medie imprese hanno ricevuto l’attenzione che avrebbero meritato. La scelta di costruire aree artigianali un po’ ovunque senza un’analisi profonda ed estesa a tutta la Val di Cornia di quali cambiamenti stessero intervenendo nel tessuto imprenditoriale, si è rivelata errata. Ha soltanto appesantito vaste aree del comune senza risolvere i problemi che gravano sul settore. Oggi il Comune di Campiglia è popolato di capannoni vuoti e di scheletri di capannoni non finiti.

Mancano i soldi, ma quando ci sono si sprecano

Nonostante la crescita delle imposte comunali e delle tariffe, il mantra dell’amministrazione di Campiglia è stato quello della mancanza di risorse finanziarie. Il dato politico, però, è che quando le risorse ci sono vengono spese in modo del tutto incomprensibile, come dimostrano i fatti di questi ultimi mesi. Si è deciso di realizzare un costosissimo parco sopra le terme di Caldana (non si è ancora capito se dei giochi, della musica o del fitness) tra una cava abbandonata, un manufatto industriale dismesso e qualche discarica abusiva, ignorando altre reali ed urgenti necessità del territorio. Che non fosse una priorità è dimostrato dalla bassissima frequentazione di quel parco.
Il recente rifacimento della zona “semipedonale” di Venturina Terme con marmi, lampioni a forma di papaveri e gabbie in ferro per i rampicanti, è molto discutibile e non risolve affatto quello che da decenni costituisce il problema principale del centro: il riordino della viabilità, la riqualificazione urbanistica e la creazione di nuovi parcheggi, condizioni ineludibili per dar vita ad una vera zona pedonale in cui possano svilupparsi negozi e servizi. Anche in questo caso si è atteso molto per non risolvere nulla.

La cura delle cose

Il decoro urbano e la manutenzione dei beni comunali stanno giustamente a cuore della cittadinanza, ma proprio per questo emerge lo scarto che esiste tra le reali priorità e gli interventi messi in atto dall’Amministrazione. Mentre si fanno spese inutili e discutibili, restano irrisolti problemi annosi come la sistemazione di Via Montale, le aree dei vecchi magazzini comunali, lo stato di degrado di Via Cerrini e delle aree intorno allo stabilimento Italian Food, la scarsa manutenzione dei parchi pubblici, la mancanza di illuminazione notturna di zone densamente abitate a fronte di sprechi di energia per illuminare strade e spazi pubblici non frequentati.
A Campiglia desta preoccupazione lo stato di abbandono della Rocca che, dopo i recenti lavori di restauro, è stata lasciata inspiegabilmente priva di qualsiasi forma di gestione. In questo panorama spicca lo stato di abbandono di un luogo strategico come la stazione di Campiglia, che è poi la stazione dell’intera Val di Cornia e dell’Isola d’Elba. Dopo la costosa e poco funzionale sistemazione dei piazzali, poco e nulla è stato fatto per potenziare treni e servizi per i passeggeri, a partire dalla biglietteria che ormai resta chiusa per molte ore del giorno e della notte. Intorno alla stazione cresce solo il degrado, con capannoni vuoti, parcheggi pubblici da completare invasi da erbacce, ristoranti chiusi, alberghi utilizzati solo per dare accoglienza agli immigrati. Più che un servizio essenziale per la mobilità della Val di Cornia, la zona della stazione prende sempre più le sembianze di un ghetto poco ospitale per passeggeri e residenti.
L’Amministrazione si è dimostrata incapace di porre un freno a questo degrado e addirittura lo ha favorito dirottando altrove le risorse disponibili, verso interventi non prioritari e comunque inefficaci.

Sicurezza e qualità della vita

Il degrado e l’abbandono di significative porzioni di territorio, hanno generato un senso sempre più diffuso di insicurezza nella cittadinanza costretta a confrontarsi con un tessuto urbano in cui gli spazi pubblici si fanno sempre meno ospitali e vivibili. Ad acuire lo spaesamento dei cittadini c’è la gestione carente dei contesti sociali più esposti al rischio marginalità. Tali ambiti meritano attenzione e cura da parte dell’amministrazione che non può tollerare che intere zone del territorio vengano percepite come insicure.
Grande attenzione in questo senso è focalizzata sull’accoglienza degli immigrati presso le strutture della stazione di Campiglia. Da un lato si dovrà verificare il coretto funzionamento delle strutture d’accoglienza e a realizzare strumenti concreti di inclusione sociale degli ospiti, dall’altra occorrerà monitorare in modo sempre più attento l’area per garantire la piena percezione di sicurezza in un luogo peraltro strategico per tutto il territorio.

Serve un programma per reagire alla crisi.

Ai problemi si risponde con le idee, le visioni organiche e con i progetti coerenti. Serve un programma vero, frutto di un confronto reale che parta dai bisogni avvertiti dai cittadini e dalle imprese, selezionando quelli davvero prioritari per gli interessi generali. C’è bisogno di coinvolgere di più i cittadini nella progettazione degli interventi, cosa che fino ad oggi è stata sistematicamente ignorata con gli esiti che chiunque può constatare. Anche questo è l’effetto del crescente distacco tra amministrati e amministratori, tra cittadini e partiti: è il male oscuro che da tempo caratterizza la vita politica.
Di fronte all’indifferenza dell’amministrazione sono sorti, anche di recente, comitati per la difesa beni comuni e dei servizi, tra cui quello contro gli aumenti ingiustificati della tassa sui rifiuti urbani dopo il passaggio in ATO Sud e quello in difesa delle scuole materne di Campiglia. Queste rivendicazioni vanno sostenute, perché sono segno di vitalità sociale e aiutano a costruire soluzioni più aderenti ai bisogni. Di fronte ai disagi sentiamo il dovere civile di trasformare l’insoddisfazione in proposte per migliorare la qualità della vita e valorizzare al meglio le risorse di cui disponiamo. Questo è il senso del percorso che abbiamo avviato, con largo anticipo, in vista delle elezioni amministrative del 2019. Per fare sul serio occorre tempo e confronto.
Quelli descritti nel presente documento sono gli argomenti emersi nel primo incontro di lavoro del “Gruppo 2019”. Altri dovranno aggiungersi e soprattutto dovranno essere individuate le proposte e le soluzioni per affrontarli. L’obiettivo è quello di elaborate un programma all’altezza dei problemi che abbiamo, con la partecipazione attiva dei cittadini e avendo presente esclusivamente l’interesse generale della comunità.
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