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Chiusura cave: sindacati in allarme per il futuro dell’occupazione

Ottobre 11, 2011
In Economia & Lavoro, Territorio & Ambiente
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Allarme dei sindacati sul futuro dell’occupazione nella cave, in modo particolare per quella della Sales di Montorsi e quella della Minerali industriali (ex Maffei) di Botro ai Marmi, per le quali le due aziende hanno presentato alla Regione un nuovo piano di coltivazione congiunto, che però non ha trovato il consenso del Comune di Campiglia. Il piano, insieme al ripristino, prevede il rinnovo della concessione mineraria per 15 anni (l’attuale autorizzazione scade il 31 dicembre 2012). Pur restringendo l’area della concessione da 63 ettari a 37, il piano prevede l’apertura di un nuovo fronte.
Nei giorni scorsi le segreterie provinciali della Filca-Cisl, Fillea-Cgil e Feneal-Uil, (rispettivamente rappresentati da Stefano Neri Nicola Triolo e Fabio Verdiani) si sono incontrate con la direzione della Sales. Lo scopo era punto quello di approfondire le questioni inerenti il consolidamento della presenza delle maestranze impiegate nel progetto proposto e presentato dalle due imprese per la coltivazione congiunta delle due cave.
«Il progetto – sostendono i sindacati – è finalizzato ad una omogenea pianificazione di ripristino e alla continuazione di estrazioni di minerali pregiati ancora esistenti nelle cave di Monte Spinosa-Montorsi.
Nel corso dell’incontro, sindacati e azienda hanno condiviso le preoccupazioni sulla crisi che coinvolge il Paese, che ha ricadute drammatiche in termini di occupazione anche sui settori dell’edilizia e delle costruzioni. «Una crisi – sostengono i siandacati – che deve essere affrontata con decisione e senza tentennamenti per la parte che ci riguarda, con la speranza che anche il governo finalmente faccia interventi per il lavoro».
«Il minerale estratto nei due siti – sottolineano i sindacati – è una risorsa che valica i confini toscani e ha un impatto predominante per la vita del comparto del porcellanato e della mattonella (industrie Sassuolo e comprensorio). Basta pensare che qualora sciaguratamente terminassero le estrazioni nel comune di Campiglia, l’Italia dovrebbe aumentare l’importazione da Paesi extra Ue come la Turchia».
Aprezzamento, dunque per il piano di coltivazione presentato dalla Sales, mentre i sindacati si proccupano al contrario di «alcuni giudizi tecnici e non, che in modo affrettato rischiano di far cestinare il progetto». Preoccupati soprattutto del fatto che le vicine scadenze di autorizzazioni estrattive provochino perdite di posti di lavoro a cui «ci opporremo – dicono – con tutte le nostre capacità e forza».
Il sindacati ritengono per questo «indispensabile che immediatamente siano concesse proroghe per intavolare una discussione non a macchia di leopardo ma con tutte le aziende del territorio titolari delle attività estrattive in essere, affinché si imbastisca una vera e propria “Vertenza cave” nel Comune di Campiglia che riguarda quattro aziende e 400 lavoratori». Si preparano quindi ad intavolare una discussione con tutte le amministrazioni della Val di Cornia e con Provincia e Regione, nonché con le forze politiche.
Annunciando anche iniziative pubbliche, i segretari procinciali di Filca, Fillea e Feneal affermano di condividere le preoccupazione espresse dai lavoratori in una lettera alla stampa del 24 settembre e sottolinenao come «queste cave siano linfa vitale sia per l’industria siderurgica piombinese, che per il parco industriale di Rosignano Solvay, oltre a tutte una serie di risposte per le infrastrutture in essere e future riguardante la Regione, e l’intera nazione».

Il Tirreno 11.10.2011

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Tags: Cave
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