Per approfondimenti: Comitato per Campiglia
Rimigliano e la postdemocrazia
La vicinanza tra politica e affari, oltre ad essere un male storico italiano, è un modo di produzione di postdemocrazia, cioè un sistema di governo in cui contano più le lobbies delle rappresentanze democratiche, più le relazioni opache che la trasparenza, più la comunicazione che la partecipazione. Nelle ultime settimane ne abbiamo avuto due esempi lampanti. Sono relativi alla Val di Cornia, ma chissà quanti altri ne potremmo contare a livello regionale e nazionale.
Prima l’intervento pubblico di un’impresa multinazionale che con manifesti e articoli di stampa ha decantato il proprio progetto di un megaimpianto eolico nella pianura agricola e turistica del Cornia mentre sono in corso le procedure di valutazione e l’iter autorizzativo da parte degli enti preposti.
Poi la vicenda della variante urbanistica del Comune di San Vincenzo finalizzata alla costruzione di ville, appartamenti e albergo nella storica tenuta agricola contigua al Parco di di Rimigliano. Qui sono scesi addirittura in campo gli avvocati della proprietà immobiliare con una lettera a tutti i membri della Commissione paritetica regionale, l’organo presieduto dall’assessore Anna Marson che sta esaminando in via definitiva l’atto urbanistico. Quasi una diffida a chi deve decidere. . E sconcerta che qualche forza politica si accodi, presentando proprio all’indomani della Commissione paritetica una interrogazione consiliare ad hoc per gettare discredito sull’assessore Marson.
Se nel merito appare scontato che un’impresa difenda il suo progetto, il metodo è grave e invita ad una riflessione. Sono tentativi di orientare e condizionare le scelte amministrative con forme di comunicazione e propaganda, a volte ricattatorie per non dire intimidatorie, che rispondono appunto a una logica postdemocratica, secondo cui le azioni lobbistiche contano di più della rappresentanza istituzionale dei cittadini e dei territori. Sono la spia di un indebolimento delle regole pubbliche di governo del territorio e di una scarsa considerazione dell’interesse collettivo. Sono la riprova di un degrado morale.
È un brutto segno quando il potere economico (privato) cerca di esercitare pressioni o sottomettere il potere politico (pubblico), o quando i soggetti privati per portare avanti il proprio interesse eludono la dialettica democratica con forme preventive di condizionamento delle scelte. C’è da augurarsi che le istituzioni pubbliche locali e regionali sappiano resistere alle pressioni e che simili tentativi vengano prontamente rilevati e stigmatizzati. Passa anche da qui il recupero di una dignità della politica e il primato dell’interesse generale su quello particolare.
Prof. Rossano Pazzagli (Associazione Democrazia e Territorio)
San Vincenzo Rimigliano, fissata per il 16 aprile l’ispezione della Regione
Rimigliano: dopo l’avvio dei lavori della Conferenza paritetica inter-istituzionale che si è riunita a Firenze per valutare il progetto di trasformazione della tenuta in una zona turistico-ricettiva, ci sarà un sopralluogo sul campo. La visita dei componenti delle commissione è prevista per lunedì 16 aprile. Una delle questioni da chiarire è quella della quantità, come numero di edifici e relative superfici, legittimamente interessate dai progetti. Questo perchè la data di costruzione dei fabbricati è importante per stabilire se possano o meno rientrare nelle norme vigenti.
L’amministrazione comunale ritiene validi, dal punto di vista del possibile recupero una serie di edifici e costruzioni, salvo poi precisare, negli ultimi giorni, che la registrazione degli edifici nelle cartelle del documento urbanistico non rappresenterebbe di per sé una patente di regolarità per le costruzioni, ma soltanto una presa d’atto della realtà esistente da valutare per poi eventualmente concedere il diritto a recuperare quei volumi.
L’opposizione invece con Nicola Bertini (Forum del Centrosinistra) fornisce un quadro molto diverso, non ci sarebbero pratiche edilizie per decine di case, stalle, pollai, fagianaie e tettoie registrate dai tecnici nella Tenuta di Rimigliano. Insomma, una matassa assai ingarbugliata da strigare per i componenti delle commissione paritetica che comunque oltre a questi aspetti burocratici sono chiamati a verificare anche altri elementi del piano di trasformazione.
La Nazione 04.04.2012
«Se il piano salta, chiediamo i danni»
I legali della società Rimigliano scrivono ai componenti della conferenza paritetica che riesamina la variante urbanistica
La linea di credito di 55 milioni ottenuta dalle banche, per sviluppare il progetto Rimigliano, è a rischio di revoca; ogni mese la società Rimigliano deve pagare oltre 156mila euro di interessi alle banche; ci sono già contratti con progettisti e ditte per i lavori. Insomma, ulteriori ritardi, o cambiamenti di programma relativamente al piano di sviluppo immobiliare nella tenuta lungo la via della Principessa, comportano danni economici gravi alla società Rimigliano. Danni tali che potrebbero divenire insostenibili, se il piano venisse modificato, tanto che la società non esclude la possibilità di impugnare nuovi atti nonché procedere a richieste di risarcimenti. È questo, in estrema sintesi, che la società Rimigliano ha fatto arrivare sui tavoli dei componenti della conferenza paritetica interistituzionale sotto forma di una lunga lettera-relazione redatta dall’avvocato Duccio Traina per conto dello studio legale fiorentino che cura gli interessi della società stessa, formata dagli imprenditori Maurizio Berrighi, Gioia Falk, Piero Antinori ed Enrico Pecci. La lettera è arrivata ai nove commissari, che stanno riesaminando tutti gli atti su Rimigliano già approvati dal Comune di San Vincenzo, in concomitanza con l’inizio dei lavori della conferenza presieduta dall’assessore regionale Anna Marson.
I legali di Berrighi & C. considerano un limite al contraddittorio e all’apporto in fase di valutazione il fatto che non sia prevista la partecipazione della proprietà alla conferenza stessa, ed espongono perciò le ragioni della proprietà attraverso questa relazione. I legali ricordano diffusamente come la società Rimigliano abbia acconsentito ad una drastica riduzione delle superfici di nuova edificazione rispetto al piano Parmalat, già approvato alla fine degli anni Novanta. E come la stessa Rimigliano srl abbia assunto vari obblighi relativi alla tutela della tenuta, così come abbia effettuato concessioni di terreno e di edifici a vantaggio del Comune. Tutti impegni contenuti nella convenzione firmata il 25 gennaio scorso, fra pubblico e privato – ricordano i legali della società – con l’immediata cessione al Comune di 28 ettari di aree boscate e della ex scuola materna di Rimigliano per un valore totale di due milioni e mezzo. La relazione dei legali entra poi nel merito delle contestazioni mosse alla variante urbanistica per Rimigliano e appunto al centro delle verifiche della conferenza paritetica. Visuali panoramiche, alterazione dell’impianto originario di nuclei poderali e caratteristiche di ruralità sarebbero, secondo i legali, i tre nodi cruciali rilevati dalla Regione.
Ma la proprietà non capisce se i nuclei poderali sarebbero “oggetto” della percezione delle visuali o meno, né come si possano ritenere pregiudicate le visuali «essendo tutti i nuclei poderali circondati dal bosco». Inoltre, la proprietà non trova nelle previsioni del Piano d’indirizzo territoriale (Pit) alcun obbligo di conservazione dell’ “impianto originario dei nuclei poderali esistenti”, che dice essere rimasto inalterato, e che il regolamento urbanistico avrebbe individuato i manufatti da conservare e quelli da demolire e ricostruire. Si afferma poi, nella lettera, che la preservazione delle “caratteristiche di ruralità” è insita nel mantenimento dell’unitarietà della Tenuta e nella conservazione delle strutture per l’attività agricola. La proprietà infine «confida che, tenuto conto di quanto sopra esposto, la conferenza proceda ad una rapida conclusione dei propri lavori e confermi le previsioni della variante».
Il Tirreno 31.03.2012
«Sulla Tenuta troppe tesi contrastanti»
Nicola Bertini del Forum replica ad Andrea Filippi, dirigente area servizi per il territorio, sulla legittimità e recuperabilità degli edifici nella Tenuta di Rimigliano. «Filippi – dice Bertini – afferma che il controllo di legittimità sugli edifici si farà al rilascio dell’autorizzazione a costruire. In tal caso, però, il regolamento urbanistico non avrebbe dovuto precisare quanti metri quadri di edifici ci sono nella Tenuta, altrimenti si garantisce un titolo edificatorio sulla base di edifici di cui si ignora la legittimità». «Il dirigente – prosegue – afferma poi di non aver detto nella relazione, che tutti gli edifici sono lì dal 1967, ma che si sarebbe constatato che non risultano agli atti pratiche contrastanti con la tesi sostenuta. Ma nella stessa relazione si dice che “non essendo presenti agli atti del Comune pratiche edilizie in merito, ed essendo stati realizzati totalmente prima del 1° settembre 1967, gli stessi edifici possono essere inseriti nello stato attuale di un eventuale titolo abilitativo, previa presentazione di un regolare accatastamento”. Al catasto non c’è nulla, e che fagianaie e concimaie siano abitabili per gli umani è teoria ostica da dimostrare. Non c’è una carta – conclude – che dimostri che quella roba è lì da prima del 1967».(p.f.)
Il Tirreno 30.03.2012
Rimigliano, si apre la verifica in Regione Sindaco ottimista
Primo confronto, ieri a Firenze, nella conferenza paritetica istituzionale tra il Comune di San Vincenzo e la Regione sulla variante urbanistica per Rimigliano. Al centro delle valutazioni una possibile incoerenza, ambientale e paesaggistica, tra le previsioni della variante per il sistema poderale della Tenuta ed il Pit (piano integrato territoriale) della Regione. Positive le valutazioni del sindaco Michele Biagi e dell’assessore all’urbanistica Alessandro Bandini. «Siamo ancora in fase istruttoria – afferma l’assessore – tuttavia dal primo confronto è emersa una sostanziale conferma delle correttezza dell’impianto del regolamento urbanistico del nostro Comune». Non sarebbero dunque emersi – secondo gli amministratori sanvincenzini – rilievi sul dimensionamento e la ricollocazione dei volumi nel piano di ristrutturazione della Tenuta. «Il patrimonio edilizio esistente, tra edifici rurali e stalle sparse è di 16.800 mq – precisa l’assessore Bandini – di cui 3.400 resteranno comunque destinati all’agricoltura, mentre è demandato ad atti successivi al regolamento il compito di fissare l’entità degli edifici da deruralizzare sui rimanenti 13.400 mc».
La conferenza paritetica ieri mattina si è svolta in due fasi. Prima si sono incontrati i tecnici del Comune e della Regione, successivamente, l’assessore regionale all’urbanistica Anna Marson, il sindaco Biagi, l’assessore Bandini e gli altri membri della commissione. Prudenti le dichiarazioni dell’assessore Marson: «Siamo ancora alla fase istruttoria. Abbiamo analizzato e approfondito i contenuti del regolamento urbanistico. Sono state fatte diverse domande ai tecnici e agli amministratori di San Vincenzo. Infine abbiamo deciso di effettuare un sopralluogo nella Tenuta».
Sopralluogo che sarebbe stato concordato per il 16 aprile. «Tutti hanno infatti riconosciuto la necessità di decidere in tempi brevi», sostiene Bandini, uscito dagli uffici regionali con più ottimismo di quando vi è entrato. «Il confronto con la Regione è stato positivo e, per quanto ci riguarda siamo convinti che il percorso che abbiamo adottato è utile e produttivo per definire un corretto atto di gestione virtuosa del territorio».(g.p.)
Il Tirreno 29.03.2012
Comitato per Campiglia:«A Rimigliano l’agricoltura sarà affossata»
«Peschi e ulivi tra le ville di Rimigliano. Ma l’agricoltura sarà penalizzata». Il Comitato per Campiglia commenta così una lettera della Provincia «che scarica – si prosegue – sul Comune di San Vincenzo le responsabilità della scelta». «Nonostante le raccomandazioni della Provincia – aggiunge il Comitato – il piano di Rimigliano affosserà l’agricoltura e altererà in modo irreversibile i connotati rurali della tenuta… Ora è la stessa Provincia, tramite una lettera di risposta a noi (consultabile sul sito del Comitato), a precisare i termini della questione e a prendere le distanze dalla variante urbanistica che il Comune ha approvato per rendere possibile il progetto della società privata che ha acquistato la tenuta». Lettera è dell’8 marzo 2012 a firma del dirigente del settore sviluppo rurale. «Sebbene abbia a suo tempo espresso un parere favorevole sul Piano agricolo aziendale – ricorda il Comitato per Campiglia – la Provincia tiene a precisare che tale parere si deve intendere limitato alla sola parte agronomica e subordinato a determinate condizioni, tra le quali la verifica della conformità urbanistica degli edifici e l’obbligo per la proprietà di realizzare 11 ettari di oliveto e 5 di pescheto, con un impegno da accertare prima della eventuale concessione edilizia. Ci saranno dunque olivi e peschi intorno alle ville e all’albergone di Rimigliano?
Ci pare significativa, anche in vista dei lavori della Commissione paritetica regionale, che nella stessa lettera la Provincia spieghi come “di fatto – la variante-avrebbe privato Rimigliano di tutti gli edifici ad uso agricolo destinandoli ad altro uso, creando una situazione ingestibile tecnicamente sul fronte della conduzione aziendale”». In più occasioni, si sottolinea il Comitato «ha chiesto una dimostrazione che il Ppmaa… garantisse nel tempo il mantenimento e lo sviluppo della azienda agricola… Ad oggi non è mai stato presentato un piano economico-aziendale che dimostrasse quanto asserito. Questa lettera conferma quanto abbiamo sempre sostenuto, cioè che la variante per Rimigliano è negativa per il territorio, l’agricoltura e il paesaggio agrario dell’intera zona».
Il Tirreno 26.03.2012