«Il Comune unico ora? Antistorico» (Rossano Pazzagli)
«Sovracomunalità sembra una parola astratta, ma essa non significa “oltre” i Comuni: significa porsi il problema di come raccordare diversi Comuni tra di loro. Il Comune è la cellula di base dell’assetto istituzionale del paese, presidio di democrazia: da solo però non basta». Un pubblico numero ieri ha ascoltato, nella saletta rossa, alla dettagliata realazione che il professor Rossano Pazzagli ha tenuto sul tema della storia delle istituzioni sovracomunali in Val di Cornia, dagli anni Settanta a oggi. L’incontro, organizzato da Sinistra ecologia e libertà, era il primo dei due in programma per un approfondimento su un tema tornato d’attualità sul territorio. Il prossimo, con la partecipazione del sindaco di Suvereto Giampaolo Pioli, si terrà martedì 15.
A partire dai primi tentativi di coordinamento urbanistico, risalenti nel 1975, la discussione si è sviluppata attraverso i punti centrali della cooperazione tra i Comuni, l’istituzione dell’Associazione intercomunale nel 1979, la sua abolizione nel 1990, la creazione del Comitato di coordinamento territoriale nel 1993 e, nello stesso anno, della società dei Parchi. Infine il Circondario, nato il 9 ottobre 1998 e soppresso il 26 marzo 2010.
«Quest’ultimo provvedimento – ha commentato il Pazzagli – ha rilanciato il tema dell’Unione dei Comuni e parallelamente quella del Comune unico, già presa in considerazione nel’90 dal Pds durante un suo convegno al teatro Concordi di Campiglia». Allora, ricorda Pazzagli, la legge finalizzava esplicitamente i Comuni a questo genere di fusioni: «Ma questa esperienza in Italia – conclude – è molto limitata, tant’è che il legislatore ha dovuto tenerne conto: e le Unioni dei Comuni non nascono più a questo scopo».
«Dal mio punto di vista – ha aggiunto – parlare di Comune unico ora, più che sbagliato, è antistorico. Il nostro territorio conta realtà che risalgono, come San Vincenzo, a pochi decenni fa: non possiamo dire loro che è necessario tornare indietro».
M.M.A.
Il Tirreno 6.3.2011
L’idea del Comune unico non è nuova. Fu lanciata dal Pci-Pds circa 20 anni fa nel congresso di zona a Campiglia. Oggi riemerge da esponenti di quello stesso partito che da allora ha cambiato nome più volte. Io penso che quella del Comune unico sia un’idea vecchia e velleitaria, peraltro già fallita, rispolverata all’improvviso per non fare niente o per confondere le acque, per affondare definitivamente gli strumenti di coordinamento dei nostri Comuni (compreso il progetto dell’Unione) che invece vantano una lunga tradizione, dagli anni ’70 al 2000. L’idea del Comune unico rischia di aprire un inutile dibattito che potrebbe durare anni, un ennesimo tormentone in una zona tormentata. Non è di questo che la Val di Cornia ha bisogno.
Servirebbe invece una effettiva politica di area centrata sui municipi, altro che Comune unico! Importanti studi indicano ormai il rilancio del locale (da non confondersi col localismo) come la via moderna per combattere la crisi globale e il degrado della politica. Quello che servirebbe è un rafforzamento dei Comuni, non il loro smantellamento; ciò che serve è la salvaguardia di diritti e servizi faticosamente conquistati nel tempo, il mantenimento di una rappresentanza democratica vicina alla gente e ai territori, il rispetto delle identità locali e il rilancio del ruolo dei consigli comunali. E, in tale ottica, promuovere strutture snelle di associazionismo e di coordinamento intercomunale.
I Comuni oggi sono sotto attacco, colpiti nel loro ruolo democratico e civile, privati delle risorse necessarie, sottoposti a vincoli di ogni genere. Non mortifichiamoli ulteriormente! Da noi, più che altrove in Italia, i Comuni sono grandi, anche quelli piccoli hanno grandi territori da governare. Territori e cittadini devono continuare a sentirsi vicini a chi li amministra.
Il Comune unico sarebbe un ulteriore allontanamento del governo locale, che invece deve essere considerato il livello primario. Avverrebbe quello che è già avvenuto per molti servizi pubblici (si pensi all’acqua), dove una dimensione più ampia e lontana ha prodotto effetti negativi e mercificazione delle risorse. Il megacomune sarebbe infine la resa agli impulsi neocentralisti e al falso federalismo di Berlusconi-Bossi, ai tagli di Tremonti, alla marginalizzazione del locale da parte della politica globale. Mi auguro che la Val di Cornia sappia resistere alle sirene e alle chimere della politica spettacolo.
Rossano Pazzagli
Ex sindaco di Suvereto
Docente di storia moderna all’Università del Molise
Il Tirreno 16.2.2011
La proposta del sindaco fa discutere
La razionalizzazione dei servizi e delle istituzioni come priorità da far passare attraverso la creazione di un Comune unico. Non sono poche le realtà che in Italia, negli ultimi anni, hanno fatto richiesta o almeno hanno aperto un dibattito sull’unificazione di realtà comunali limitrofe o compatibili tra di loro. Nella maggior parte dei casi la questione è passata attraverso la nascita di comitati (sia contro che a favore) e quasi sempre dai referendum che le comunità hanno richiesto alle Regioni.
Uno dei casi più recenti, ad esempio, è quello dei due paesi di Montoro Inferiore e Montoro Superiore, in provincia di Avellino, dove la consultazione popolare, che ha dato esito positivo, si è tenuta lo scorso anno: stilata di conseguenza la proposta di legge, la Regione Campania dovrebbe approvarla nei prossimi mesi. Più complessa la situazione sull’isola di Ischia, dove i cittadini sono ancora in attesa del referendum consultivo, che la Regione ha deciso di riformulare dopo una prima proposta non ritenuta sufficientemente chiara. Se approvato, porterebbe a un unico Comune di 62mila abitanti. Lunghissimo l’iter per giungere a questo risultato: l’Associazione per il Comune Unico sull’isola è nata infatti nel 2001. Mentre in Abruzzo riprende invece proprio in questi giorni il dibattito sulla nascita del comune unico subequano, lo scontro tra le diverse posizioni anima discussioni analoghe in Versilia e all’Elba. Ancora la Toscana è la protagonista di altre due proposte di unificazione comunale: quella cioè che riguarda alcuni Comuni del Casentino e altri della zona dell’Abetone. Nel primo caso il comitato promotore, assieme alla Lega Nord, ha già raccolto e inoltrato alla Regione le 6mila firme per la richiesta di un referendum. Nel secondo la proposta, avanzata solo di recente dalla Cgil di Pistoia, è ancora in fase di discussione. Giochi fatti invece per il Comune unico di Ledro (Trentino), nato il 1º gennaio del 2010 dalla fusione di sei centri e – anche in questo caso – a seguito di una consultazione popolare.
Intanto sul nostro territorio prende posizione la segreteria provinciale della Cisl, chiedendo un confronto ai sindaci del comprensorio su una trasformazione che, se realizzata, «sarà destinata a rivoluzionare il funzionamento dei governi locali e la vita dei cittadini o dei lavoratori». Questo, specifica il sindacato, risponde anche al dovere da parte dei Comuni di attuare lo statuto che prevede la partecipazione diretta dei cittadini qualora siano prese decisioni del tenore di quelle in esame. «Rassicuriamo il sindaco – conclude la Cisl, rispondendo a una nota di Gianni Anselmi di pochi giorni fa – che non faremo anticamera da lui perché non intendiamo privarlo del suo tempo prezioso, negli ultimi anni dedicato spesso e volentieri a organizzare, in qualità di amministrazione comunale, iniziative “culturali” con la locale massoneria».
M. MASSEI AUTUNNALI
Il Tirreno 13.2.2011
Tortolini: «Dibattito giusto, approccio inadeguato Il peso politico non lo dà il numero degli abitanti»
L’idea di aprire una discussione seria per fare il Comune unico convince il consigliere regionale del Pd Matteo Tortolini. «In un tempo in cui in Italia si discute del nulla, anziché delle riforme vere, questo dibattito – sostiene – ci pone all’altezza delle sfide che dovrebbe affrontare un paese moderno». Ma con chiarezza Tortolini afferma che «l’approccio culturale e politico con cui viene proposto sembra inadeguato. La politica territoriale della Val di Cornia – ricorda – nacque come grande elaborazione collettiva dove tutti i Comuni parteciparono alla pari, con la loro storia e le loro potenzialità, unitamente a partiti, forze sociali ed economiche dentro una significativa elaborazione culturale. Un impianto che consentì, secondo Tortolini non a caso «di discutere proprio del comune unico all’inizio degli anni Novanta».
Secondo il consigliere regionale del Pd, Piombino ha un ruolo cruciale, ma non può riassumere in sè il campo di un progetto così ambizioso. «La politica territoriale della Val di Cornia si fondò su un idea forza, quella della riconversione del territorio a fronte della crisi industriale, con soluzioni istituzionali che vennero dopo. Non credo ci porti molto lontano sommare il numero di abitanti per immaginarne il peso politico».
E dunque Tortolini affida questo peso alla forza di «un progetto di governo lungimirante e condiviso». Il punto da cui partire e dunque: «Far vivere uno “spirito di territorio”, incardinarlo su progetti qualificanti: il nuovo ospedale come strumento e ridefinizione di una bacino di utenza più largo e ricco di servizi, un progetto di rilancio del sistema dei Parchi, un approccio coraggioso che allenti con più velocità la dipendenza dalla siderurgia senza mettere confini al ciclo produttivo, un polo portuale, nautico ed energetico capace di parlarsi, un sistema agricolo riorganizzato su scala più competitiva ed industriale, un sistema termale e turistico e che crei relazione tra colline e spiagge, una modernizzazione ecologica della mobilità verso la il territorio e dentro il territorio. Un alleanza tra lavoro, impresa e cultura capace di ricollocarci nel tempo della crisi economica e del lavoro, una forte ed unitaria volontà politica capace di parlare concretamente ai giovani ed al loro futuro».
Il Comune unico, secondo Tortolini, «nascerà nelle scelte, nel protagonismo di tutti i Comuni che decideranno di mettere in movimento la loro storia, con gli strumenti per spiegare ai loro cittadini che non saranno penalizzati con la perdita dell’autonomia. E’ qui che si misurerà l’autorevolezza di un gruppo dirigente».
Il Tirreno 13.2.2011
Comune unico, l’Idv sposta il dibattito nell’aula consiliare
«Apprezzo moltissimo l’idea del sindaco Anselmi di costituire un Comune unico». Lo afferma Marco Mosci, capogruppo dell’Idv, secondo il quale la proposta coincide con le indicata dal suo partito, nell’ottica di abolire le Province.
Secondo Mosci c’è infatti la necessità di assottigliare il numero degli enti ma «sarebbe molto difficile prevedere che una Regione possa riuscire a dirigere e governare i rapporti con centinaia di piccoli comuni sparsi sul territorio».
«I Comuni della Val di Cornia già da molti anni cercano di unire le forze per gestire in modo razionale i fondi a loro disposizione – ricorda il capogruppo consiliare dell’Italia dei valori – La creazione di un solo Comune permetterebbe inoltre di diminuire sensibilmente i costi della politica, basta pensare alle indennità di sindaci, assessori e consiglieri che gravano sulle varie casse comunali».
Un unico consiglio comunale porterebbe, sempre secondo Mosci, ad un minor spreco di denaro che si tradurrebbe anche in un minor numero di costosissimi dirigenti nei vari enti.
«Per capire a che cosa potrebbe portare – sostine Mosci per fare degli esempi – basta pensare che ogni Comune deve gestire un centralino ed un corpo di polizia municipale. Averne uno unico comporterebbe un miglior utilizzo di energie con più personale utilizzabile per altre mansioni».
Il capogruppo dell’Idv dice di aver inviato un ordine del giorno alla segreteria del consiglio comunale, invitando il sindaco e la giunta a compiere tutti gli atti possibili alla costituzione di un Comune unico nella Val di Cornia. L’iniziativa dell’Idv consentirà dunque di affrontare il problema anche in sede istituzionale, dando seguito ad un dibattito che finora si è sviluppato esclusivamente sulla stampa, facendo già emergere pareri diversi.
Il Tirreno 15.2.2011
Il Pdci boccia l’ipotesi: «Così si distoglie l’attenzione dall’obiettivo dell’Unione»
Meglio rilanciare il ruolo dei Consigli
La reazione del Pdci alla proposta del Comune unico lanciata dal sindaco Anselmi è netta: «La discussione che si è aperta – affermano Michele Mazzola e Giacomo Serini – distoglie l’attenzione su quello che dovrebbe essere l’obiettivo certo del nostro territorio: l’Unione dei Comuni». Secondo gli esponenti del Pdci sarebbe infatti questa forma di aggregazione sovracomunale «l’unica in grado di coniugare le politiche e il progresso di tutta la zona con l’altrettanto importante necessità di valorizzare le istanze dei cittadini». Una collaborazione, in sostanza, pe una politica di equilibrio di una zona in cui «tutti i comuni concorrono allo stesso modo a programmarne il futuro».
Il Comune unico, secondo il Pdci «potrebbe minare proprio la rappresentanza dei moltissimi cittadini che non abitano a Piombino». Un’occhiata quindi ai numeri: «In Val di Cornia vivono circa 59mila abitanti di cui il 59% risiede nel comune di Piombino e il 24% in quello di Campiglia. Se andassimo ad elezioni come Comune unico avremmo in tutto una estrema riduzione di rappresentanza dei cittadini dal momento che i consiglieri passerebbero dagli attuali 90 sindaci inclusi, a poco meno della metà».
Una riduzione che secondo Mazzola e Serini comporterebbe una difficoltà da parte delle realtà più piccole ad eleggere propri rappresentanti.
«Se vogliamo affrontare una discussione su come migliorare la capacità della Val di Cornia di essere una rete che condivide e costruisce un progetto di sviluppo unitario – concludono – dobbiamo farlo continuando a pensare che la rappresentanza dei cittadini nelle istituzioni è il faro per qualsiasi cambiamento e operando perchè tornino ad avere un ruolo centrale i consigli comunali e non le giunte. Se si vogliono ridurre le strutture, snellire le pratiche amministrative o diminuire le giunte non è indispensabile il Comune unico. Nessuna legge impone il numero di assessori. Condividiamo quanto affermato dal presidente Napolitano a Forlì lo scorso 7 gennaio: «“Sono convinto che i consigli comunali abbiano un ruolo importante per le caratteristiche proprie dell’istituzione Comune, la più vicina ai cittadini, e che si possa portare avanti qui un dialogo aperto e nel rispetto delle varie posizioni assai più a contatto della realtà economica e sociale”.»
Il Tirreno 15.2.2011
Un’annessione per ottenere l’assoluta egemonia politica
Tramontata definitivamente l’ambizione di diventare Provincia e soppresso il Circondario, il sindaco di Piombino Gianni Anselmi lancia, attraverso la stampa, l’idea di un solo Comune in Val di Cornia, nel contesto del dibattito sull’Unione dei Comuni.
Per il sindaco Anselmi, considerando forse il particolare momento politico nazionale e cavalcando l’onda delle dichiarate semplificazioni, efficienza e riduzione dei costi, questo è sembrato il momento più opportuno per rilanciate questa vecchia proposta, in previsione della realizzazione di numerose opere infrastrutturali come strade, autostrade, porto, nuovo ospedale e proroghe agli sfruttamenti delle colline del Campigliese ecc.
Per realizzare tutto ciò e in assoluta autonomia, è indispensabile per l’amministrazione piombinese ottenere un più totale e completo controllo del territorio.
Su tale proposta di fusione, sarebbe molto interessante conoscere anche il parere pubblico dei suoi colleghi sindaci per capire che tipo di reazione avrebbero i cittadini degli stessi Comuni.
Questo voler buttare il sasso in piccionaia da parte del sindaco Anselmi equivale a voler misurare le eventuali reazioni da parte dell’opinione pubblica locale per poter prendere poi eventuali contromisure.
Proporre una simile annessione a dei Comuni fortemente radicati nel territorio e densamente popolati con migliaia e migliaia di cittadini rappresenta anche una evidente contraddizione in termini, in particolar modo quando afferma che questa sua proposta di fusione consentirebbe di mantenere comunque municipalità e servizi decentrati.
Più che una proposta sensata da parte di un pubblico amministratore, questa appare una richiesta di assoluta e assurda egemonia.
ENRICO SPINELLI (CAMPIGLIA) Il Tirreno 15.2.2011
L’idea di un Comune unico piace (e molto) a Confindustria
«L’idea di un Comune unico per tutta la Val di Cornia, lanciata dal sindaco Anselmi se concretizzata potrebbe agire in modo positivo a livello del risparmio dei costi, di semplificazione amministrativa, di efficienza dei servizi e per dare al territorio maggiore peso a livello provinciale e regionale». Ad intervenire in argomento è Confindustria che prosegue: «Una proposta sicuramente più ambiziosa rispetto a creare una semplice “Unione dei Comuni”, che, in piena sintonia con quanto espresso da Anselmi, rappresenterebbe invece un compromesso non soddisfacente».
«Un Comune unico, al contrario – si legge nella nota – potrebbe dare risposte concrete, unitarie e fattive ad una popolazione di circa 60mila abitanti, garantendo continuità ed efficienza maggiori a livello di infrastrutture, porto, economia e sanità».
«La frammentazione di molti comuni – si sottolinea – non solo indebolisce la rappresentanza ma costituisce un aggravio dei costi per il territorio».
Il Tirreno 17.2.2011
«L’Unione dei Comuni ha la priorità assoluta»IL COORDINAMENTO DI SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTÀ INTERVIENE SUL DIBATTITO IN CORSO
La Nazione 18.2.2011
Sel sulla proposta di Anselmi
L’obiettivo resta l’Unione dei Comuni
«La provocazione del sindaco Anselmi necessita di un percorso culturale e sociale prudente e condiviso». Così la pensa Sel sul Comune unico, ricordando che il territorio è da tempo al centro di azioni politiche gestionali che tendono a dare al governo del territorio ed alla gestione dei servizi una dimensione sovracomunale. Sel cita come esempi i piani coordinati degli anni Settanta, il Consorzio socio sanitario, poi l’Associazione intercomunale, il Circondario ed infine (in gestazione) l’Unione dei Comuni.
Durante questo percorso negli anni Ottanta-Novanta si inserì l’idea del Comune unico. «Idea che fu presto abbandonata – ricorda Sel – proprio per i timori di perdere sull’altare dell’efficienza le specificità delle municipalità e la vicinanza degli amministratori coi cittadini».
I nodi che erano in campo in quegli anni continuano ad essere in campo ora, secondo il coordinamento di Sel «aggravati dal degrado della politica e dalle sempre crescenti difficoltà economiche nelle quali i Comuni si dibattono. Il rischio è quindi quello di far prevalere una delle criticità a danno delle altre». Dunque resta per Sel l’obiettivo di «partire da strumenti di coordinamento operativi, ai quali delegare compiti e funzioni in modo esclusivo e sinergico, per garantire ai cittadini quantità e qualità dei servizi faticosamente conquistati, ricercando efficienza, anche economica, e razionalizzazione».
«Si faccia quindi l’Unione dei Comuni – sostiene Sel – contemporaneamente si può iniziare un percorso che, salvaguardando le identità locali, la necessità di una forte vicinanza tra amministrati ed amministratori, il livello di partecipazione e il mantenimento della loro rappresentanze possa giungere ad individuare altri strumenti di governo».
Il Tirreno 18.2.2011
COMUNE UNICO
Anselmi vuole solo
dare più peso a Piombino
E’ ormai noto a molti come per il sindaco Anselmi il campanilismo per la sua città sia talmente sentito da indurlo a riproporre una situazione istituzionale come quella del Comune Unico che consenta al paese da lui amministrato un maggiore peso in Val di Cornia. Anche se in politica, mediamente, i cambiamenti richiedono tempi lunghi, per Piombino vale sempre la pena perseguire tale obiettivo.
Da oltre un ventennio la linea politica assunta dai Comuni ad esso confinanti, ad opera delle pressioni dei noti poteri forti, è stata di assoluta subordinazione. Ciò ha prodotto come conseguenza una lenta e progressiva riduzione di ogni forma di attrazione da parte dei paesi confinanti tale da determinare il lento ma progressivo spopolamento dei borghi antichi, fino al loro collasso.
Ne è dimostrazione quello che ha affermato di recente il sindaco Soffritti in risposta al Comitato per Campiglia, riguardo al grave problema legato all’abbandono dei centri storici. Il sindaco ha asserito che per contrastare lo spopolamento dei borghi antichi accorrano strategie concrete. Concrete come quelle di “mantenere i servizi, vedi gli uffici comunali, il consiglio e di garantire la qualità, come è il caso della elementare, dove rispetto a Venturina vengono studiate due lingue straniere”.
A questo c’è da aggiungere che l’amministrazione campigliese, sempre nell’ottica di arginare questo annoso problema, ha prontamente approvato la realizzazione di una Rta in località Fonte di sotto. Peccato però che di recente è sopraggiunto il Comitato per Campiglia e successivamente una lista civica a rompere le uova nel paniere, spaventando non poco la proprietà che ha sospeso l’inizio dei lavori.
La verità è che questi problemi sono la diretta conseguenza di un modo di amministrare i paesi avendo una scarsa capacità e sensibilità, soprattutto nei confronti di un disinvolto consumo del territorio.
Enrico Spinelli (Venturina)
Il Tirreno 27.2.2011
Gasperini: «L’idea del Comune Unico merita attenzione»
«L’IDEA DEL comune unico della Val di Cornia merita attenzione e rispetto, essa nasce proprio dalle tante difficoltà dell’oggi nel governo della cosa pubblica». A sostenerlo è Walter Gasperini ex sindaco di Suvereto. «Quello che suona stonato sono i tentativi di lezioni di politica, di partecipazione e di democrazia che vengono da soggetti che non mi sembra abbiano tanti esempi positivi da portare. Il comune unico continuo a vederlo come una forza ulteriore che viene affidata nelle mani dei cittadini, è una panzana paventare l’allontanamento dei cittadini dal governo locale. La partecipazione non si determina con la vicinanza logistica al palazzo comunale.
CERTAMENTE dobbiamo da subito procedere alla costituzione dell’Unione dei Comuni e di pari passo portare avanti il confronto per il comune unico. Il confronto è cosa seria che non può essere strumentalizzato, mentre rappresentanti delle opposizioni non sentono vergogna a portare sul proprio blog, frasi offensive verso i sindaci e le nostre istituzioni che davvero meriterebbero di essere denunciati».
La Nazione 3.2.2011