Non c’eravamo sbagliati. Nel Comune di Campiglia c’e una democrazia asfittica, frutto di una prassi che nega al consiglio comunale di svolgere il ruolo d’indirizzo politico-amministrativo che la legge gli assegna. A predominare è la mancanza di riflessione sugli equilibri che devono esistere tra funzioni d’indirizzo politico-amministrativo e poteri del Sindaco, a prescindere dalle maggioranze in carica. Non è questione per gli addetti ai lavori: interessa direttamente i cittadini, il loro rapporto con i servizi pubblici, la separazione tra politica e gestione, la democrazia.
Ne abbiamo avuto conferma nella prima seduta del Consiglio. Riproponendo una delibera del 1999, senza considerare minimamente il dibattito che c’è stato in 10 anni su questa complessa materia, il Sindaco ha chiesto il mandato per nominare i rappresentanti del Comune presso enti, aziende e istituzioni. Si tratta degli organi di gestione che devono assicurare l’efficienza di servizi essenziali come acqua, rifiuti, trasporti, servizi sociali, servizi culturali, ecc.: unici e fondamentali requisiti da richiedere dovrebbero essere la competenza e la professionalità, comprovata da titoli di studio, da curricula e da esperienze.
Il Sindaco, ha proposto al Consiglio di approvare una scarna e confusa delibera d’indirizzo nella quale si specifica, tra l’altro, che per la nomina è sufficiente “aver svolto almeno un mandato da consigliere comunale, provinciale, regionale o di membro del Parlamento”. Dalla lettura della delibera si evince che questo requisito è equiparato ad un titolo di studio universitario: di fatto hanno istituito l’”università dei consiglieri e dei parlamentari”, senza obbligo di prova finale, per assicurarsi incarichi nel tempo.
Non si prevede nessun criterio comparativo per la selezione di personale qualificato, nessun criterio teso ad evitare conflitti d’interessi tra incarichi pubblici ed incarichi privati, nessun riferimento al divieto di nominare amministratori che hanno chiuso in perdita cinque esercizi finanziari consecutivi. Niente di niente. Non si tratta di pericoli ipotetici, ma di cose realmente accadute nella passata legislatura, in vigenza della stessa disposizione. Di fatto il sindaco ha chiesto una delega in bianco per nomine politiche che non escludono spartizioni e riciclaggi. Tutto ciò senza dover fornire a nessuno la minima motivazione. Uno scenario desolante, da post-democrazia, dove aleggia l’idea del capo solo al comando, infastidito dalle assemblee degli eletti.
Che c’è di diverso da chi invoca poteri assoluti per il premier, l’annullamento della funzione parlamentare, il rapporto diretto ed esclusivo tra il capo e il popolo? Non è un caso che, su questo argomento, ci sia stata molta assonanza tra maggioranza di centrosinistra e opposizione di centrodestra. Per chi ama definirsi democratico c’è di che riflettere.
24 giugno 2009
Massimo Zucconi
Capogruppo Comune dei Cittadini