La Lucchini sta perdendo circa 10 milioni al mese. Di questo passo il rischio di un default si sta pericolosamente avvicinando. Quanto potrà resistere lo stabilimento prima che la crisi di liquidità costringa i suoi amministratori a portare i libri in tribunale? Due, tre mesi, forse questo è, concretamente, il tempo disponibile per evitare che la chiusura della fabbrica si trasformi in un dramma sociale per la città e l’intero comprensorio. Compratore cercasi. Il Cda per la seconda volta ha incaricato l’advisor Rothschild di trovare un compratore per la Lucchini. Sono venuti ucraini, indiani, brasiliani e infine gli svizzeri a visitare la fabbrica, ma di una concreta manifestazione d’interesse neppure l’ombra.
È pur vero che più di una volta il centro siderurgico di Piombino ha sfiorato la chiusura ed è poi arrivato il miracolo. È successo dopo le dismissioni della partecipazioni statali con l’avvento di Lucchini, si è ripetuto nel 2005, quando l’ingresso della Severstal di Mordashov ha scongiurato lo “spezzatino” ipotizzato dal commissario straordinario Enrico Bondi.
Altoforno da rifare. Oltre duemila dipendenti diretti, un altro migliaio dell’indotto più la vasta rete dei fornitori, senza considerare le possibili conseguenze che l’eventuale chiusura della fabbrica potrebbe avere su un intero tessuto economico, ancora fortemente dipendente dalla massa degli stipendi che bene o male l’industria continua a riversare in città. «Conseguenze sociali che non voglio neppure immaginare», dice il sindaco Gianni Anselmi. L’altoforno, l’unico rimasto in piedi della Lucchini, deve essere rifatto entro il 2014 per fine campagna: 160 milioni d’investimenti nell’ipotesi minima, 300 se si vuol realizzare un impianto nel pieno rispetto delle norme sull’inquinamento e adeguare le strutture direttamente connesse. Evitare il default. «Ma a quella data – sostiene il sindaco Anselmi – potremo non arrivarci. Il rischio di default è imminente, nonostante la recente ricapitalizzazione di 100 milioni, l’azienda sta erodendo i mezzi propri. E noi, di fronte a questa situazione, non possiamo essere dei semplici astanti. Il mio dovere non è semplicemente quello di essere presente alla manifestazione dei lavoratori, alle quali parteciperò sempre, ma quello di evitare che il rischio di default si trasformi nelle fine della nostra storia industriale».
Il primo interlocutore è il Cda Lucchini, dal quale il sindaco di Piombino si aspetta in tempi rapidi passi concreti in grado di evitare il fallimento ed un piano industriale che non lasci inutilmente trascorrere i due anni che ci separano dal fine campagna dell’altoforno. Sì, perché quella data, il 2014, per la Lucchini se non si farà avanti un compratore disposto ad investire, potrebbe essere comunque quella della fine. Priorità occupazione. Il primo obiettivo è, anche per Anselmi, quello di mantenere l’area a caldo. Ma questo potrebbe anche rivelarsi impossibile. Ecco dunque «la necessità di avere, prima che possa accadere il peggio, un progetto industriale in grado di mantenere il massimo dell’occupazione». Quale spetta all’azienda dirlo.
Ma non si può nascondere che il ciclo integrale, di cui gli “Altiforni e Fonderie di Piombino” rappresentarono nel lontano 1897 il primo grande esempio in Italia, potrebbe finire, magari per lasciare il posto ad un’acciaieria elettrica. «Siamo di fronte ad un’azienda che ha 600 milioni di debiti e perde 100 milioni l’anno – spiega Anselmi – Per rimettere lo stabilimento in grado di tornare ad essere concorrenziale sarebbe necessario un investimento di un miliardo per rifare l’altoforno e superare problemi strutturali, come quello della insufficienza della produzione autonoma di coke e della mancanza di un agglomerato, senza contare che qui, a differenza di Taranto, non possono attraccare navi da 350mila tonnellate. Se si fa vivo un interlocutore in grado di risolvere questi problemi, sarò il primo, nell’ambito delle competenze del Comune, a fare la mia parte, come già ho fatto dando la possibilità ai russi di realizzare il mini mill (progetto poi accantonato per la crisi) utilizzando aree pubbliche».
I russi usciti di scena. Era l’agosto del 2009 quando per la prima volta Alexej Mordashov salì le scale del Comune per annunciare pubblicamente la sua intenzione di abbandonare Piombino. Sul Gruppo Lucchini pesava un debito di 770 milioni di euro. Il tentativo di ripianarlo è costata la perdita di Ascometal, il ramo francese del Gruppo, ceduto per 350 milioni. Sono passati tre anni. Uno stillicidio prima che le banche creditrici (una dozzina) accettassero di ricontrattare il debito. Una dilazione, non una cancellazione, ripagata da Mordashov con l’impegno a cedere, entro il 2014, la Lucchini anche a un solo euro, con il diritto di prelazione a Imi, capofila degli istituti creditori. I russi sono così usciti di scena, mettendo prima al sicuro Severstal dagli effetti dell’eventuale fallimento della Lucchini, e senza rimetterci un solo euro.
Oggi sono le banche ad avere il cerino acceso. No al commissario. L’ipotesi di un commissariamento c’era già stata, ma erano stati gli stessi sindacati ad opporsi andando a manifestare pure in piazzetta Cuccia, sotto la sede di Mediobanca. Il pericolo, infatti, era che non fossero solo le banche a rimmetterci, ma anche l’indotto piombinese, che per due anni ha funzionato da banca per la Lucchini, assicurando lavoro e forniture fino ad accumulare un credito di circa 140 milioni. L’omologa del piano finanziario, nel marzo scorso, ha almeno consentito alle imprese di recuperare metà dei soldi. Il sindaco in quel periodo, si è messo personalmente in cerca di gruppi industriali disponibili a rilevare Piombino.
Ora è sempre più convinto che il caso Lucchini non si possa risolvere senza che il governo se ne faccia carico. Come? Anselmi sta facendo pressione con i ministri Passera e Clini perché si aprano due tavoli. Uno per affrontare i problemi della siderurgia: costo dell’energia, bonifiche e infrastrutture. Il secondo su Piombino, per arrivare ad un accordo di programma che metta insieme i temi aperti sul territorio.
Giorgio Pasquinucci
Il Tirreno 28.09.2012