Non c’era bisogno di un’ulteriore conferma dell’incapacità di progettare le opere pubbliche destinando le risorse alle effettive necessità della comunità, eppure la vicenda dei lavori ai giardini di Tufaia è emblematica.
Prima si impegna il Comune in una “riqualificazione” da 380mila euro dell’area dei laghetti proprio mentre si decreta con la variante Comer l’impossibilità di mettere in collegamento l’area termale a monte dell’Aurelia con i laghetti stessi. Poi si procede di variante in variante, di ritardo in ritardo, fino ad un parziale colpo di spugna.
Una destinazione turistica e a servizi dell’area Comer avrebbe garantito una centralità e una rilevanza dei giardini di Tufaia sia per il tempo libero dei residenti, sia nell’offerta turistica legata al termalismo che le amministrazioni hanno ignorato.
Basti pensare che a gennaio l’amministrazione si è diretta fino a Parigi alla fiera Les Thermalies, una delle più importanti del termalismo, per presentare le eccellenze termali del nostro territorio promuovendo la Val di Cornia con i suoi prodotti e il turismo termale di Venturina Terme. Come si può pensare di pubblicizzare il nostro territorio alle migliaia di turisti che soggiornano ogni estate in Val di Cornia, se non c’è la volontà politica di garantire servizi non essenziali ma primari alla comunità e al turista che sempre di più ama passare del tempo libero all’aria aperta circondato dal verde.
Aver compromesso le possibilità di collegamento delle due aree è stato un errore che limita le potenzialità dei laghetti e indebolisce le possibilità di incidere positivamente sull’area con scelte che creino un tessuto di relazioni urbanistiche coerenti.
Non solo l’amministrazione comunale non ha saputo cogliere la vera opportunità di quell’area (problema storico, basti pensare alla previsione dell’ultimo Regolamento Urbanistico che prevedeva una improbabile lottizzazione attorno ai laghetti), ma non ha saputo neppure progettare un intervento di riqualificazione che offrisse una miglior fruibilità dei giardini mantenendo le opere da eseguire entro un costo verosimile.
Così si drenano inutilmente risorse dalle casse comunali, si progettano interventi destinati a non essere realizzati e si impoverisce la comunità penalizzandola da molti punti di vista.
In primo luogo impiegando somme eccessive per lavori faraonici inopportuni e improbabili. In secondo luogo imponendo cantieri e progetti lunghi e in continua “evoluzione”, infine – più importante – negando le reali potenzialità dei luoghi e cancellando le possibilità di svilupparle creando le sinergie urbanistiche necessarie.
Da quelle potenzialità si deve partire per creare lavoro e imprese che possano risollevare un’economia dilaniata come la nostra il cui rilancio non può basarsi come in passato sulle acciaierie di Piombino.
Il Coordinamento del Gruppo 2019