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Energia, decine di progetti in ballo. Legambiente: «Necessario un piano locale»

Novembre 6, 2011
In Territorio & Ambiente
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Una potenza installata di circa 170 Megawatt con una capacità produttiva di 268mila Megawattora all’anno. Tanto valgono gli impianti di energia da fonti alternative realizzati, in corso di costruzione, autorizzati o in corso di ricevere l’ok della Provincia disseminati sul territorio del comune di Piombino dal 2008 in poi.
I dati sono stati raccolti da fonti ufficiali da Legambiente, che calcola in 56mila 540 metri quadrati la superficie che sarebbe impegnata.
Uno sviluppo, quello della produzioni da fonti alternative, che l’associazione ambientalista saluta positivamente, ma che tuttavia ritiene malgovernato. «Il fotovoltaico è progettato soprattutto a terra e non sulle coperture, soprattutto su quelle grandi degli impianti industriali che da noi sono sono abbondanti – sostiene – il presidente di Legambiente Adriano Bruschi -. Così si occupa suolo agricolo e si incide sul paesaggio. Oltretutto gran parte del fotovoltaioco non è gestito dagli agricoltori e non va quindi ad integrare il reddito ma esproria terreno alle coltivazioni».
La produzione. Secondo il dossier di Legambiente, nel comune di Piombino nel 2008 si produceva il 16% dell’energia della Toscana, il 24% del termoelettrico. Di fronte ad un consumo locale di 732 Megawattora (industria comprese), la produzione era di 2 milioni 818 mila Mwh. Solo il 26% dell’energia prodotta viene dunque utilizzata per il fabbisogno del territorio. Calcolata anche la ripartizione dei consumi: 1.900 Mwh all’agricoltura, 51mila dal terziario, 37mila dal domestico e 643mila dall’industria.
Secondo Legambiente ci sono tutte le condizioni per chiudere la centrale termoelettrica di Tor del Sale, vecchia e inquinante. Del resto la produzione dell’impianto, utilizzato ormai per coprire le punte di richieste della Terna, nel 2008 era già sceso a 999mila Mwh, superata di gran lunga dalle due centrali della Edison dentro la Lucchini che ne producevano circa un milione e mezzo.
I progetti. Al centro del ragionamento di Legambiente c’è tuttavia il ricorso alle fonti alternative. Tra i progetti di fotovoltaico più consistenti in campo ci sono quelli della Balsini per 18mila kw e 13mila mq di superficie a Bocca di Cornia, della Fera per 18mila kw e 134mila mq e del Comune per 6mila kw e 130 mq, entrambi nella zona industriale di Montegemoli, oltre a progetti sparsi sul territorio per altri 19.750 Kw con l’occupazione di 335mila mq.
A Montegemoli, dove nel 2008 è entrata in esercizio la centrale a biomasse della Seca, è stato presentato il progetto di un’altra a filiera corta dalla Futuris Etrusca per 15 Mw. E qui c’è un’altra preoccupazione di Legambiente. «Se si costruisce l’impianto della Futuris – sostiene Bruschi – sul territorio non ci sarà biomassa sufficiente per alimentare l’impianto in fase di progettazione da parte dell’Asiu».
Non meno importanti i progetti per l’eolico. Definito il progetto della Fera con 6 torri a Montegemoli per 18mila Kw, ci sono in ballo le ipotesi progettuali dell’Asiu con 4 torri per 12mila kw nell’area della discarica e 18 torri per 50mila kw sparse nella zona est del territorio comunale delle società Wkn.
Il disordine. Val di Cornia terra del sole e del vento, ma i progetti sembrano davvero fin troppi. Per Legambiente il nodo è che non si affronta quel che ritine un conflitto tra le varie forme di energia. «Se un terreno è adatto per la posizione ad ospitare l’eolico, che ha un rendimento e occupa meno spazio – sostiene Bruschi – viene invece usato per il fotovoltaico. Insomma, vige la regola del “chi prima viene, prima alloggia”».
«Il grande eolico viene di conseguenza progettato nelle zone industriali oppure disseminato disordinatamente per tutta la Val di Cornia, con scarsa razionalità per gli allacci alla rete, per i collegamenti fra le pale, per le strade che consentano installazione e manutenzione».
«Finalmente – sottolinea Legambiente – la Regione il 26 ottobre ha posto un limite al fotovoltaico a terra. Nel comune di Piombino sono permessi solo gli impianti di Colmata e Montegemoli, anche dove però sarebbe più conveniente fare l’eolico».
La legge nazionale? Per il grande eolico toglie alcune funzioni agli enti locali, mancano piani paesaggistici, non vengono dettate regole vincolanti. «Si indicano solo preferenze per gruppi omogenei di turbine piuttosto che macchine individuali disseminate sul territorio – sostiene Legambiente -. In aree urbanizzate si indica l’opportunità di prendere in considerazione luoghi in cui sono presenti grandi infrastrutture».
Le proposte. L’associazione ambientalista invece insiste nel chiedere un maggior governo della produzione di energia da fonti alternative. Maggiori incentivi, ad esempio, tra il fotovoltaico sulle coperture rispetto agli impianti a terra. Ma ritiene indispensabili anche piani paesaggistici.
«La Regione deve approvare urgentemente le linee guida anche per l’eolico e le biomasse. I Comuni delle aree vaste – conclude Legambiente – devono valorizzare di più i loro territori attraverso glistrumenti urbanistici e fare piani energetici locali. In Val di Cornia in particolare chiediamo che si apra un percorso partecipato sulle scelte energetiche».

GIORGIO PASQUINUCCIIl Tirreno-06.11.2011
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Tags: AgricolturaEnergie rinnovabili
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Commenti 2

  1. simonetta says:
    11 anni Fa

    sono d’accordo con Lorenzo tranne che per il finale un pò ambiguo, nessuno si straccia le vesti nel vedere girare le pale, tutti vogliamo esattamente quello che vuole lui , un mondo più pulito,senza tuttavia svendere il territorio agricolo, o di pregio, per fini essenzialmente speculativi a cui cedono comprensibilmente agricoltori in difficoltà.
    Spetta alle AMMINISTRAZIONI COMUNALI fare un piano studiato e coordinato e non col principio ‘chi primo arriva primo macina’ ( intendendo gli speculatori ).

    Rispondi
  2. lorenzo says:
    11 anni Fa

    E’ certo che le energie alternative vanno installate là dove effettivamente possono essere utilizzate. In Germaia esistono dei centri che utilizzando eolico, fotovoltaico, biomasse e, addirittura vorrebbero distaccarsi dalla rete nazionale.Sul Golfo di Follonica insistono importanti centrali termo elettriche Enel ed Edison che produrrebbero un grande surplus se fossero messe a pieno regime. Basti pensare che la centrale di Torre del Sale ha una potenza installata di 1.280 MW pari 11.200 Gwh/anno – 3% dell’intera produzione italiana di e.e.- Ma da quanto mi risulta è utilizzata solo per 1/4 del suo potenziale causa elevato consumo di olio combustibile, basso rendimento e minor richiesta generale di e.e. Sul fotovoltaico siamo penso tutti d’accordo nel sostenre che i pannelli vanno installati solo sulle coperture o tutt’al più su ex discariche ecc. ma non su terreno agricolo. L’eolico, la forma di energia rinnovabile da cui nel mondo si aspettano risultati eccellenti va installata rispettando gli agglomerati urbani, la zone protette ed archeologiche. Abbiamo la dorsale appenninica lunga più di mille Km e larga 50, zone completamente abbandonate, terre di lupi e cinghiali dove queste attività potrebbero portare un briciolo di benessere. Dico che l’enrgia eolica potrebbe utilizzarsi per riportare in quota acqua per produrre energia elettrica nelle ore di punta, produrre idrigeno, mettere sotto pressione serbatoi ad aria per produrre e.e. riscaldamento,pompaggio acqua da pozzi ecc.ecc.. Quindi utilizzamo le energie alternative, incrementiamo il loro consumo ma nel pieno rispetto della natura e degli uomini e non ci sdtraccisamo le vesti nel vedere quelle pale che girano per darci benessere in un mondo più pulito.

    Rispondi

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