Eolico, si invoca la programmazione ma si ignora la legislazione vigente
LIVORNO. Il circolo di Legambiente Val di Cornia ha dato il suo sostegno all’ennesimo comitato contro l’eolico. Un gruppo di cittadini nell’area tra le zone industriali di Piombino e Venturina si è costituito in “comitato” e subito Legambiente si è accodata. Ovviamente sono per l’eolico, ci mancherebbe, ma scherziamo? Solo che lo vogliono “altrove”.
L’adesione di Legambiente è motivata dal fatto che mancherebbe “programmazione” e quindi la proposta di siti eolici sarebbe in mano a “speculatori”.
Credo che quindi si debba chiedere lumi a Legambiente regionale ed anche a molti movimenti neo-leghisti.
La domanda è semplice: ci riconosciamo nella legislazione esistente?
Abbiamo una base condivisa di quadro normativo oppure ciascuno fa riferimento a modelli e a legislazioni diverse? Insomma la legalità ci unisce o ci divide?
Ora ci sono anche le linee-guida ministeriali e quindi abbiamo un quadro legislativo consolidato e sostanzialmente unitario. Partiamo da lì oppure questo nostro Paese è già così dissolto e spappolato per cui ciascuno segue una propria logica contro tutto e contro tutti?
Legambiente di Piombino, per esempio, ritiene che debba essere sostanzialmente lo Stato a determinare i siti per gli impianti eolici e possibilmente a realizzarli, concedendo all’iniziativa privata solo il supporto dei capitali!
Molti assessori comunali ritengono che le autorizzazioni per il grande eolico siano di propria competenza, lo scrivono sui giornali, approvano regolamenti e cartografie che riportano dove si deve fare o non fare l’eolico (va sempre a finire che si può fare dove non è possibile, ma questa è satira politica).
I firmatari del manifesto apparso sul Tirreno contro l’eolico ritengono che la procedura di V.I.A per l’esame dei progetti eolici debba essere annullata e sostituita magari da una valutazione politico-giornalistica effettuata da un “comitato” di oscura origine (Denis Verdini si è prenotato per una consulenza).
Invece nella legislazione attuale le Regioni sono chiamate ad individuare i siti in cui non permettere l’eolico attraverso criteri contenuti nelle linee-guida nazionali (approvate dalla Conferenza Stato-Regioni).
Prevede poi che i promotori di impianti eolici possono essere tutti i soggetti economici (chiamasi libertà di impresa) e che la valutazione dei progetti sia assoggettata ad una procedura di VIA e l’autorizzazione sia di livello Regionale e costituisca, ove occorre, variante agli strumenti urbanistici vigenti.
Non va bene ?
Qualcuno ritiene che lo Stato (nelle sue varie articolazioni) debba rientrare nel mercato energetico ?
Qualcuno ritiene che le Regioni debbano cedere il compito di valutazione dei progetti eolici agli enti territoriali ?
Lo si dica, mica sono bestemmie, solo che allora si torna a discutere di cornice legislativa, non di progetti. Buttiamoci nell’ennesimo capitolo della guerra delle competenze mentre l’Italia declina. Ne sentiamo il bisogno.
L’esperienza insegna invece che il decentramento produce paralisi. Si prenda ad esempio il risultato ottenuto con il mini-eolico.
Attraverso regolamenti comunali, PTCP ed altre “legislazioni improprie” volute dai vari architetti pubblici, abbiamo interi territori come la Provincia di Grosseto o il Comune di Rosignano in cui non si può installare un mini-eolico da 60 KW, in barba alla legislazione nazionale e regionale.
In questo comparto lo spappolamento del territorio, l’incertezza normativa ed anche l’incompetenza tecnica sono ormai al paradosso e non basteranno neppure le linee-guida a fare chiarezza.
In compenso l’Anci regionale, chiamata in causa, ha fatto finta di essere uscita a comprare le sigarette.
Si dovrebbero fare cause legali, noi cittadini con i nostri soldi e loro, i funzionari ed i politici, sempre con i nostri.
Certo, poi possiamo dire di aver vinto, comunque vada.
Enzo Raspolli
Consulente sulle energie eoliche
24.8.2010
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Ma in Val di Cornia manca una programmazione energetica e una pianificazione territoriale
PIOMBINO (LIvorno). Nelle mie dichiarazioni rilasciate in merito ai progetti di energie alternative in Val di Cornia non ho mai parlato di siti eolici che sarebbero in mano a “speculatori”. Un imprenditore come Raspolli che ha interessi economici nell’eolico in Val di Cornia è legittimato ad intervenire nel dibattito pubblico ma dovrebbe evitare la scorrettezza di mettere in bocca ad altri parole non dette.
Ho parlato del regolamento urbanistico che relega quasi tutta la piana della Val di Cornia ad area marginale per l’agricoltura, a causa della salinizzazione, senza un piano con degli obiettivi di risanamento della falda acquifera e posso aggiungere, senza collegare la programmazione urbanistica a quegli interventi che in verità vengono fatti per limitare i consumi di acqua di falda.
Poi ho affermato: «Senza una posizione chiara (della programmazione pubblica) sono gli altri (i privati) a scegliere», «manca una programmazione energetica che guidi l’installazione degli impianti, facendo in modo che gli interessi privati siano conciliabili con l’utilità pubblica».
Mi sembra un concetto persino ovvio, un’azione che guidi gli interessi privati in modo che questi interessi producano la massima utilità pubblica, cosa c’entra l’accostamento ad un regime assolutistico e centralistico come quello brezneviano? Questa è una offesa di cui chiedo le scuse.
La realtà è che invece, in Val di Cornia, in mancanza di una seria pianificazione territoriale, il fotovoltaico si fa dove sarebbe invece il luogo ideale per il grande eolico, dove sarebbero tutte le condizioni migliori di ventosità, vicinanza con le linee e centraline elettriche, lontananza dalle abitazioni, possibilità di interrare tralicci, possibilità di un progetto lineare e compatto con meno spese e maggior rendimento. Così siete costretti a trattare con altri privati proprietari di terreni, i quali spesso pretendono cifre onerose o diniegano l’offerta, a scontrarvi con la popolazione delle campagne. Credimi, in questa situazione di mancanza di programmazione siete voi imprenditori dell’eolico, i primi a subire le conseguenze negative.
Adriano Bruschi
Presidente del Circolo Legambiente Val di Cornia
26.8.2010
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Le linee guida sulle rinnovabili valgono anche per la Val di Cornia!
PIOMBINO (Livorno). La discussione che si è sviluppata intorno al tema delle energie rinnovabili dei piani urbanistici in Val di Cornia è purtroppo già vecchia poiché superata da vicende legislative delle ultime settimane.
Al presidente di Legambiente Bruschi, che nella sua replica su Greenreport chiede le pubbliche scuse per l’accusa di una presunta rigidità di pensiero, segnalo, oltre la disapprovazione per la sostanza delle cose che dice sui regolamenti urbanistici recentemente adottati, una serie di imprecisioni sostanziali del suo ragionamento.
Per prima cosa si può solo dire, se Bruschi vuole, che non si condividono le scelte fatte in tema di rinnovabili, ma non che il lavoro manca di serietà. Non è questione di difesa d’ufficio ma solo di uso appropriato delle parole e, se vogliamo, mancanza di stile. Non per questo gli chiedo le pubbliche scuse.
Ricordo che la pianificazione della Val di Cornia è ancora uno dei pochi tentativi di programmazione complessiva delle rinnovabili operata all’interno di uno strumento urbanistico nuovo. Questo nonostante, da una parte, un quadro legislativo e giurisprudenziale in continua evoluzione, dall’altra, segnali opposti e contraddittori di categorie, associazioni e movimenti.
Lo sforzo compiuto in Val di Cornia con la programmazione sulle rinnovabili è proprio quello di tenere insieme i profili (anche di legge) paritetici di tutela del paesaggio e delle risorse essenziali del territorio e di promozione delle fonti energetiche rinnovabili, nel rispetto dei principi fondamentali di ragionevolezza, adeguatezza e proporzionalità dell’azione amministrativa.
Ma tutto questo ormai sembra essere storia dopo l’approvazione in conferenza Stato-Regioni delle Linee Guida sulle rinnovabili. Invito Bruschi e gli altri a capire bene di cosa stiamo parlando.
Non c’è dubbio che le Linee Guida scaturiscono, oltre che dalla ribadita necessità di incrementare la quota di produzione di energia pulita nell’obiettivo del 20/20/20, dal comportamento disomogeneo, contraddittorio, personalistico, conflittuale e contrario di moltissime amministrazioni regionali e locali, descritto molto bene dal lessico vernacolare di Raspolli.
Eccoci dunque al finale della storia: tra chi ha provato a programmare e governare i processi, magari sbagliando, e chi ha negato irragionevolmente ogni possibilità, vince la completa libertà di azione, il ritorno al nucleare e al centralismo dello Stato che decide per tutti, questo sì proprio come usava nella repubblica sovietica.
A conti fatti, caro Bruschi, che errore non essere stati in questi anni dalla stessa parte.
Alessandro Grassi
Coordinatore Ufficio di Piano Val di Cornia
27.8.2010
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Eolico in Val di Cornia: mi scappa la programmazione. Appunti sulle Linee-Guida
LIVORNO. L’amico Bruschi (vedi link) di Legambiente Val di Cornia interviene sul problema dell’eolico spiegando che il suo appoggio al comitato contro l’eolico è giustificato da una mancata “programmazione energetica” nella Val di Cornia.
Io avevo posto il problema di avere un terreno condiviso, per poter parlare seriamente ed proposto di ritrovarci sulla legislazione esistente in Italia ed in Toscana.
Può essere questo un terreno comune ?
Bruschi non lo dice, ed insiste a chiedere ai Comuni della Val di Cornia un “piano” che stabilisca dove costruire gli impianti fotovoltaici e dove costruire quelli eolici.
A parte che gli EE.LL non hanno né i dati tecnici necessari, né una specifica preparazione e competenza, il fatto principale è che la legislazione italiana non è questa.
Le recenti “Linee guida” dicono:
1.2. Le sole Regioni e le Province autonome possono porre limitazioni e divieti in atti di tipo programmatorio o pianificatorio per l’installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati a fonti rinnovabili ed esclusivamente nell’ambito e con le modalità di cui al paragrafo 17.
Se ce ne fosse bisogno ancora:
10.1. …… la costruzione, l’esercizio e la modifica di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili sono soggetti ad autorizzazione unica rilasciata dalla Regione o dalla Provincia delegata.
La procedura di autorizzazione è, per i grandi impianti, la VIA che è una procedura severa, aperta a tutti i soggetti interessati, trasparente e tecnicamente complessa. Tanto che, in Toscana, ha provocato la bocciatura di più del 60% dei progetti.
Bruschi invece pensa ad un intervento dei Comuni con il Regolamento Urbanistico che individui le localizzazioni degli impianti. Per questo continuo a dire che è un’idea soviettista, anche se in portatore sano.
Ma soprattutto è una idea che nasce da una diversa ed inesistente legislazione.
Anzi la vigente legislazione dice esattamente il contrario per quanto attiene l’autorizzazione unica:
13.4. Le Regioni o le Province delegate non possono subordinare la ricevibilità, la procedibilità dell’istanza o la conclusione del procedimento alla presentazione di previe convenzioni ovvero atti di assenso o gradimento da parte dei comuni il cui territorio è interessato dal progetto
Oggi solo le Regioni (con procedure serie e motivate e comunque tenendo conto della necessità di raggiungere gli obbiettivi complessivi) possono individuare le aree in cui porre limitazioni agli impianti rinnovabili.
Io, per il nulla che conto, sono perfettamente d’accordo con questo quadro legislativo, anche perché i Comuni e le Provincie, quando sono intervenuti sugli impianti di mini-eolico, hanno combinato un disastro, spappolando il territorio regionale in una babele di norme, diverse e contraddittorie.
Giusto quindi che la Regione tuteli i luoghi più sensibili e più fragili, ma non ha la facoltà opposta di indicare dove impiantare le fonti rinnovabili: questa è una scelta dei soggetti privati e la Regione, dopo la VIA, ha la facoltà di dire di sì o di no.
Basta un po’ di logica per capire che se lo “Stato” determinasse a priori le localizzazioni degli impianti, non avrebbe nessun senso aprire poi, per l’autorizzazione, una procedura di VIA.
Qui sta l’errore marchiano del gruppo di intellettuali che hanno firmato quel manifesto contro l’eolico apparso un paio di mesi fa: sputare sulla VIA vuol dire abbassare le tutele del territorio.
Le energie rinnovabili, caro Bruschi, non sono (solo o principalmente) un fatto da Regolamenti Urbanistici, sono l’opzione strategica più importante che hanno oggi gli Stati per dare un futuro all’umanità.
Insomma o si va ad una riconversione energetica profonda o non si garantisce futuro.
Legambiente dice bene.
I Comuni ovviamente debbono dire la loro, ed infatti nelle procedure di VIA sono ben presenti ed ascoltati, ma non hanno la possibilità di pre-ordinare l’uso del territorio per le energie rinnovabili perché non hanno le facoltà legislative e le responsabilità nazionali delle Regioni.
Dove hanno vinto le liste civiche, come a Monterotondo M.mo, la prima decisione che hanno assunto è stata quella di proibire l’eolico su tutto il territorio comunale, sia quello di potenza che il mini-eolico. Un Paese serio può tollerare atti di secessione unilaterali dagli interessi strategici?
Non credo legittimo che normative locali annullino le leggi nazionali o regionali ed è per questo che ritengo i movimenti “civici” di impronta leghista anche quando non lo sanno neppure loro.
L’idea che Regione, Comuni e Provincie siano i tre porcellini della favola, intercambiabili ed indistinti, è costituzionalmente sbagliata, già che di Costituzione si parla molto.
Se non si rivaluta il ruolo legislativo e decisionale della Regione poi arriva un Bertolaso o un qualche ministero, come già vorrebbe fare per il nucleare, decide lui e si becca pure l’applauso dei cittadini.
Il pericolo, Grassi (vedi link), sta nella impotenza burocratica, nelle guerre di competenze, nei rinvii e nella sordità dello “Stato”. Per questo dico che le Linee Guida sono benvenute, perché ristabiliscono procedure semplici e verificabili di decisione.
Il federalismo ha davvero bisogno di fondarsi su un ritrovato equilibrio tra Enti Locali e Regioni; non può rimanere tutto come ora. Facciamo i progressisti, perdio. E comunque ripeto la domanda: ci troviamo sulla piano comune della legislazione vigente, caro Bruschi, o continuiamo a disegnare sull’acqua?
Enzo Raspolli
30.8.2010
la normativa prevede anche di collocare le pale sui siti archeologici ?