La Regione ignora il parere contrario del Comune e approva la richiesta delle società “SALES” e “Minerali Industriali” per il proseguimento delle attività minerarie a cielo aperto sul Monte Spinosa. Occuperanno 38 ettari di terreno(una superficie come quella della cava di Monte Calvi) e scaveranno 3 milioni e trecentomila mc. di materiali nei prossimi 15 anni. Di fatto hanno autorizzato un altro grande cratere estrattivo che interessa anche i terreni della vecchia miniera Maffei dove sono stati già fatti ripristini ambientali.
Il tutto in contrasto con il piano strutturale del Comune che ha classificato quei terreni come aree naturali protette e che ha espressamente previsto “l’impossibilità di apertura di nuove attività estrattive di cava e miniera nonché dell’ulteriore consumo di suolo per l’ampliamento di attività esistenti”.
Decisioni che la Regione ha condiviso e approvato con il piano strutturale e che è tenuta a rispettare. Ma è ormai palese che leggi e piani sono carta straccia, o meglio valgono solo per i soggetti deboli come i cittadini, le piccole imprese e gli agricoltori. Quando in gioco ci sono grandi interessi economici vale solo una regola: do lavoro e in cambio pretendo di fare quello che voglio.
Una logica suicida, condivisa dalla Regione e anche dal nostro Comune che, fino ad oggi, ha fatto poco e nulla per prevenire i ricatti occupazionali che, puntualmente, vengono messi in atto dalle aziende estrattive quando si tenta di fargli rispettare regole e piani decisi nell’interesse generale.
Una logica basata su una palese distorsione della realtà, visto che oggi l’occupazione non è garantita solo dalle cave e dalle miniere, ma anche da chi si occupa di turismo, di termalismo, di parchi, di agricoltura, agriturismo, ecc. Tutte attività penalizzate dalle decisioni di ampliare cave e miniere nelle colline campigliesi.
Non per questo i lavoratori delle cave devono essere lasciati soli. Sosteniamo il contrario. Da anni andiamo dicendo all’amministrazione di non attendere la scadenza delle concessioni per affrontare il tema della riconversione produttiva di cave e miniere che, ragionevolmente, non potranno proseguire per l’eternità, se non al prezzo della completa distruzione delle colline, degli assetti idrogeologici e dei patrimoni culturali di Campiglia. Vanno ricercate le condizioni per garantire lavoro e rispetto dei piani di sviluppo di tutti i comparti economici. La storia, anche recente, c’insegna che la monocultura è rischiosa e che sarebbe un gravissimo errore costruire un’economia dipendente dal solo settore estrattivo.
Attendiamo che il Comune faccia sentire la propria voce, valutando anche il ricorso giurisdizionale contro le decisioni della Regione. Nello stesso tempo chiediamo nuovamente l’apertura immediata di un confronto tra istituzioni, aziende e organizzazioni sindacali per pianificare la riconversione produttiva delle cave e delle miniere, con tempi e soluzioni appropriate, ma considerando seriamente tutti gli interessi in gioco e non solo quelli delle aziende estrattive.
19 luglio 2012
Comune dei Cittadini
News:
Interpellanza Pdl in Provincia sulle cave
«Chiediamo di conoscere le quantità effettive di calcare microcristallino destinate allo stabilimento siderurgico di Piombino sul totale dello scavato, di conoscere come le amministrazioni interessate intendono affrontare il problema dopo il 2018 e se le stesse non ritengono necessario affrontare con urgenza questo argomento visto le scadenze ravvicinate per la cessazione di attività di cava». Così si legge nell’interpellanza presentata dalla consigliera provinciale Maida Landi (Pdl).
Con la scadenza, nel 2018, della concessione per la cava di Monte Calvi che, storicamente, è stata la cava dell’industria siderurgica piombinese per l’approvvigionamento di calcare microcristallino necessario per la produzione d’acciaio, la consigliera del centro destra interpella la Provincia per conoscere le intenzioni delle amministrazioni riguardo al futuro.
«Come è stato affermato dalla stessa società Cave di Campiglia, oggi proprietaria della cava di Monte Calvi – si legge nell’interpellanza – la quantità cheoggi viene destinata allo stabilimento siderurgico di Piombino non supera il 25% del totale». «Considerato che permane la necessità di calcare per le acciaierie – continua – e che la decisione di liberalizzare la vendita sul mercato, insieme a quella di raddoppiare la produzione, potrebbe aver creato gravi situazioni per ciò che riguarda il futuro approvvigionamento di calcare da destinare all’industria locale chiediamo di conoscere le intenzioni future»
Il Tirreno 23.07.2012
Sulla Stampa:
Cave, verso l’ok della Regione e scoppia subito la polemica
La delibera della Regione che approva la compatibilità ambientale del progetto di coltivazione minerale a cielo aperto sul Monte Spinosa crea forti polemiche. «Di fatto hanno autorizzato un altro grande cratere estrattivo che interessa anche i terreni della vecchia miniera Maffei dove sono già stati fatti ripristini ambientali», si legge in un comunicato del Comune dei cittadini.
La delibera viene infatti letta come prodromo di un’autorizzazione vera e propria a cominciare gli scavi. «Il tutto – continua il comunicato – in contrasto con il piano strutturale del Comune che ha classificato quei terreni come aree naturali protette e che ha espressamente previsto “l’impossibilità di apertura di nuove attività estrattive di cava e di miniera nonché dell’ulteriore consumo di suolo per l’ampliamento di attività esistenti”».
Il progetto delle società Sales e Minerali Industriali occuperà circa 38 ettari di terreno e scaverà 3 milioni e 300mila mc di materiali nei prossimi 15 anni. «La Regione – afferma il Comune dei cittadini – aveva condiviso e approvato il piano strutturale e sarebbe tenuta a rispettarlo, ma ormai palese che quando ci sono in gioco interessi economici vale solo una regola: do lavoro e in cambio pretendo di fare quello che voglio. Puntare su una monocoltura è pericoloso. Per questo da anni chiediamo al Comune di non aspettare la scadenza delle concessioni per affrontare il tema della riconversione produttiva di cave. Attendiamo che il Comune faccia sentire la propria voce e chiediamo l’apertura di un confronto tra le diverse realtà».
Il Tirreno 20.07.2012
«Cave, una scelta suicida»
«CON IL SÌ al proseguimento delle attività minerarie a cielo aperto sul Monte Spinosa, la Regione ignora il parere contrario del Comune e approva la richiesta delle società “Sales” e “Minerali Industriali”». A denunciarlo è la lista «Comune dei Cittadini», che afferma: «Occuperanno 38 ettari (una superficie come quella della cava di Monte Calvi) e scaveranno 3 milioni e trecentomila mc. di materiali in 15 anni.
Di fatto hanno autorizzato un altro grande cratere estrattivo che interessa anche i terreni della vecchia miniera Maffei dove sono stati già fatti ripristini ambientali. Il tutto in contrasto con il piano strutturale del Comune che ha classificato quei terreni come aree naturali protette e che ha espressamente previsto “l’impossibilità di apertura di nuove attività estrattive di cava e miniera nonché dell’ulteriore consumo di suolo per l’ampliamento di attività esistenti” — incalza la lista — decisioni che la Regione ha condiviso e approvato e che è tenuta a rispettare. Ma è ormai palese che leggi e piani sono carta straccia, o meglio valgono solo per i soggetti deboli come i cittadini, le piccole imprese e gli agricoltori. Quando in gioco ci sono grandi interessi vale solo una regola: do lavoro e in cambio pretendo di fare quello che voglio. Una logica suicida, condivisa dalla Regione e anche dal Comune che ha fatto poco e nulla per prevenire i ricatti occupazionali che vengono messi in atto dalle aziende estrattive quando si tenta di fargli rispettare regole e piani decisi nell’interesse generale».
«UNA LOGICA basata su una palese distorsione della realtà — si afferma ancora — visto che oggi l’occupazione non è garantita solo dalle cave e dalle miniere, ma anche da chi si occupa di turismo, di termalismo, di parchi, di agricoltura, agriturismo, ecc. Tutte attività penalizzate dalle decisioni di ampliare cave e miniere nelle colline campigliesi. Non per questo i lavoratori delle cave devono essere lasciati soli. Sosteniamo il contrario. Da anni diciamo al Comune di non attendere la scadenza delle concessioni per affrontare il tema della riconversione produttiva di cave e miniere che, ragionevolmente, non potranno proseguire per l’eternità, se non al prezzo della completa distruzione delle colline, degli assetti idrogeologici e dei patrimoni culturali. La storia, anche recente, c’insegna che la monocultura è rischiosa e che sarebbe un gravissimo errore costruire un’economia dipendente dal solo settore estrattivo. Attendiamo che il Comune faccia sentire la propria voce, valutando anche il ricorso giurisdizionale contro le decisioni della Regione. E chiediamo nuovamente l’apertura di un confronto tra istituzioni, aziende e sindacati per pianificare la riconversione produttiva delle cave e delle miniere, con tempi e soluzioni appropriate, ma considerando seriamente tutti gli interessi in gioco e non solo quelli delle aziende estrattive».
m. p.
La Nazione 20.07.2012