L’urbanistica e i decenni che passano invano
1975: GRANDISSIME DISCUSSIONI E UN COMITATO POLITICO NEL SEGNO DI BENESPERI
Oggi: TUTTO È RIMASTO SOLO UN BEL SOGNO: LE VARIANTI HANNO AVUTO IL LORO PESO
DAL MESE di maggio imperversa la polemica sul contenuto del Regolamento Urbanistico approvato dal Comune di Campiglia. Quel Regolamento altro non è che un Piano Regolatore Urbanistico d’altri tempi. Questo e quello disegnano il futuro di un territorio e, soprattutto come disse un costruttore, quante case e, quindi, quanto cemento sarà colato su un certo territorio.
LA NOSTRA cronaca ha riportato fedelmente le posizioni della maggioranza che l’ha approvato e della minoranza che lo contesta.
Niente di nuovo sotto il sole della Val di Cornia. Questa volta, però, sono accorsi fior di intellettuali, di urbanisti, di sociologi, che hanno dibattuto più che il contenuto del piano, le linee generali che dovrebbe seguire un Piano. Hanno fatto della teoria, insomma. Hanno citato spesso i Piani Coordinati del 1975. Vogliamo ricordarli anche noi. Alla loro stesura operava un Comitato politico (proprio così!) composto da rappresentanti dei gruppi Pci-Psi-Dc di Campiglia, Piombino, San Vincenzo e Suvereto. Un Comitato tecnico formato da eminenti architetti e un Ufficio del Piano composto dai tecnici comunali. Un lavoro enorme, il loro. Preceduti da una conferenza economica di zona che indicò le linee generali da perseguire, tutti si misero al lavoro, di «buzzo buono» come suol dirsi.
L’ANIMA del Piano fu Paolo Benesperi, assessore alla programmazione economica di Piombino. Il suo fu un ruolo decisivo nella loro stesura anche se dovette superare molti ostacoli provenienti, quasi tutti, dall’interno del suo Partito. Il Pci, specialmente quello piombinese.
Perché? Le previsioni di sviluppo (delle case, ben s’intende) mettevano in secondo piano Piombino nei confronti di Venturina ritenuta il centro del comprensorio, nodo di sviluppo viario, centro commerciale ed agricolo.
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I PIANI disegnavano la città-territorio, vale a dire lo spazio in cui il paesaggio naturale e le costruzioni dell’uomo possono fondersi in un insieme ideale. Bello, vero? In realtà, i Piani intendevano «raggiungere un nuovo equilibrio del territorio, tenendo conto delle trasformazioni che vi sono avvenute, contrastando e invertendo l’andamento di fenomeni negativi che si sono prodotti, introducendo nuove premesse favorevoli e migliorare le condizioni ambientali di vita».
COME? Presto detto. «Al 1990, il totale degli abitanti dei quattro Comuni — dicevano — dovrebbe ammontare a 72.000 unità, il 14% in più rispetto al 1974; il tasso della popolazione attiva dovrebbe passare dal 34 al 38% (7,8 nel primario, blocco dell’esodo dalle campagne, 58,7% nel secondario e 33,4% nel terziario) con accresciuto peso per l’istruzione e l’assistenza sanitaria». Venivano previsti 2.000 nuovi posti di lavoro, attrezzature tecnologiche, espansione della media e piccola industria, parchi per il turismo. Ciascun Comune aveva un suo ruolo specifico.
COSÌ, Piombino, con 4.000 abitanti in più, sede delle grandi industrie. Campiglia, con 4.500 abitanti in più, snodo stradale, commercio e media industria; San Vincenzo, con 650 abitanti in più, tutta dedita al turismo, allo sport e ricreazione; Suvereto, con 400 abitanti in più, dedito all’agricoltura. Complessivamente si trattava di più di un milione di metri cubi da costruire pari ad un investimento di 52 miliardi «senza contare l’acquisto delle aree e gli oneri di urbanizzazione». Una cifra mostruosa, per il tempo. La speculazione venne solleticata e aprì le sue fauci. Perché Campiglia, ma si deve leggere Venturina, dovrebbe essere privilegiata più di Piombino? Benesperi, aiutato da pochi, difese il progetto contro attacchi furibondi. I Piani passarono anche se le varianti successive lo ridussero a cosa ben diversa.
E VENTURINA? «Questo centro — si legge — deve raggiungere il numero di abitanti (+ 4.166) sufficiente per sopportare l’impianto e la gestione di servizi che non siano soltanto di prima necessità… necessitano interventi adeguati per quantità e qualità… l’area individuata» era il campo d’aviazione, peraltro non ancora comunale. Che cosa è avvenuto, nel frattempo? La popolazione è rimasta ben al di sotto delle previsioni (nel 1991 ammontava a 59.515, nel 2008 a 58.300); i nuovi posti di lavoro scomparvero sotto i colpi delle crisi non previste; all’occupazione venne assestato un colpo decisivo; i Parchi non sono l’alternativa auspicata; San Vincenzo è divenuto quello che conosciamo; per l’ospedale del comprensorio si prevede una localizzazione diversa e più baricentrica; Venturina rimane nell’occhio del ciclone, con tanti problemi vecchi non risolti aggravati da quelli nuovi.
POTREMMO continuare con molti altri esempi. Ci fermiamo qui. I Piani coordinati del 1975 rimangono un bel sogno anche se, francamente, non possono essere ritenuti così esemplari come hanno tentato di fare alcune anime belle dell’estate ormai trascorsa.
ECCO chi se ne occupò allora:
Comitato politico: Alfredo Barlucchi, Alfredo Bassoni, Gianfranco Benedettini, Paolo Benesperi, Arnaldo Bernardeschi, Guido Bonanni, Giorgio Calandra, Venio Camberini, Vando Fornai, Giovanni Fratini, Giancarlo Mainardi, Walter Martigli, Aldo Montomoli, Michelangelo Pasquinelli e Valentino Polidori
Comitato tecnico architetti: Giorgio Benucci, Luigi Gazzola, Giancarlo Menichetti, Carlo Melograni e Daniela Parducci
Ufficio del Piano: Umberto Bianconi, Carlo Conti, Giuseppe Navacchi, Valerio Rosignoli, Maurizio Trambusti e Giampiero Vincenti.
La chronologia:
- Alla stesura «coordinata» di 35 anni fa partecipava un comitato politico composto dai rappresentanti di Pci, Psi e Dc di Campiglia, Piombino, San Vincenzo e Suvereto
- Fu svolto un lavoro enorme preceduto da una conferenza economica di zona che indicò le linee generali. Ci furono moltissimi ostacoli, soprattutto da parte del Pci
- La speculazione aprì le fauci perchè si ipotizzava di costruire per un milione di metri cubi: significava un «giro» di 52 miliardi di lire, una cifra enorme per quell’epoca
Gianfranco Benedettini
La Nazione 19.9.2010