I dati parziali, se confermati, parlano di un risultato straordinario di partecipazione al referendum e una scelta netta, quasi plebiscitaria, per la tutela dei beni comuni e del diritto di uguaglianza.
E’ il successo dei cittadini, dei comitati, delle associazioni e di quanti si sono impegnati per la raccolta delle firme. Senza quell’impegno gli italiani non avrebbero avuto la possibilità di esprimersi direttamente su acqua, servizi pubblici, nucleare, giustizia.
Comune dei Cittadini è stato dalla parte di chi ha promosso i referendum e di chi si è impegnato per il SI. Ci siamo impegnati prima per la raccolta delle firme, poi con volantinaggi e inviti a votare SI. Non per questo sentiamo nostro questo risultato. I vincitori veri sono solo i cittadini che, superando sfiducia e inviti al disimpegno, si sono recati a votare per dire qual’è l’interesse generale. I partiti e le istituzioni ora devono ascoltare, senza imbrogli o tatticismi, per tradurre in leggi e scelte coerenti quello che gli italiani hanno detto con il voto, senza possibilità di equivoci.
COMUNICATO
I risultati del referendum, straordinari, ci dicono che qualcosa di rilevante si sta muovendo nello stagno della politica e questo qualcosa sembra essere la rinnovata, autonoma, capacità dei cittadini d’individuare l’interesse generale e il bene comune.
La vittoria dei SI su acqua e nucleare non è, come da più parti si è detto, la fuga dalla “modernità”, ma un segnale netto che la modernità vera è quella che risponde, prima di tutto, al soddisfacimento dei bisogni essenziali delle comunità. E questi bisogni si chiamano salute, sicurezza, qualità dell’ambiente, tutela dei beni comuni. Di fronte a questi bisogni il mercato trova un limite che non può essere valicato. I cittadini non sono sprovveduti. Avvertono prima di tutti il peso della crisi, la mancanza di lavoro, il vuoto di prospettiva per i giovani. Ma non per questo sono disponibili a barattare il loro futuro con la rinuncia a diritti fondamentali e alla tutela degli equilibri naturali. Non è un caso che siano stati proprio i giovani ad impegnarsi di più per promuovere i referendum e a votare SI.
La vittoria del SI non risolve, da sola, i problemi che stanno alla base dei referendum. Serve ora una seria azione di governo che tenga di conto di quello che gli italiani hanno detto con il voto.
Il problema energetico resta in tutta la sua gravità. L’Italia non ha un piano energetico. Non esiste una strategia per la ricerca, il risparmio, lo sviluppo organico delle fonti rinnovabili. Serve un confronto con gli altri paesi europei. La questione energetica resta la sfida del futuro, ma la si deve affrontare senza il salto nel vuoto del nucleare, così come lo conosciamo oggi.
Il problema dell’acqua resta. Il SI ci dice che i cittadini considerano l’acqua un bene pubblico essenziale che deve essere garantito a tutti senza cedere a logiche di mercato. Così non è, e non lo era neppure prima che il governo varasse le norme che il referendum ha abrogato. Ci sono esperienze, come la nostra, dove la società di gestione pubblico-privato, seguendo logiche di mercato, aumenta le tariffe quando i consumi di acqua calano. Basta questo per una seria riflessione sui modelli che si stanno affermando. Al di la delle leggi che stabiliscono che la programmazione spetta al pubblico, ci sono consigli comunali, come il nostro, che non hanno mai discusso degli investimenti per ridurre consumi e perdite, di come deve essere utilizzata l’acqua, del perché in soli 8 anni le tariffe sono aumentate del 70%, del perché la società di gestione ha accumulato perdite finanziarie, di come si pensa di abbattere boro e arsenico, ecc.. Di fatto i consigli comunali e i cittadini sono già fuori dalla programmazione e dal controllo dell’acqua. Anomalie gravi che richiedono un profondo ripensamento che il SI impone ora di fare.
Su legittimo impedimento il SI non lascia dubbi. I cittadini hanno detto che tutti devono essere uguali di fronte alla legge. Solo chi si è abituato ad abusare del potere poteva pensare diversamente.
Il referendum ci dice una cosa chiara: i cittadini ci sono, i giovani ci sono, l’interesse generale esiste e prevale su interessi di parte e convenienze economiche momentanee. I cittadini guardano più avanti della politica. Bisogna ascoltarli. Ora serve un atto di umiltà. I partiti e le istituzioni tornino ad occuparsi dei bisogni delle persone e dell’interesse comune. Sarà più facile uscire dalla crisi e dare risposte per il lavoro e per l’ambiente.
13 giugno 2011
Comune dei Cittadini
SULLA STAMPA:
La lista civica rilancia su acqua ed energia
«Il referendum ci dice di ascoltare i cittadini»
«Il referendum ci dice una cosa chiara: i cittadini ci sono, i giovani ci sono, l’interesse generale esiste e prevale su interessi di parte e convenienze economiche momentanee. I cittadini guardano più avanti della politica. Bisogna ascoltarli». Così saluta la vittoria nei referendum la lista civica Comune dei cittadini.
«I partiti e le istituzioni – si legge – tornino ad occuparsi dei bisogni delle persone e dell’interesse comune». Un concetto che secondo Comune dei cittadini ha determinato la vittoria dei Sì su acqua e nucleare. «La modernità vera – si legge – è quella che risponde, prima di tutto, al soddisfacimento dei bisogni essenziali delle comunità. E questi bisogni si chiamano salute, sicurezza, qualità dell’ambiente, tutela dei beni comuni. Di fronte a questi bisogni il mercato trova un limite che non può essere valicato».
La vittoria del Sì, secondo Cdc, non risolve da sola i problemi. «Serve ora una seria azione di governo. Il problema energetico resta. L’Italia non ha un piano energetico. Non esiste una strategia per la ricerca, il risparmio, lo sviluppo delle fonti rinnovabili». Anche il problema dell’acqua resta. «Il Sì ci dice che i cittadini considerano l’acqua un bene pubblico essenziale – afferma la nota – che deve essere garantito senza cedere a logiche di mercato. Ci sono esperienze, come la nostra, dove la società di gestione pubblico-privato, seguendo logiche di mercato, aumenta le tariffe quando i consumi calano. Ci sono consigli comunali, come il nostro, che non hanno mai discusso degli investimenti per ridurre consumi e perdite, di come deve essere utilizzata l’acqua, del perché in 8 anni le tariffe sono aumentate del 70%, del perché la società di gestione ha accumulato perdite finanziarie. Di fatto i consigli comunali e i cittadini sono già fuori dalla programmazione e dal controllo dell’acqua. Anomalie che richiedono un ripensamento che il Sì impone ora di fare».
Il Tirreno 15.6.2011

Appunto. Ha votato l’Italia perchè qualcuno ha raccolto le firme per fare i referendum. Il Comune dei Cittadini l’ha fatto nel Comune di Campiglia insieme al Comitato promotore, altri no. Poi c’è chi dice che, dopo aver raccolto le firme, non si sente un vincitore e chi, invece, non avendo fatto nulla per consentire agli italiani di votare, pensa di aver vinto. Hanno fatto bene quelli del Comune dei cittadini a dire che hanno vinto i giovani, i cittadini, gli italiani stufi di essere considerati una marce. Spero solo che ACD sia tra quelli che non hanno votato e non tra chi si vorrebbe attribuire meriti che non ha.
Silvio
“””Comune dei Cittadini è stato dalla parte di chi ha promosso i referendum e di chi si è impegnato per il SI. Ci siamo impegnati prima per la raccolta delle firme, poi con volantinaggi e inviti a votare SI. Non per questo sentiamo nostro questo risultato.”””
LO AVETE ANCHE SPECIFICATO, non per questo sentiamo nostro questo risultato!!!
BOIA!!! HA VOTATO TUTTA ITALIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!