In Italia la produzione di energia da fonti rinnovabili non decolla. Le cause vanno ricercate probabilmente in una legislazione che ammette questi impianti ovunque, rinviando però la loro compatibilità ambientale a complesse procedure valutative. L’Italia, per nostra fortuna, ha un territorio complesso geograficamente e unico per ricchezza di storia e di paesaggi. Localizzare qui grandi impianti non è agevole. Prova ne sono le molte procedure di valutazione ambientale concluse con esiti negativi. Per tentare di colmare ritardi e caos serve la “programmazione” pubblica, attraverso la quale stabilire dove costruire i grandi impianti nel rispetto delle esigenze generali del territorio, garantendo agli operatori certezza del diritto e rapidità delle procedure.
In Val di Cornia il dibattito sulle energie rinnovabili arriva tardi e dopo che sono state prese decisioni sbagliate. Si è tergiversato sulla centrale a biomasse dell’Amatello e dopo oltre 600 giorni d’istruttoria non c’è ancora nessuna decisione, ma una inquietante sospensione del procedimento autorizzativo. Nel 2008 è stata adottata dai Comuni una variante per le zone agricole che nega la possibilità di costruire centrali a biomasse in aperta campagna, ma ammette la costruzione di grandi impianti fotovoltaici su tutto il territorio agricolo di pianura. A distanza di due anni, dopo che molte imprese hanno presentato progetti nel territorio rurale, cambiano idea e si propongono di vietarli, ma non nelle campagne con problemi di salinità (migliaia di ettari) dove si potranno ancora fare. Anziché risolvere il problema idrico, le proposte dei Comuni sembrano invitare i coltivatori all’abbandono di quelle terre, con buona pace dei propositi di rilancio dell’agricoltura che rappresenta invece uno dei settori per la qualificazione dello sviluppo locale.
Per noi le priorità sono il risparmio energetico (a partire dal buon esempio che dovrebbero dare i Comuni), l’installazione di impianti sulle coperture degli edifici e il sostegno alle imprese (commerciali, artigianali, industriali ed agricole) che si propongono di integrare le proprie attività principali con la produzione di energia rinnovabile.
Per i grandi impianti di produzione, invece, prima che alle campagne si deve guardare alle vaste aree industriali non utilizzate, alle grandi cave, alle discariche dismesse, ai parcheggi, alle aree intercluse negli svincoli stradali, alle aree già urbanizzate ecc. Sotto questo profilo la Val di Cornia offre notevoli opportunità. In ogni caso, in territori come il nostro, la localizzazione di grandi impianti non può essere lasciata al caso o a generici criteri urbanistici. Devono essere i Comuni a individuare puntualmente i siti e, se occorre, ad acquisirli per pubblica utilità e metterli a disposizione degli operatori.
Servono buona programmazione, trasparenza e procedure semplificate. Questo ci attendiamo dalle nostre amministrazioni.
19 marzo 2010
Comune dei Cittadini
Commissione Ambiente
PUBBLICATO SU CORRIERE ETRUSCO
Energie rinnovabili, troppi ritardi»
Campiglia: la lista «Comune dei Cittadini» avanza anche delle proposte
La Nazione 20.3.2010
RITARDI sulle energie rinnovabili: le proposte della lista Comune dei Cittadini. «In Italia la produzione di energia da fonti rinnovabili non decolla. Le cause vanno ricercate probabilmente in una legislazione che ammette questi impianti ovunque, rinviando però la loro compatibilità ambientale a complesse procedure valutative. Per tentare di colmare ritardi e caos serve la “programmazione” pubblica.
In Val di Cornia il dibattito sulle energie rinnovabili arriva tardi e dopo che sono state prese decisioni sbagliate. Si è tergiversato sulla centrale a biomasse dell’Amatello e dopo oltre 600 giorni d’istruttoria non c’è ancora nessuna decisione, ma una inquietante sospensione del procedimento autorizzativo. Nel 2008 è stata adottata dai Comuni una variante per le zone agricole che nega la possibilità di costruire centrali a biomasse in aperta campagna, ma ammette la costruzione di grandi impianti fotovoltaici su tutto il territorio agricolo di pianura. A distanza di due anni, dopo che molte imprese hanno presentato progetti nel territorio rurale, cambiano idea e si propongono di vietarli, ma non nelle campagne con problemi di salinità (migliaia di ettari) dove si potranno ancora fare. Anziché risolvere il problema idrico, le proposte dei Comuni sembrano invitare i coltivatori all’abbandono di quelle terre, con buona pace dei propositi di rilancio dell’agricoltura che rappresenta invece uno dei settori per la qualificazione dello sviluppo locale».
Comune dei Cittadini indica priorità e proposte. «Le priorità sono il risparmio energetico, l’installazione di impianti sulle coperture degli edifici e il sostegno alle imprese che si propongono di integrare le proprie attività principali con la produzione di energia rinnovabile. Per i grandi impianti di produzione, invece, prima che alle campagne si deve guardare alle vaste aree industriali non utilizzate, alle grandi cave, alle discariche dismesse, ai parcheggi, alle aree intercluse negli svincoli stradali, alle aree già urbanizzate ecc. Sotto questo profilo la Val di Cornia offre notevoli opportunità.
In ogni caso, in territori come il nostro, la localizzazione di grandi impianti non può essere lasciata al caso. Devono essere i Comuni a individuare i siti e, se occorre, ad acquisirli per pubblica utilità e metterli a disposizione degli operatori».
m.p.