Astenersi è un diritto. Nei referendum, però, dove è richiesto il quorum del 50% più uno degli elettori, chi si astiene, consapevolmente o no, prende parte alla consultazione e si colloca tra coloro che vogliono confermare le norme in vigore. Negli ultimi 15 anni l’astensionismo è stato l’obiettivo dichiarato di molti partiti e di organizzazioni sociali e religiose. Anziché impegnarsi per informare e conoscere cosa pensavano gli italiani, hanno preferito sommare l’astensionismo motivato con quello fisiologico o inconsapevole. Semplicemente non hanno avuto fiducia nel popolo. Nella stanchezza degli elettori ci sono anche responsabilità di chi ha promosso referendum con eccessiva disinvoltura, sommando spesso quesiti eterogenei che non hanno favorito la loro comprensione.
Nel referendum del 12 e 13 giugno per l’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento per il Presidente del Consiglio, ci porteremo dietro questo passato. Ancora una volta c’è chi invita esplicitamente a disertare le urne e chi non aiuta i cittadini a capire. Anche questa volta si sommano quesiti complessi ed eterogenei che richiederebbero ben altro approfondimento rispetto alle poche ore che partiti e organi d’informazione stanno dedicando a questo appuntamento.
Ma con questo referendum ci sono in gioco argomenti rilevanti per la nostra vita e per quella delle future generazioni. L’abrogazione delle norme non basterà a risolvere i problemi. Sarà necessario che il Parlamento legiferi nuovamente, ma il referendum può dire chiaramente quali sono gli interessi generali che gli italiani vogliono salvaguardare.
Sull’acqua non sarà irrilevante ribadire che è un bene pubblico essenziale da sottrarre dalle logiche del mercato e da garantire a tutti, senza gravarlo di oneri destinati al profitto dei capitali privati.
Sul nucleare non sarà indifferente dire che, fin tanto che non ci sono condizioni di sicurezza per le centrali e per le scorie, questa tecnologia sfida la natura ed espone la nostra e le future generazioni a pericoli incontrollabili, nello spazio e nel tempo, che non possiamo correre. Certo che la nostra decisione non cambierà le condizioni di rischio planetario delle centrali già costruite, ma sarebbe davvero assurdo che un paese come il nostro, che già aveva scelto con il referendum del 1987 di non utilizzare questa tecnologia, lo facesse proprio ora quando altri paesi, sulla base della concreta esperienza, sembrano voler sospendere i programmi di sviluppo dell’energia nucleare.
Su legittimo impedimento per il Presidente del Consiglio non sarà indifferente dire al Parlamento che gli italiani vogliono solo e soltanto il rispetto del principio Costituzionale secondo il quale la legge è uguale per tutti.
Tutte buone ragioni per vincere la sfiducia e recarsi alle urne il 12 e 13 giugno per votare SI ai quattro quesiti referendari. Un SI che ha un preciso significato politico e culturale: i diritti dei cittadini all’accesso ai beni comuni, alla salute, alla sicurezza e all’uguaglianza di fronte alla legge, devono venire prima di qualsiasi calcolo economico o interesse di parte.
7 giugno 2011
Massimo Zucconi
Capogruppo Lista Comune dei Cittadini.
SULLA STAMPA:
Pubblicato su Corriere Etrusco 8.6.2011
Referendum, ultimi appelli
Oggi manifestazione dei comitati in piazza Verdi
A due giorni dal voto il sindaco Gianni Anselmi auspica «che i cittadini di Piombino si rechino alle urne per dare un segno immediato di fiducia nella partecipazione, in considerazione della straordinaria sensibilità dei temi oggetto del referendum».
«I quesiti referendari del 12 e 13 giugno hanno un grande significato culturale e politico – dice Anselmi – perché nel sì e nel no si misurano due visioni della storia, della vita e dell’uomo nel contesto ambientale».
Per Massimo Zucconi, capogruppo a Campiglia di Comune dei Cittadini, «astenersi è un diritto. Nei referendum, però, dove è richiesto il quorum del 50% più uno degli elettori, chi si astiene, consapevolmente o no, prende parte alla consultazione e si colloca tra coloro che vogliono confermare le norme in vigore. Negli ultimi 15 anni l’astensionismo è stato l’obiettivo dichiarato di molti partiti e di organizzazioni sociali e religiose. Anziché impegnarsi per informare e conoscere cosa pensavano gli italiani, hanno preferito sommare l’astensionismo motivato con quello fisiologico o inconsapevole». Secondo Zucconi ci sono buone ragioni «per vincere la sfiducia, recarsi alle urne e votare sì ai quattro quesiti referendari».
Un appello al voto arriva anche dalla federazione del Prc che invita a votare «quattro sì per dire quattro no alla costruzione delle centrali nucleari, alla privatizzazione dell’acqua, alla gestione privata delle aziende che la distribuiscono, e al legittimo impedimento». Il Prc parteciperà col capogruppo in Regione Monica Sgherri alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale organizzata dai comitati per i referendum e dai partiti del centrosinistra che si svolgerà oggi alle 17,30 in piazza Gramsci.
Il Tirreno 10.6.2011