Ieri il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza una proposta di risoluzione dell’Idv, “sulla necessità di individuare le aree non idonee per specifiche tipologie e dimensioni degli impianti di produzione di energie rinnovabili come gli impianti eolici e a biomasse”. «Dopo il lavoro fatto sul fotovoltaico – ha spiegato il capogruppo dell’Idv Marta Gazzarri – si ritiene necessario affrontare anche il nodo degli impianti eolici e a biomasse, la cui ubicazione spesso è fonte di tensione».
Mauro Romanelli (FdS-Verdi) ha aggiunto che «la necessità di fare una mappatura è sentita da tutti, sia dagli imprenditori che dagli abitanti della Toscana. Fare chiarezza su dove si possono fare o non fare questo tipo di impianti è doveroso, e bisogna adottare procedure più snelle».
Questo provvedimento non ha convinto tutti gli esponenti della maggioranza. Da parte di Pier Paolo Tognocchi (Pd) sono stati espressi dubbi sull’opportunità di mettere vincoli sull’ubicazione di piccoli e medi impianti a biomasse. «Capisco per gli impianti eolici ma per i piccoli impianti, che peraltro servono alla corretta tenuta dei boschi toscani, ritengo che sia controproducente». Contraria l’opposizione che con Nicola Nascosti (Pdl), ha dichiarato che «sarebbe molto più ovvio e utile dire dove si possono fare questi impianti, anziché dire dove non si possono fare».
L’esecutivo è intervenuto per voce dell’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini (Nella foto): «definire linee guida per l’eolico e le biomasse, dopo il fotovoltaico, è un atto che completa il quadro normativo sulle energie rinnovabili. Le linee guida sono di per sé uno strumento di semplificazione perché si da certezza all’imprenditore su dove non è bene presentare progetti». Dare certezze a cittadini e imprese attraverso linee guida da un certo punto di vista non può che essere condividibile. Però si continuano a mettere paletti alle fonti rinnovabili (escluso la geotermia), sull’efficienza energetica la Toscana è in ritardo e i no sul territorio si moltiplicano, con una precisione chirurgica e con una visione talvolta strabica. Di questo passo sarà difficile raggiungere gli obiettivi per cui ci siamo impegnati con l’Europa.
Nell’attesa…sul fronte dell’eolico la Cia di Livorno ha già messo le mani avanti dicendo “no” a impianti sul territorio della Val di Cornia: «La nostra visione di sviluppo locale, che si fonda sulla centralità dell’agricoltura e valorizzazione dello spazio rurale- ha dichiarato Pierpaolo Pasquini , Vicepresidente provinciale Cia- non si concilia con la realizzazione di strutture come i grandi impianti eolici che segnerebbero negativamente l’immagine del territorio locale indebolendone il percorso di diversificazione economica che faticosamente da tempo si cerca di perseguire. Siamo convinti che il nostro sistema agricolo, caratterizzato da produzioni di alto valore qualitativo, possa contribuire a ridefinire lo sviluppo locale integrandosi con una offerta turistica qualificata che deve svilupparsi guardando alle potenzialità paesaggistiche e ambientali della Val Di Cornia. Ora che lentamente, ma inesorabilmente viene meno il tratto distintivo industriale che ha caratterizzato nel tempo la nostra zona, la necessità di puntare su altri motori economici è diventata condizione irrinunciabile. Per la Cia- ha concluso Pasquini- il tema delle energie rinnovabili, per il settore agricolo, va affrontato promuovendo la produzione di energia rinnovabile secondo criteri di localizzazione e diffusione sul territorio di piccoli impianti legati al fabbisogno energetico familiare, per autoconsumo ed integrazione di reddito aziendale».
Greenreport
“Speriamo in bene, ma il caso è brutto!”
Questa è una frase che diceva spesso mio nonno quando c’era qualcosa che lo preoccupava.
Lui era vissuto nel ventennio fascista e aveva dovuto imparare, suo malgrado fin da bambino, a convivere con molte preoccupazioni!
Oggi, le preoccupazioni non sono più le stesse di allora, però ce ne sono altre tecnologiche che forse sono ancora più insidiose.
Per esempio vorrei sapere perché è stato dato il permesso di costruire una centrale a biomasse proprio a ridosso dell’area rurale di Campo all’Olmo?
Questa centrale è come una grossa fabbrica che anche se, è da vedere come sostengono non inquina l’atmosfera, però è causa di un inquinamento acustico in tutta la vallata.
Infatti, il rumore e le vibrazioni non contenute che produce, specialmente in alcune fasi , sono in grado di cambiare i connotati perfino alla zona rurale vicina.
Allora chiedo, perché hanno permesso di costruire una fabbrica o, centrale cosiffatta nella zona artigianale di Montegemoli, anziché nella zona industriale di Piombino che sarebbe la più adatta ad ospitarla?
Ecco, speriamo bene ma è il caso è brutto, lo ripeto anch’io quando si tenta di “chiudere una falla con la barca ormai già quasi affondata”, oppure quando “si chiude la stalla con i buoi che sono già scappati” tanto per citare un’altra frase di mio nonno!
Comunque speriamo in queste linee guida toscane, sì, in bene!.?