«E’ solo un diversivo rispetto alla crisi della sovracomunalità»
Rossano Pazzagli, che è stato il primo presidente del Circondario della Val di Cornia, boccia il Comune Unico. «Autonomi e insieme», sono le due parole d’ordine che lancia l’ex sindaco di Suvereto, docente universitario e di Associazione Democrazia e Territorio. «L’idea di un comune unico in Val di Cornia, lanciata circa vent’anni fa dal Pci-Pds locale, bocciata nella realtà e riproposta ora da due esponenti del Pd come Anselmi e Tortolini è sbagliata e fuori luogo, un diversivo rispetto alla crisi evidente della sovracomunalità. La vecchia idea del comune unico viene rispolverata infatti nel momento più basso delle politiche sovracomunali dagli anni ’70 in poi. Prima con l’Associazione intercomunale, poi con il CCT (Comitato di coordinamento territoriale), infine con il Circondario i comuni della Val di Cornia si erano sempre dotati di strumenti per governare insieme il territorio.
Oggi invece non c’è più niente e – come ha giustamente denunciato il sindaco di Suvereto Pioli – ciascun comune rischia di andare per conto suo. In questa situazione l’idea del comune unico appare nefasta: una inutile prova di forza, un dibattito che potrebbe durare anni e diventare un ennesimo tormentone in una zona tormentata. Non è di questo che la Val di Cornia ha bisogno. Hanno fatto bene i sindaci dei quattro comuni minori ad esprimere perplessità nei confronti dell’uscita del sindaco di Piombino e a rifiutare logiche annessioniste».
Cosa serve invece alla Val di Cornia?
«Una effettiva politica di area centrata sui municipi, che devono restare autonomi e capaci di lavorare insieme. Importanti studi indicano ormai il rilancio del locale (da non confondersi con il localismo) come la via maestra per combattere la crisi globale e il degrado della politica.
Ci vorrebbe dunque un rafforzamento dei Comuni, non il loro smantellamento; il fine deve essere la salvaguardia di diritti e servizi faticosamente conquistati nel tempo, il mantenimento di una rappresentanza democratica vicina alla gente, il rispetto delle peculiarità locali e il ruolo dei consigli comunali. E, in tale ottica, promuovere con urgenza strutture snelle di associazionismo e di coordinamento intercomunale, come l’Unione de comuni».
Cosa accadrebbe invece con l’istituzione del Comune Unico?
«Aumenterebbe la distanza tra cittadini e amministratori, annientando le possibilità di autogoverno delle comunità, indebolendo la democrazia e creando zone forti e zone deboli. Avverrebbe quello che è già avvenuto per molti servizi pubblici, dove una dimensione più ampia e lontana ha prodotto inconfutabili effetti negativi. Comuni efficienti e autonomi che sappiano lavorare insieme per il bene dei cittadini, l’equilibrio del territorio e la salvaguardia delle risorse: ecco quello che servirebbe alla Val di Cornia come agli altri territori della Toscana».
m. p. La Nazione 30.8.2011