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La Parchi non può morire

Maggio 25, 2020
In Territorio & Ambiente
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LE CAVE NEL TERRITORIO

L’emergenza Coronavirus ha sospeso tutto, compreso il percorso di regolare apertura della Soc Parchi Val di Cornia. Naturalmente però, le dinamiche politiche che avevano determinato una profonda spaccatura all’interno dei Comuni soci, resistono e pare abbiano prodotto l’effetto che ci si attendeva.

San Vincenzo ha affidato Rimigliano alla gestione dell’azienda che tratta i rifiuti, il che rende superfluo ogni commento, Piombino ha avviato la stagione aprendo i musei sul suo territorio comunale con una inaugurazione cui erano presenti solo i responsabili piombinesi, Campiglia non ha ancora sottoscritto il contratto di servizio, di cui ovviamente le opposizioni nulla sanno, e continua a sollevare obiezioni sul CdA nominato ormai mesi fa.

Le condizioni in cui il progetto della Parchi era finito con la fine delle precedenti amministrazioni erano gravi ed era difficile immaginare che tuttavia il 2020 avrebbe segnato il punto di regressione finora più acuto dell’originario progetto di gestione unitaria e coordinata del patrimonio ambientale, storico e archeologico della Val di Cornia. Inutile ricordare le decisioni folli che si sono succedute negli ultimi dieci anni almeno, minando alla base l’autonomia gestionale ed economica dell’azienda e, cosa ancor più grave, radicando nelle Amministrazioni la convinzione che il sistema dei parchi non esistesse più e che ognuno fosse responsabile per il proprio pezzetto.

Appare anche evidente che ormai per quest’anno i giochi sono fatti e impuntarsi come fa il Comune di Campiglia è sbagliato e rischioso perché il sito di San Silvestro ha bisogno di avere garanzie immediate sulla stagione in corso ed è da escludere che il Campiglia possa fare a meno della Parchi evenienza sciagurata per cui non avrebbe neppure le risorse.

La sfida che le cinque amministrazioni della Val di Cornia hanno dinnanzi è far sì che il 2021 segni il vero punto di ripartenza del progetto Parchi Val di Cornia secondo i principi originari, quelli della convenzione del 2002 che Ticciati cita ma che mina alla base continuando in un duello pericoloso con gli “avversari” del Comune di Piombino. In particolare si devono garantire oltre all’assoluta trasparenza della gestione societaria (questione indispensabile sempre e comunque), il rilancio dello spirito solidaristico e mutualistico nella gestione del patrimonio che sempre più è invece considerato separatamente da ciascun comune come un pezzo a sé da gestire separatamente.

Certamente a garantire questo deve essere anche la condotta del CdA che non esiteremo a denunciare qualora assumesse posizioni diverse, ma la continua lotta tra i comuni soci animata oggi da Campiglia e l’incertezza sull’anno in corso devono cessare.

Questa involuzione nella concezione dell’unitarietà della nostra ricchezza ambientale, storica e archeologica, se dovesse perdurare, porterà alla fine della Soc Parchi, prospettiva resa oggi vicinissima dall’esempio della gestione di Rimigliano a Sei Toscana. Anche “l’inaugurazione”, o per meglio dire l’apertura della stagione estiva, dei siti di Populonia e Baratti da parte dei soli rappresentanti piombinesi è un’immagine che non fa bene alla coesione del sistema.

Recuperare valori perduti per rendere il progetto Parchi attuale e competitivo, a prescindere dai colori politici giacché le istituzioni non ne hanno, è l’unica via percorribile.

Gruppo 2019

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Tags: ComunicatiParchi
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