Con la SPENDING REVIEW la società Parchi della Val di Cornia rischia la chiusura. A lanciare l’allarme è il presidente Luca Sbrilli. «La situazione del comparto siderurgico locale rende più incisivo il quadro di crisi generale che vive il nostro paese. Per questo è necessaria la massima attenzione e mobilitazione dei cittadini e delle istituzioni; tuttavia non dobbiamo distogliere l’attenzione dal voto di queste ore in Parlamento del maxi emendamento relativo al decreto di riduzione della spesa pubblica meglio conosciuto come spending review.
Tra le novità, poco dibattute, c’è la chiusura delle società pubbliche o partecipate che espletano servizi per gli enti locali — incalza Sbrilli — tra queste ricadono anche i soggetti che operano nel mondo della cultura tra le quali la società Parchi Val di Cornia. Con un decreto si vuole azzerare l’esperienza trentennale delle autonomie locali di questo Paese che sono riuscite, attraverso forme giuridiche diverse in funzione delle condizioni socio economiche dei vari territori, a valorizzare il vasto sistema culturale, a creare posti di lavoro e produrre economia, persino a trasformare le identità di molte città e territori. Questo processo, lento ma costante, ha permesso di allineare l’Italia al resto degli altri paesi europei».
DUE LE ALTERNATIVE proposte dal decreto, considerate dal presidente Sbrilli «impraticabili»: da un lato riportare la gestione in mano ai Comuni dall’altra, ricercare attraverso forme di evidenza pubblica, soggetti privati. «I Comuni — dice ancora Sbrilli — sappiamo essere già esasperati dalle molte deleghe e dai tagli finanziari nonché da un blocco delle assunzioni si troverebbero nell’impossibilità di gestire in maniera diretta il loro patrimonio. La seconda soluzione parte da un presupposto errato in origine: non esiste infatti un mercato di privati che opera nel settore della cultura che non necessiti di supporto pubblico. La cultura è, e non può essere altrimenti, appannaggio del privato in quanto la sua valenza è prettamente sociale. In questo momento di difficoltà generale, la soppressione di soggetti che sostengono l’economia reale è assai pericoloso, a maggior ragione se ciò avviene mediante azioni radicali senza valutare le tante esperienze virtuose così come ha saputo dimostrare la Parchi Val di Cornia grazie anche ai molti riconoscimenti a livello nazionale e non solo».
«LA SPERANZA — conclude Sbrilli — è che le modifiche apportate al maxiemendamento prevedano lo stralcio di alcuni articoli, così come avanzato da più parti (tra cui Federculture), ma ciò che più preoccupa è la valenza politica del decreto: oltre alla più generale volontà di privatizzazione dei servizi per gli Enti locali anche il relegare la cultura a qualcosa di marginale senza prendere atto del suo ruolo nel quadro economico e sociale del paese».
Maila Papi – La Nazione