Le riforme istituzionali sono urgenti perché non è più sostenibile un’organizzazione della pubblica amministrazione che costa molto ai cittadini, ma restituisce poco in termini di quantità, qualità e efficienza dei servizi.
E’ una sfida che, fino ad oggi, gli schieramenti politici non hanno assunto, frenati da due ostacoli: la mancanza di un progetto organico di riforma e la resistenza di posizioni di potere, politico e burocratico, che si antepongono agli interessi del paese.
Anche il recente tentativo governativo di diminuire il numero delle Province si è concluso con un nulla di fatto, lasciando dietro solo confusione. La Regione Toscana non ha dato prova di chiarezza strategica tant’è che non è riuscita ad assumere una posizione univoca sulle nuove province. Gli amministratori della Val di Cornia, anziché interrogarsi sull’utilità delle Province, hanno dato vita a una babele di opinioni, molto confuse, sulla gravitazione della nostra zona verso Livorno o verso Grosseto. Lo hanno fatto con i limiti che da tempo li caratterizzano: non riescono più a promuovere un confronto ordinato, procedono in ordine sparso e non coinvolgono i consigli comunali ai quali spetta assumere le decisioni.
Si finisce così per suscitare attese o resistenze tra i cittadini che naufragano nel nulla e nell’immobilismo, aumentando la sfiducia nella politica.
La realtà, evidentissima, è che la Val di Cornia non esiste più come ambito istituzionale. Dopo lo scioglimento del Circondario nel 2010, nonostante lo avessero solennemente promesso in campagna elettorale, le maggioranze non hanno voluto dar vita all’Unione dei Comuni che avrebbe potuto garantire il proseguimento e lo sviluppo delle funzioni associate per rendere più efficienti e meno costose le nostre amministrazioni.
Nulla di nulla è stato fatto. Sono stati gettati al vento decenni di esperienze amministrative sovracomunali e sono stati persi contributi economici. Questo devono sapere i nostri cittadini.
In ordine sparso e senza mete condivise la Val di Corna non va da nessuna parte: marcia solo verso la confusione, il municipalismo e il declino, sia che si guardi a nord o a sud. E’ quello che sta accadendo da tempo. Il resto è propaganda e sviamento dai fallimenti reali in cui sono incorsi le amministrazioni in carica.
14 dicembre 2012
Comune dei Cittadini, Uniti per Suvereto, Forum San Vincenzo
Sulla stampa:
«Nell’ambito istituzionale la Val di Cornia non esiste più»
«LA VAL di Cornia non esiste più come ambito istituzionale». È quanto sostengono – dopo un’analisi della situazione locale all’indomani anche della vicenda delle province – le liste civiche Comune dei Cittadini, Uniti per Suvereto, Forum San Vincenzo. «Le riforme istituzionali sono urgenti perché non è più sostenibile un’organizzazione della pubblica amministrazione che costa molto ai cittadini, ma restituisce poco in termini di quantità, qualità e efficienza dei servizi. E’ una sfida che, fino ad oggi, gli schieramenti politici non hanno assunto, frenati da due ostacoli: la mancanza di un progetto organico di riforma e la resistenza di posizioni di potere, politico e burocratico, che si antepongono agli interessi del paese».
«ANCHE IL RECENTE tentativo governativo di diminuire il numero delle Province si è concluso con un nulla di fatto, lasciando dietro solo confusione. La Regione Toscana non ha dato prova di chiarezza strategica tant’è che non è riuscita ad assumere una posizione univoca sulle nuove province. Gli amministratori della Val di Cornia – evidenziano le tre liste civiche – anziché interrogarsi sull’utilità delle Province, hanno dato vita a una babele di opinioni, molto confuse, sulla gravitazione della nostra zona verso Livorno o verso Grosseto. Lo hanno fatto con i limiti che da tempo li caratterizzano: non riescono più a promuovere un confronto ordinato, procedono in ordine sparso e non coinvolgono i consigli comunali ai quali spetta assumere le decisioni».
«SI FINISCE così per suscitare attese o resistenze tra i cittadini che naufragano nel nulla e nell’immobilismo, aumentando la sfiducia nella politica. La realtà, evidentissima, è che la Val di Cornia non esiste più come ambito istituzionale. Dopo lo scioglimento del Circondario nel 2010, nonostante lo avessero solennemente promesso in campagna elettorale, le maggioranze non hanno voluto dar vita all’Unione dei Comuni che avrebbe potuto garantire il proseguimento e lo sviluppo delle funzioni associate per rendere più efficienti e meno costose le nostre amministrazioni. Nulla di nulla è stato fatto. Sono stati gettati al vento decenni di esperienze amministrative sovracomunali e sono stati persi contributi economici».
«QUESTO DEVONO sapere i nostri cittadini. In ordine sparso e senza mete condivise la Val di Corna non va da nessuna parte: marcia solo verso la confusione, il municipalismo e il declino, sia che si guardi a nord o a sud. E’ quello che sta accadendo da tempo. Il resto è propaganda e sviamento dai fallimenti reali in cui sono incorsi le amministrazioni in carica».
La Nazione 16.12.2012
Il verdetto delle liste civiche sull’iniziativa piombinese «Senza l’Unione dei Comuni si affossa la Val di Cornia»
Le liste civiche Comune dei Cittadini, Uniti per Suvereto e Forum per San Vincenzo stilano un verdetto di condanna contro le amministrazioni della Val di Cornia. La ragione? «Dopo lo scioglimento del circondario nel 2010 – affermano – nonostante lo avessero promesso in campagna elettorale, le maggioranze non hanno voluto dar vita all’Unione dei Comuni, che avrebbe potuto garantire il proseguimento e lo sviluppo delle funzioni associate per rendere più efficienti e meno costose le amministrazioni». La polemica si inserisce nel dibattito sulle riforme istituzionali – «urgenti perché non è più sostenibile un’organizzazione della pubblica amministrazione che costa molto ai cittadini, ma restituisce poco in termini di qualità e efficienza dei servizi» – e sulla riduzione delle Province. Ce n’é per tutti. «La regione Toscana non ha dato prova di chiarezza strategica, tant’é che non è riuscita ad assumere una posizione univoca sulle nuove province».
Poi è il turno degli amministratori, che, secondo le liste civiche, «anziché interrogarsi sull’utilità delle Province, hanno dato vita ad una babele di opinioni, sulla gravitazione della nostra zona verso Livorno o Grosseto. Lo hanno fato con i limiti che da tempo li caratterizzano: non riescono più a promuovere un confronto ordinato, procedono in ordine sparso e non coinvolgono i consigli ai quali spetta assumere decisioni». La conseguenza sarebbe lo spreco di «decenni di esperienze amministrative sovracomunali» ed in più la perdita di contributi. Non solo, la Val di Cornia marcerebbe «verso la confusione, il municipalismo ed il declino, sia che si guardi a nord o a sud». E questo viene giudicato dalle liste civiche come fallimento reale.
Francesco Rossi
Il Tirreno 16.12.2012