Ho atteso prima di commentare l’uscita della CGIL a favore di Tempestini e contro Ferrari sperando in un ripensamento o in una rettifica, ma ora non resisto più.
→ Leggi il comunicato della CGIL
Si parla di valori come l’antirazzismo, l’antifascismo, la democrazia. Ebbene il sindacato è lo strumento per tutelare il fondamento della Repubblica: il lavoro. Un ruolo di così grande delicatezza richiede una condotta intransigente nell’esigere dalla politica la tutele per il lavoro, e prudente nell’accostarsi alle beghe elettorali.
Questo perché il diritto al lavoro non può essere oggetto di disputa elettorale e la sensibilità della politica nei confronti del cittadino cui è sottratto, non può essere patrimonio di parte. Chi ha vissuto l’ansia e le delusioni della disoccupazione, la paura che porta all’insonnia e che rimette in discussione la considerazione che si ha di sé, la spaventosa condizione d’essere esposti al ricatto, al bisogno, alla miseria, alla perdita della propria dignità, ebbene costoro sanno quale valore assoluto assume chi si fa garante del lavoro e dei suoi diritti.
Un calvario collettivo è stato inflitto alla Val di Cornia e alla città di Piombino in particolare. Una città che ha visto chiudersi l’era del ciclo integrale, ha visto una politica miope che non ha né pianificato una diversificazione produttiva, né preteso l’avvio delle opere indispensabili a qualsiasi rilancio economico (infrastrutture di collegamento al porto, bonifiche).
Una città in cui la politica si è schierata a fianco di Rebrab, concedendo all’algerino lunghi anni di inedia in cui perfino la laminazione perdeva mercato e competitività, dandogli -senza garanzie- le chiavi della città tutta con la variante Aferpi, lasciandogli raccontare dei poli dell’agroindustria, della logistica, dell’altoforno da riattivare o da spostare, dei tre forni elettrici, dei centri commerciali di lusso e compagnia cantando.
Una città in cui la politica ha assistito inerme alla distruzione dell’indotto dell’acciaieria, un tessuto produttivo sorto e cresciuto nei decenni i cui lavoratori non hanno avuto neppure gli ammortizzatori sociali.
Una città in cui la politica ha venduto come “svolte epocali”, l’arrivo dei fanghi di Bagnoli, della Concordia, il polo di rottamazione delle navi militari, il polo nazionale dei rifiuti speciali raccontato come strumento per bonificare il SIN ecc …
È nella campagna elettorale di una città così che la CGIL invita, incredibilmente, a votare la continuità. A votare cioè il sistema politico che ai lavoratori del nostro territorio ha garantito una cosa sola: tanto tempo libero.
Amici della CGIL, guardate le tabelle dei dati sulla disoccupazione. In Val di Cornia il numero di disoccupati cresce a velocità più che doppia rispetto alla Toscana. Ancor più che altrove, in questo territorio i giovani non hanno speranza di costruirsi un avvenire e troppi danno per scontata la necessità di scappare alla ricerca di un luogo ove sia possibile una vita “normale”e, ancor più grave, all’orizzonte non c’è niente. Cosa c’è da salvare nell’azione delle ultime amministrazioni?
Amici della CGIL, conoscete anche voi il dramma che troppe famiglie attraversano, sapete come me che non è nella riproposizione delle stesse ricette e nell’inedia amministrativa sin qui dimostrata che si possono trovare realistiche prospettive per il rilancio economico del territorio.
Non posso credere che abbiate scambiato Francesco Ferrari per Mussolini, Giuliano Parodi per Starace e Carla Bezzini per Farinacci, credo piuttosto che la paura di cambiare abbia pervaso anche voi. Se la paura è un sentimento umano di grande utilità perché ci preserva dal pericolo, quando ci impedisce di cambiare la strada che conduce allo strapiombo, essa degenera in ottusità. Un cambiamento radicale, per cittadini, lavoratori, pensionati, studenti è urgente e non può essere la Tempestini ad attuarlo. Lo sapete benissimo.
Ma il problema è quanta e quale autorevolezza avrete d’ora in avanti a manifestarvi come estranei ai giochi politici e quanto questo nuocerà ai diritti dei lavoratori che dovete preservare.
Quanto coraggio e quanta lungimiranza dimostrò Di Vittorio che nel ’56, facendo infuriare Togliatti, condannò aspramente l’invasione sovietica dell’Ungheria. In questo caso per salvaguardare l’autonomia e l’indipendenza del sindacato non occorreva affatto così tanto coraggio né così tanta lungimiranza. Bastava tacere. D’altra parte non è richiesto a nessuno di assomigliare a Di Vittorio.
Nicola Bertini
Gruppo 2019
Concordo in tutto.
Ti avevo sentito al primo incontro tra candidati sindaci; speravo che tu potessi essere il cambiamento per il Comune di Campiglia, perché con le tue parole si comprendeva la preparazione e la passione politica..