Da quando Lisa Fiorenzani ha risposto ad una bella lettera dei giovani del Comune dei Cittadini, è cambiato il panorama politico istituzionale italiano. Si deve dare atto a Lisa Fiorenzani d’essere stata la sola a rispondere sul tema del lavoro nonostante ormai le ricette sull’argomento di PD e PDL non si discostino affatto, basti vedere l’attacco ricevuto da Fassina ad opera dei siddetti “Liberal” espressione del liberismo estremo capitanato da Ichino. Innanzitutto di che stiamo parlando? Si afferma che oggidì o si assume a tempo determinato, o non si assume affatto e questo sarebbe dovuto a motivazioni economiche e di diritto.
Le prime riguarderebbero il fatto che oggi il mondo è cambiato e non si può più fare lo stesso lavoro per quarant’anni. Ovviamente in questo assunto manca una riflessione pur approssimativa sulla produttività e sulla necessità di ripensare luoghi e orari di lavoro, ma quello che più colpisce è che i lavoratori precari, molto spesso, continuano per decenni a fare lo stesso lavoro precario. Un esempio lampante è quello della scuola. Ovviamente ciò significa che di quei lavoratori il sistema ha bisogno ma che, anziché fornir loro quelle tutele che permetterebbero a milioni di cittadini di avere certezze sufficienti per formare una famiglia e, prosaicamente, rilanciare il mercato interno, si preferisce farli ballare senza diritti e senza certezze economiche.
Anche nel settore sociosanitario di esempi come questo ne troviamo a iosa e questi sono sufficienti a inficiare completamente le affermazioni che vorrebbero spacciare la precarietà come male necessario in un mondo che non si capisce in cosa sia cambiato. Le diseguaglianze crescono i diritti vengono divorati (si veda ad esempio il diritto alla maternità o ad una sanità pubblica efficiente), in questo il mondo cambia ma tale rivoluzione è determinata da una precisa scelta politica.
Secondo pilastro della dottrina Ichino Brunetta Sacconi PDL PD: se un’azienda è in crisi economica non può licenziare e fallisce. Per questo dobbiamo eliminare l’art 18 e sciogliere qualsiasi certezza dei lavoratori. Questa menzogna è talmente ridicola che dispiace dovervisi confrontare. L’Art 18 dello statuto dei lavoratori riguarda l’impossibilità di licenziare senza giusta causa. Ovviamente la crisi economica e il dissesto finanziario costituiscono giuste cause per adire alla Cassa integrazione e successivamente, in caso di ulteriore difficoltà economica, al licenziamento. Questo avveniva quando, negli anni ’80, i lavoratori erano molto più tutelati e avviene oggi.
Dunque leviamo di torno le scemenze e occupiamoci delle cose serie. Dover parlare in un paese che pretende ancora di dirsi “civile” della possibilità di licenziare SENZA GIUSTA CAUSA, è raccapricciante. Questo apre a taluni atteggiamenti molto simpatici da parte di chi detiene il potere: non vuoi lavorare senza le misure di sicurezza? Vai a casa, sei licenziato/a. Rimani incinta? Vai a casa, sei licenziata. Ti rifiuti di avere un rapporto sessuale con il tuo capo? A casa! Non vuoi lavorare il doppio delle ore senza retribuzione? A casa, avanti un altro! Naturalmente con un mondo di precari non c’è bisogno neppure della classica pedata da dietro, basta non rinnovare il contratto.
Mi dispiace se quest’iniezione di realtà, data da un precario, può sembrare ai palati fini poco incline al dialogo, ma è del tutto evidente che posizioni come quelle che dominano il panorama politico si formano o per totale ignoranza della realtà dei lavoratori, oppure per modificare la piramide sociale allargando il divario di diritti e ricchezze tra una massa di disperati e alcuni potentissimi nababbi.
Infine due parole sull’obiettivo che sarebbe raggiungibile grazie a questo massacro di civiltà, a questo moderno sacrificio umano in un sistema neoschiavista. Grazie a misure tanto illiberali, potremmo “crescere”. Ho ventinove anni, peso 72 Kg e sono alto 1,80m. Non sento affatto questa necessità. Non è una battuta. Non è infatti possibile che questo assunto si riferisca alla società. La politica dovrebbe impegnarsi affinché la società cresca in quanto a diritti dei cittadini, cresca nella capacità di convivere nelle diversità, cresca nella sicurezza che diamo alle future generazioni che la loro vita non dovrà essere un inferno, cresca nel livellamento delle differenze economiche e sociali, cresca nella tutela del più debole e nella condanna di qualsiasi ingiustizia o sopruso. Troppo facile piangere le morti bianche e invocare meno diritti per i lavoratori. Siano coerenti i lorsignori che vogliono libertà di licenziare, gioiscano pubblicamente ogni volta che un lavoratore si ferisce o peggio ancora muore, mentre si guadagna da vivere o, come pretende il nuovo mondo della crescita, da sopravvivere.
La politica deve indicare la via perché domani un lavoratore non abbia le stesse tutele della precedente generazione ma ne abbia di nuove e più efficaci. Questa generazione di laureati disoccupati o sottoccupati non deve né rassegnarsi a non avere i diritti dei genitori né accontentarsi di avere gli stessi diritti dei genitori, deve pretenderne di più.
Impossibile? Siamo realisti, esigiamo l’impossibile.
Nicola Bertini
Forum di San Vincenzo