Coraldo Cavicchi ha aperto una squarcio di verità nella palude che, da troppo tempo, tende ad esaltare i dubbi successi e ad occultare i certi fallimenti della Fiera. In origine l’area fieristica fu concepita come struttura espositiva di interesse regionale. L’obiettivo era quello di offrire una vetrina per le imprese della toscana del sud. Venne costituita una società, la CE.VAL.CO, con molti Comuni (tutti quelli della Val di Cornia più Follonica e Scarlino), la Camera di Commercio, la Provincia e molte imprese private. Con il passare degli anni la missione è stata smarrita. La manifestazione più importante, la fiera di maggio, è ormai un grande mercato paesano senza legami particolari con il tessuto produttivo dei territori. Nel 2009 il Comune mise in liquidazione la CE.VAL.CO e affidò la gestione della Fiera alla Società che gestiva la farmacia comunale, mettendo insieme missioni senza nessun legame tra loro. E’ nata così la S.E.FI, una società partecipata unicamente dal Comune di Campiglia, senza legami con altre istituzioni e con il sistema economico locale.
La realtà è che sulla Fiera manca trasparenza, a partire dalle motivazioni che indussero il Comune a spendere 3 milioni di euro per acquistare dalla CE.VAL.CO il complesso fieristico. Una decisione che grava sul bilancio del Comune con un leasing di oltre 270.000 euro annui fino al 2023, non compensato da nessuna entrata dalla gestione delle attività fieristiche. Si tratta dunque di una rimessa secca che potrebbe trovare giustificazione solo di fronte ad evidenti ritorni sociali ed economici. Questi ritorni non ci sono per cui è oggi ragionevole aprire una seria riflessione sugli spazi fieristici e sul loro migliore utilizzo. Le risposte del Presidente della SEFI, Carolini, e del Sindaco Soffritti, confermano invece che non c’è nessuna volontà di discutere. Si preferisce la propaganda, l’autocompiacimento. Basta che il 70% degli espositori prometta di tornare l’anno prossimo ed è un gran successo. Per loro va tutto bene, tanto a pagare i costi della Fiera sono i cittadini con le tasse comunali, sempre più alte.
Il Museo del Lavoro deve far parte di questa riflessione. Da decenni 10.000 pezzi rari che documentano la storia del lavoro in Toscana giacciono in un padiglione sottratto alle esposizioni fieristiche, non adeguato per un museo. Doveva essere una soluzione provvisoria ed invece è diventata quella definitiva. Troppo semplice scaricare le responsabilità sul volontariato che in questi anni si è fatto carico meritoriamente di garantire un minimo di apertura. La realtà è che è il Comune ha immobilizzato un bene pubblico, ha pagato per decenni alla CE.VAL.CO l’affitto per quel capannone spendendo centinaia di migliaia di euro per non avere il Museo. Un vero disastro.
Per questo chiediamo un confronto leale e trasparente sul futuro della Fiera e sul Museo del Lavoro che ancora non c’è. Le cose sono legate tra loro.
Sulla stampa
La Nazione 26.06.2014
Dopo l’attacco di Cavicchi arriva la secca replica del presidente Carolini
«Riconferme dal 70% degli espositori che hanno oartecipato all’ultima edizione»
«Museo, Sefi non c’entra e la Fiera è stata super»
VENTURINA «La Sefi non c’entra niente col museo del lavoro». Una precisazione questa che arriva dal presidente Leonardo Carolini dopo aver letto le dichiarazioni di Coraldo Cavicchi, presidente onorario del Comitato cittadino, che ha criticato il fatto che il museo del lavoro sia rimasto chiuso, anche quest’anno, durante la Fiera mostra. «È proprio in questa occasione che dovrebbe essere visitato» ha detto Cavicchi, ricordando che al suo interno sono conservati oltre 10mila pezzi rari, tra attrezzi e macchine, che rappresentano un pezzo importante della storia agricola toscana. «Il museo non è di nostra competenza – ha sottolineato Carolini – ma è gestito dal Comitato cittadino e dal Comune. Tra l’altro la struttura deve essere messa a norma per adeguarla agli standard antincendio. Quindi non è “colpa” della Sefi se è rimasta chiusa». Parole a cui fanno eco quelle di Rossana Soffritti. «È il Comitato – ha spiegato il sindaco – che decide di tenere chiuso o aperto il museo. Mi sorprende quanto detto da un rappresentate storico della comunità venturinese, è una polemica sterile. Valore alla Fiera che ha avuto davvero un’ottima riuscita». Carolini ci tiene «a puntualizzare alcune cose», soprattutto a proposito di quanto raccontato da Cavicchi su «alcune lamentele raccolte tra i commercianti presenti» che non sarebbero rimasti «così tanto entusiasti» di com’è andata la Fiera in questa 43esima edizione. Cosa che, secondo il presidente onorario del Comitato, contraddirebbe il bilancio più che positivo stilato da Sefi a conclusione dell’evento fieristico venturinese (che gestisce dal 2010). «Lo ribadisco – ha aggiunto Carolini – La Fiera è stata un successone, la migliore edizione degli ultimi 4 o 5 anni. La gente con cui ho parlato era contenta per l’organizzazione e l’allestimento, ha fatto acquisti. E gli espositori hanno risposto positivamente. Come d’abitudine, noi li richiamiamo a una settimana dalla fine. E oltre il 70% ha dato già conferma che sarà presente il prossimo anno. E questo senza dubbio testimonia il gran lavoro svolto, con l’impegno, come sempre da parte nostra, di cercare di fare sempre meglio. Senza dimenticare che la Fiera è un bel volano per l’economia del territorio: alberghi, ristornati e attività ne hanno tratto benefici». Insomma «la Fiera è andata benissimo, e – altro punto importante per Carolini – degli avanzi di gestione ne beneficeranno i cittadini, perché le risorse aggiuntive saranno date al Comune che quindi potrà o ridurre le tariffe o investire in servizi per il paese». Annalisa Mastellone