Che i parchi nazionali e regionali non se la passino bene è noto. Mentre nel Pollino bruciano foreste straordinarie a Roma si sono tempestivamente tagliate le risorse antincendio; quando si dice la tecnica!
Le cronache toscane tornano invece a parlare del Parco della Val di Cornia che non è un parco regionale come quello della Maremma, di San Rossore e delle Apuane. E’ un parco tuttavia -anche se nessuno sembra ricordarlo- che la Commissione ambiente della regione decise a suo tempo di farne il quarto della Toscana. Ma di questi tempi gli smemorati di Collegno sono in sconcertante crescita anche in ambito istituzionale.
Leggo invece un intervento di Massimo Zucconi che di quel parco è persona informatissima sui fatti il quale riferisce delle critiche rivolte – sindaco di Campiglia in testa – alla gestione che dedicherebbe troppo impegno e risorse a ricerche archeologiche anziché darsi anima e core al marketing territoriale.
Zucconi ricorda tra le altre cose che quella della Val di Cornia proprio per quella sua specificità che lo differenzia dagli altri 3 parchi in larga misura in questi anni si è autofinanziato. In un recente dibattito a Piombino con l’amico Sbrilli Presidente del parco seppi non solo che il parco aveva ricevuto da poco un significativo premio sul paesaggio, ma che registrava indici crescenti di visitatori attirati evidentemente da quel patrimonio unico e straordinario non solo archeologico di un territorio dove peraltro le brutte tentazioni invasive e cementificatorie – come sappiamo – non sono mai venute meno. Quanto al marketing territoriale ha poi ovviamente ragioni da vendere Zucconi quando dice che i territori protetti e tutelati hanno successo se sanno non solo fare propaganda ma mettere su piazza e a disposizione dei cittadini cose belle e culturalmente di valore.
L’uomo dell’Hamburger a cui Bondi affidò la gestione dei Musei non mi pare che a Pompei e altrove sia riuscito nell’impresa di far funzionare il marketing che funziona se funziona un Museo come un parco. Tra le critiche di Zucconi quella che trovo più allarmante in questo momento è ‘la scomparsa della sovracomunalità’ in Val di Cornia. La forza di un parco grande o piccolo che sia è la sua capacità di mettere in rete e garantire la collaborazione tra TUTTI i livelli istituzionali coinvolti nella gestione. Non sarebbe male che ci facesse un pensierino qualcuno anche in regione.
Renzo Moschini
Greenreport 19.07.2012
Parchi e futuro. Massimo Zucconi risponde a Casini e Soffritti
In una recente assemblea, Renzo Casini, esponente del PD, e il Sindaco di Campiglia Rossana Soffritti, hanno espresso giudizi preoccupanti sui parchi.
Sorvolo sulle affermazioni di Casini, secondo il quale nella società Parchi, definita “carrozzone”, ci si sarebbero sei dirigenti. Sono affermazioni del tutto prive di fondamento, perchè quella società non ha dirigenti, ha il costo del personale più basso tra le società partecipate, ha assicurato la gestione di parchi e musei con costi inferiori a quelli di strutture simili e, per questo, viene ancora oggi considerata una buona pratica a livello nazionale. Posso dirlo a ragion veduta, avendola amministrata per 9 anni. Sconcerta che Casini, evidentemente molto male informato e mosso da un irresponsabile calcolo politico, neghi l’evidenza e getti discredito su un progetto che ha cambiato in positivo la nostra economia.
Preoccupazioni maggiori destano le affermazioni del Sindaco, per il quale sarebbero state fatte “troppe ricerche archeologiche”, “troppe valorizzazioni” ed ora è giunto il momento di dedicarsi al “marketing territoriale”. Basta analizzare i bilanci per capire che i risultati economici dei parchi sono migliorati man mano che, grazie alla ricerca e oculati investimenti, le aree archeologiche di San Silvestro e Populonia si arricchivano di contenuti e attrattive. Così come lo sviluppo e la qualificazione del turismo in Val di Cornia è andato di pari passo con la crescita del sistema dei parchi. Disponendo di straordinari beni archeologici e naturali, solo in parte valorizzati, è proprio sicuro il Sindaco che la scelta giusta sia quella di fermare questo processo virtuoso? Io penso l’opposto e che, se ben condotto, il progetto dei parchi può crescere, dare risposte di lavoro ai giovani e sostenere lo sviluppo dell’economia locale.
Davvero singolare, poi, è sostenere che il “marketing” prescinderebbe dalla valorizzazione del patrimonio culturale. Secondo questa tesi, essendo l’Italia ricca di beni culturali e paesaggi, dovremmo sospendere studi e ricerche e trasformare archeologi, storici e naturalisti, in “venditori” di quello che altri hanno fatto prima di loro. Una visione miope, poiché il marketing non è scisso dal prodotto e si basa sulla crescita e sulla qualificazione delle offerte culturali e dei servizi. E’ inconcepibile che un territorio che ha queste potenzialità decida scientemente di rinunciarvi, proprio nel momento in cui sono venute meno le certezze dell’economia del secolo scorso, basata sull’industria manifatturiera e sulla speculazione immobiliare.
Senza considerare che il “marketing territoriale” non è la promozione di quello che c’è (questo lo stanno già facendo egregiamente la Parchi e le aziende turistiche), ma una strategia politico-amministrativa che individua i punti di forza dell’identità territoriale e su questi costruisce coerenti azioni di governo: funzioni che spettano ai Comuni e vanno svolte in forma associata. E’ l’opposto di ciò che accade in Val di Cornia, dove è scomparsa la sovracomunalità lasciando spazio a ricatti e decisioni arbitrarie dei singoli Comuni che indeboliscono anche la coesione sociale. Così come manca la coerenza strategica, perché non si può affermare che i parchi sono uno degli elementi forti dell’identità territoriale e compiere scelte che li mettono in contraddizione con le cave a Campiglia, la speculazione edilizia a Rimigliano o la pressione antropica sulla costa che rischia di snaturare il significato stesso delle aree naturali protette; mentre distese di pannelli fotovoltaici e impianti industriali disseminati nelle campagne negano il valore del paesaggio rurale e la tipicità dei nostri prodotti agricoli.
Dunque c’è un vuoto di analisi e di visione strategica che non si colma con slogan, scorciatoie o, peggio ancora, meschini calcoli politici, ma con seri confronti, senza menzogne, e un unico obiettivo: il bene comune e il futuro della Val di Cornia, tanto più in tempi di crisi.
13 luglio 2012
Massimo Zucconi, Comune dei Cittadini
Sulla stampa:
Parchi della Val di Cornia: indietro tutta?
La pulsione suicida (o peggio) di amministratori e politici locali: largo al “marketing” e stop alla valorizzazione di archeologia e paesaggio. Scritto per eddyburg, 16 luglio 2012 (m.p.g.)
Il sistema dei parchi della Val di Cornia è stato, ed è tutt’oggi, uno degli esempi più avanzati e complessi di tutela e valorizzazione integrata del patrimonio culturale e naturale di un territorio. Prende vita dalla pianificazione urbanistica coordinata di 4 comuni della Val di Cornia degli anni 70-90, è stato il luogo di feconde ricerche in campo archeologico e naturalistico, è stato costituito per esclusiva volontà dei Comuni senza ricorrere ad enti parco ed è gestito da una società pubblica che ha raggiunto livelli altissimi di autofinanziamento (99% nel 2007) con tangibili ricadute sull’economia locale, in particolare sul turismo. Tuttavia, neppure questi risultati sembrano mettere al riparo l’esperienza dei parchi della Val di Cornia da regressioni nelle politiche di tutela del patrimonio culturale, nella stessa gestione associata del sistema e, più in generale, nella percezione del valore strategico del progetto.
In una recente assemblea, Renzo Casini, esponente del PD, e il Sindaco di Campiglia Rossana Soffritti, hanno espresso giudizi preoccupanti sui parchi.
Sorvolo sulle affermazioni di Casini, secondo il quale nella società Parchi, definita “carrozzone”, ci sarebbero sei dirigenti. Sono affermazioni del tutto prive di fondamento, perchè quella società non ha dirigenti, ha il costo del personale più basso tra le società partecipate, ha assicurato la gestione di parchi e musei con costi inferiori a quelli di strutture simili e, per questo, viene ancora oggi considerata una buona pratica a livello nazionale. Posso dirlo a ragion veduta, avendola amministrata per 9 anni. Sconcerta che Casini, evidentemente molto male informato e mosso da un irresponsabile calcolo politico, neghi l’evidenza e getti discredito su un progetto che ha cambiato in positivo la nostra economia.
Preoccupazioni maggiori destano le affermazioni del Sindaco, per il quale sarebbero state fatte “troppe ricerche archeologiche”, “troppe valorizzazioni” ed ora è giunto il momento di dedicarsi al “marketing territoriale”. Basta analizzare i bilanci per capire che i risultati economici dei parchi sono migliorati man mano che, grazie alla ricerca e oculati investimenti, le aree archeologiche di San Silvestro e Populonia si arricchivano di contenuti e attrattive. Così come lo sviluppo e la qualificazione del turismo in Val di Cornia è andato di pari passo con la crescita del sistema dei parchi. Disponendo di straordinari beni archeologici e naturali, solo in parte valorizzati, è proprio sicuro il Sindaco che la scelta giusta sia quella di fermare questo processo virtuoso? Io penso l’opposto e che, se ben condotto, il progetto dei parchi può crescere, dare risposte di lavoro ai giovani e sostenere lo sviluppo dell’economia locale.
Davvero singolare, poi, è sostenere che il “marketing” prescinderebbe dalla valorizzazione del patrimonio culturale. Secondo questa tesi, essendo l’Italia ricca di beni culturali e paesaggi, dovremmo sospendere studi e ricerche e trasformare archeologi, storici e naturalisti, in “venditori” di quello che altri hanno fatto prima di loro. Una visione miope, poiché il marketing non è scisso dal prodotto e si basa sulla crescita e sulla qualificazione delle offerte culturali e dei servizi. E’ inconcepibile che un territorio che ha queste potenzialità decida scientemente di rinunciarvi, proprio nel momento in cui sono venute meno le certezze dell’economia del secolo scorso, basata sull’industria manifatturiera e sulla speculazione immobiliare.
Senza considerare che il “marketing territoriale” non è la promozione di quello che c’è (questo lo stanno già facendo egregiamente la Parchi e le aziende turistiche), ma una strategia politico-amministrativa che individua i punti di forza dell’identità territoriale e su questi costruisce coerenti azioni di governo: funzioni che spettano ai Comuni e vanno svolte in forma associata. E’ l’opposto di ciò che accade in Val di Cornia, dove è scomparsa la sovracomunalità lasciando spazio a ricatti e decisioni arbitrarie dei singoli Comuni che indeboliscono anche la coesione sociale. Così come manca la coerenza strategica, perché non si può affermare che i parchi sono uno degli elementi forti dell’identità territoriale e compiere scelte che li mettono in contraddizione con le cave a Campiglia, la speculazione edilizia a Rimigliano o la pressione antropica sulla costa che rischia di snaturare il significato stesso delle aree naturali protette; mentre distese di pannelli fotovoltaici e impianti industriali disseminati nelle campagne negano il valore del paesaggio rurale e la tipicità dei nostri prodotti agricoli.
Dunque c’è un vuoto di analisi e di visione strategica che non si colma con slogan, scorciatoie o, peggio ancora, meschini calcoli politici, ma con seri confronti, senza menzogne, e un unico obiettivo: il bene comune e il futuro della Val di Cornia, tanto più in tempi di crisi.
Eddyburg 16.07.2012
INTERVENTO
È STRATEGICO INVESTIRE SUI PARCHI
TURISMO E SVILUPPO Per fare vero marketing territoriale servono politiche sovracomunali che però non ci sono più
In una recente assemblea, Renzo Casini, esponente del Pd, e il sindaco di Campiglia Rossana Soffritti, hanno espresso giudizi preoccupanti sui parchi. Sorvolo sulle affermazioni di Casini, secondo il quale nella società Parchi, definita “carrozzone”, ci sarebbero sei dirigenti. Sono affermazioni del tutto prive di fondamento, perchè quella società non ha dirigenti, ha il costo del personale più basso tra le società partecipate, ha assicurato la gestione di parchi e musei con costi inferiori a quelli di strutture simili e, per questo, viene ancora oggi considerata una buona pratica a livello nazionale. Posso dirlo a ragion veduta, avendola amministrata per 9 anni. Sconcerta che Casini, evidentemente molto male informato e mosso da un irresponsabile calcolo politico, neghi l’evidenza e getti discredito su un progetto che ha cambiato in positivo la nostra economia. Preoccupazioni maggiori destano le affermazioni del sindaco, per il quale sarebbero state fatte “troppe ricerche archeologiche”, “troppe valorizzazioni” e ora è giunto il momento di dedicarsi al “marketing territoriale”. Basta analizzare i bilanci per capire che i risultati economici dei parchi sono migliorati man mano che, grazie alla ricerca e oculati investimenti, le aree archeologiche di San Silvestro e Populonia si arricchivano di contenuti e attrattive. Così come lo sviluppo e la qualificazione del turismo in Val di Cornia è andato di pari passo con la crescita del sistema dei parchi. Disponendo di straordinari beni archeologici e naturali, solo in parte valorizzati, è proprio sicuro il sindaco che la scelta giusta sia quella di fermare questo processo virtuoso? Io penso l’opposto e che, se ben condotto, il progetto dei parchi può crescere, dare risposte di lavoro ai giovani e sostenere lo sviluppo dell’economia locale. Davvero singolare, poi, è sostenere che il “marketing” prescinderebbe dalla valorizzazione del patrimonio culturale. Secondo questa tesi, essendo l’Italia ricca di beni culturali e paesaggi, dovremmo sospendere studi e ricerche e trasformare archeologi, storici e naturalisti, in “venditori” di quello che altri hanno fatto prima di loro. Una visione miope, poiché il marketing non è scisso dal prodotto e si basa sulla crescita e sulla qualificazione delle offerte culturali e dei servizi. È inconcepibile che un territorio che ha queste potenzialità decida scientemente di rinunciarvi, proprio nel momento in cui sono venute meno le certezze dell’economia del secolo scorso, basata sull’industria manifatturiera e sulla speculazione immobiliare. Senza considerare che il “marketing territoriale” non è la promozione di quello che c’è (questo lo stanno già facendo egregiamente la Parchi e le aziende turistiche) ma una strategia politico-amministrativa che individua i punti di forza dell’identità territoriale e su questi costruisce coerenti azioni di governo: funzioni che spettano ai Comuni e vanno svolte in forma associata. È l’opposto di ciò che accade in Val di Cornia, dove è scomparsa la sovracomunalità lasciando spazio a ricatti e decisioni arbitrarie dei singoli Comuni che indeboliscono anche la coesione sociale. Così come manca la coerenza strategica, perché non si può affermare che i parchi sono uno degli elementi forti dell’identità territoriale e compiere scelte che li mettono in contraddizione con le cave a Campiglia, la speculazione edilizia a Rimigliano o la pressione antropica sulla costa, che rischia di snaturare il significato stesso delle aree naturali protette; mentre distese di pannelli fotovoltaici e impianti industriali disseminati nelle campagne negano il valore del paesaggio rurale e la tipicità dei nostri prodotti agricoli. Dunque c’è un vuoto di analisi e di visione strategica che non si colma con slogan, scorciatoie o, peggio ancora, meschini calcoli politici, ma con seri confronti, senza menzogne, e un unico obiettivo: il bene comune e il futuro della Val di Cornia, tanto più in tempi di crisi.
Massimo Zucconi (Comune dei Cittadini)
Il Tirreno 14.7.2012
Enrico, le opinioni di Soffritti e Casini sono state esposte nell’ assemblea pubblica ricordata da Zucconi, non sulla stampa. Le ho sentite anch’io che ero presente.
Buonasera. Innanzitutto mi scuso per il doppio articolo uguale, evidentemente ho cliccato 2 volte su invio. Tiringrazio della risposta puntuale, del tempoche mi hai dedicato e della spiegazione ma non mi hai detto dove trovare gli articoli di Soffritti e Casini.
Certo la tutela dei beni storici artistici ambientali archeologici e culturali è sicuramente sempre da tutelare e valorizzare, su questo credo che nessuno possa esprimere idea contraria. Concordo che la Soc Parchi possa e debba fare di più e meglio, a tale proposito evidenzio che dal punto di vista ambientale in realtà vi sia un utilizzo della fascia costiera molto migliorabile ed in alcuni punti addirittura da rivedere, mi riferisco prorprio ai bagni e alla duna, in alcuni punti della costa, specie in prossimità dei bar e dei bagni, la duna è stata praticamente eliminata con gravissimo danno non solo alla flora ed alla fauna ma con il rischio di inondazione delle zone limitrofe, basti documentarsi sull’importanza delle dune, della bonifica ecc di questa zona, sostanziali porzioni di barriera costituita dalla prima barriera bassa di arbusti di scopa necessaria per frangiflutti in caso di mareggiata e di contenimento della sabbia delle dune è sparita, anche la seconda barriera di arbusti di scopa, quella alta che delimita la pineta che in sua mancanza la vegetazione verrà bruciata a partire da sotto le chiome dei pini marittimi, uccidendo la già piccola pineta. Per quanto riguarda l’occupazione, una sessantina di persone sono certo meglio di niente e per i lavoratori estivi, ok ben venga ma è precariato e con il precariato non si va da nessuna parte. Relativamente all’agricoltura, con i compensi che rimediano i contadini non credo si possa sperare in un suo incremento, ho paura che se questo avviene è giusto per dar da mangiare alle famiglie come ultima spiaggia di sopravvivenza. Ti confidandoti un po di meraviglia nella tua presa di posizione avversa all’edilizia, posso comprendere la questione speculazione, Rimigliano ecc ma credo che da Architetto quale sei e dirigente del Comune di Piombino in questo settore, sai benissimo che l’edilizia nella nostra zona non coinvolge una sessantina di persone e se si ferma quella come del resto lo è già, credo che sarebbero problemi veramente grossi. Per le cave sono veramente un pugno in un’occhio, uno scempio ma occorrono all’industria ed al terziario ma sopratutto quando si parla di chiudere le aziende bisogna pensare che ci sono persone a lavoro, famiglie che ci vivono, si sente parlare di chiuderle, ok, ma non si sente mai che qualcuno faccia proposte alternative per i lavoratori.
Sperando di non essere inopportuno, ti ringrazio e saluto cordialmente, è sempre un piacere scambiare opinioni con te.
Enrico
Enrico
il progetto dei parchi è quello che ha consentito, tra il 1994 e il 2007, di realizzare il parco archeominerario di San Silvestro, il parco archeologico di Baratti e Populonia, due musei archeologici (uno nel parco di San Silvestro e uno nella città di Piombino), di rendere fruibile la costa della Sterpaia da Perelli a Torre Mozza con servizi e oltre 4.000 posti auto, di difendere le spiagge libere di Piombino e di Rimigliano, di realizzare nei parchi punti di ristoro, ostelli per i giovani e strutture per l’accoglienza.
E’ quello che porta nei nostri territori circa centomila visitatori paganti nei musei e nelle aree archeologiche e centinaia di migliaia di presenze nei parchi costieri nel periodo estivo.
E’ un progetto realizzato in gran parte con fondi europei. Da lavoro diretto ad una sessantina di persone nella società Parchi ed ha consentito che nascessero nuove imprese per la gestione di ostelli, punti ristoro, stabilimenti balneari, ecc. Si tratta di centinaia di persone che lavorano dentro i parchi, anche se molti posti di lavoro hanno carattere stagionale, com’è nel turismo.
Ma il dato più importante è che questo progetto ha contribuito allo sviluppo del turismo, facendo sì che la nostra zona (tutta) oggi non sia più solo industria, come lo è stato per tanti anni, ma una importante realtà turistica della toscana, difendendo spiagge libere e beni culturali. Cosa non scontata. Abbiamo sbagliato? A me pare di no.
Quel progetto oggi è fermo, viene svilito da scelte sbagliate delle nostre amministrazioni e da giudizi come quelli che ho sentito pronunciare da Casini e dal Sindaco Soffritti in una recente assemblea pubblica e che ho richiamato nel mio intervento.
Con questo non nego affatto l’esistenza di problemi nella gestione dei parchi. Anzi, sono sicuro che il clima in cui è costretta a lavorare oggi quella società non favorisce i buoni risultati, anche se si deve sempre ricordare che quell’esperienza viene tutt’ora ritenuta tra le più avanzate in ambito nazionale. Tuttavia si può senz’altro fare meglio (questo è sempre vero e deve essere fatto), ma bisogna che a crederci ed a sostenere quel progetto siano prima di tutto i nostri Comuni, che sono i padroni di quella società e decidono come e da chi deve essere amministrata. La mia opinione è che quel progetto vada migliorato per il bene della nostra comunità. A sentire certi giudizi, invece, mi pare di capire che si pensi che se ne può fare a meno, magari per dare ascolto agli interessi dei cavatori a Campiglia o alla speculazione edilizia dentro Rimigliano.
Il punto di grande divergenza mi pare questo. Io sono tra coloro che pensano che cave, speculazione edilizia e industria pesante non assicurino un futuro per i giovani e che bisogna investire sulle risorse paesaggistiche e culturali di cui è ricco il nostro territorio, così come bisogna valorizzare meglio le nostre campagne e l’agricoltura.
Per questo servono una rinnovata fiducia nel progetto dei parchi, idee e competenze per superare le difficoltà e per creare nuova qualificata occupazione. L’esperienza che ho compiuto dal 1998 al 2007 nella società Parchi mi sostiene nella convinzione che questo è possibile. Servono però competenze politiche, amministrative e manageriali che mi pare manchino in chi oggi amministra il nostro Comune e la Val di Cornia.
Un saluto. Mi farebbe piacere, anche in forma riservata, sapere chi sei. Il mio indirizzo è: zuma53@gmail.com
Massimo Zucconi
Ciao Massimo, ho letto il tuo accorato articolo, ma ho dei dubbi, non solo su quello che dice Soffritti e Casini ma anche su quello che dici Te. Dove trovo gli articoli di Soffritti e Casini ?
L’argomento è sicuramente interessante ma in effetti, sicuramente per ignoranza, ma da parte di noi comuni cittadini, sentendo il parere di tanta gente, la soc parchi non pare questa così grande opportunità per il territorio, in effetti pare lo sia più per alcuni (pochi) forse manca più trasparenza e coinvolgimento ? mi piacerebbe saperne di più. Grazie. Un saluto. Enrico
p.s. io frequentatore estivo della zona costiera gestita dai parchi, sicuramente avrei critiche (costruttive!) consigli, richieste, ritengo ci sia bisogno e margine di migliormanto.
Ciao Massimo, ho letto il tuo accorato articolo, ma ho dei dubbi, non solo su quello che dice Soffritti e Casini ma anche su quello che dici Te. Dove trovo gli articoli di Soffritti e Casini ?
L’argomento è sicuramente interessante ma in effetti, sicuramente per ignoranza, ma da parte di noi comuni cittadini, sentendo il parere di tanta gente, la soc parchi non pare questa così grande opportunità per il territorio, in effetti pare lo sia più per alcuni (pochi) forse manca più trasparenza e coinvolgimento ? mi piacerebbe saperne di più. Grazie. Un saluto. Enrico
p.s. io frequentatore estivo della zona costiera gestita dai parchi, sicuramente avrei critiche (costruttive!) consigli, richieste, ritengo ci sia bisogno e margine di migliormanto.