L’istituto del referendum rappresenta l’ultimo approdo per capire la posizione da assumere su una determinata questione d’interesse collettivo. Viene invocato quando per decidere su un tema, spesso delicato, si chiama lo stesso corpo elettorale e non i rappresentanti politici.
Esso riassume l’essenza della democrazia spogliata da ogni intermediazione. Ciò è accaduto a livello nazionale lo scorso Giugno su materie importanti quali acqua, nucleare e legittimo impedimento, dove sono stati raggiunti risultati storici. Il nostro ordinamento, oltre che prevedere il referendum abrogativo a livello nazionale, obbliga, col Testo Unico degli Enti Locali, i comuni a riconoscere nei propri statuti, qualsiasi forma di referendum; consultivo, propositivo ed abrogativo.
La ratio è quella di aprire il più possibile il confronto con la popolazione attraverso la democrazia diretta, così da ricorrervi con maggior facilità e frequenza. Perfetta applicazione dell’art 1 della Costituzione ove si riconosce la sovranità popolare. Molti Comuni come il nostro non lo hanno mai utilizzato, preferendo agire in virtù del mandato elettorale ricevuto, mentre in quelli più virtuosi è abbastanza frequente.
Milano per esempio, negli stessi giorni di quello Nazionale, ha sottoposto agli elettori ben 5 quesiti per capire quale fosse l’opinione maggioritaria per procedere a scelte riguardanti l’assetto futuro del proprio territorio e dei trasporti pubblici locali. Potrei elencare moltissimi altri casi di città più o meno piccole ma non è questo il punto. Sapere che si può fare ed esercitarlo è il nostro obiettivo, soprattutto perché, dopo l’approvazione del Regolamento Urbanistico, abbiamo avanzato forti perplessità sulle scelte che l’amministrazione si è prefissata ed abbiamo riscontrato una condivisione nella popolazione.
Questo ci ha incoraggiati a vedere se nel nostro Comune si potesse procedere su questa strada ma ci siamo subito accorti che lo Statuto, prevedeva sì il referendum, dato che non farlo sarebbe stato contrario alla legge, ma elencava, a sua totale discrezione, tra le materie che non potevano esservi sottoposte, TUTTE quelle inerenti l’urbanistica.
Se ci pensiamo bene, in un Comune, togliendo al cittadino la possibilità di esprimersi sull’ intera materia urbanistica che modifica e programma l’uso del proprio territorio, su quali altre materie dovrebbe esprimersi? Alla fine non ci rimane granché. Giunti a questa triste realtà abbiamo presentato a Luglio una mozione per modificare lo Statuto, in modo da poter cambiare tale disposizione di irragionevole chiusura, cercando di renderla più permissiva e nella speranza di trovare interlocutori disposti a riflettere per approdare ad una soluzione. Niente di tutto questo.
La nostra mozione vedeva l’appoggio dei nostri consiglieri e quelli del Popolo della Libertà. Una condivisione su un tema fondamentale che va oltre l’appartenenza politica e la bandiera, proprio perché si parla dell’essenza della democrazia, non certo di una bischerata qualunque.
Ci aspettavamo dalla maggioranza la richiesta di un periodo di riflessione, per discuterne meglio ed invece un no secco ed immediato, argomentato in malo modo, che a mio parere, non può non aver contrariato anche alcuni dei suoi consiglieri. Come può una coalizione che si definisce Democratica assumere questo atteggiamento? Perché non chiedere ai cittadini, per esempio, se ritengono giusta la costruzione del nuovo cimitero davanti a Montioncello, proprio accanto alla storica Villa Boldrini, la trasformazione in appartamenti delle scuole Marconi o la costruzione di case a cingere i laghetti di Tufaia? Non sarebbe stato un segnale di buona amministrazione? Secondo noi sì, perché avremmo capito se la maggioranza dei cittadini preferisce vedere una Venturina crescere in abitazioni senza offrire servizi, o puntare finalmente all’attrattività legata al termalismo, che molti paesi ci invidiano e sulla quale avrebbero fondato gran parte della loro economia.
Se a questo vi aggiungiamo un’iniezione di gusto estetico fatto di verde e piste ciclabili, daremmo finalmente un ingresso nord ad un paese che non riesce ancora a trovare una propria identità che sia proiettata verso il futuro. Secondo noi gli strumenti di democrazia diretta vanno usati, perché in questo modo gli amministratori dimostrano di non aver timore del giudizio dei propri cittadini e che amministrano la cosa pubblica interpretandone bisogni ed esigenze. Ci pare che la posizione della maggioranza sia stata più che impopolare, lasciando intravedere l’atteggiamento di quei politici che bussano a casa della gente sotto le elezioni e che poi fanno come vogliono.
Per questo vi continueremo ad informare e promettiamo di riportare il tema all’attenzione del Consiglio Comunale, affinchè gli elettori prendano coscienza del fatto che democrazia non significa andare a votare ogni cinque anni qualcuno, ma partecipare attivamente ai processi decisionali particolarmente delicati, è lo stesso ordinamento che ce lo consente. Speriamo vivamente che questa discussione porti consiglio alla maggioranza e possa farla ravvedere. Noi andremo avanti su questa linea per dovere civico e morale.
Consigliere del Comune dei Cittadini
Giacomo Spinelli
Sulla Stampa:
«Referendum sull’urbanistica»
Comune dei cittadini chiede la modifica dello statuto
Prosegue la discussione sul referendum popolare in materia di urbanistica e assetto del territorio, negato dagli statuti dei Comuni della Val di Cornia, ma permesso da molti Comuni toscani e dalla stessa Regione.
Ad intervenire sull’argomento, è il consigliere campigliese di Comune dei Cittadini, Giacomo Spinelli. «L’istituto del referendum – sostiene Spinelli – rappresenta l’ultimo approdo per capire la posizione da assumere su questioni di interesse collettivo. Esso riassume l’essenza della democrazia spogliata da ogni intermediazione. Il nostro ordinamento, oltre a prevedere il referendum abrogativo a livello nazionale, obbliga i Comuni, col Testo unico degli enti locali, a riconoscere nei propri statuti ogni forma di referendum: consultivo, propositivo ed abrogativo.
E’ indispensabile – prosegue – aprire il confronto con la popolazione attraverso la democrazia diretta, perfetta applicazione della Costituzione. Sapere che si può fare ed esercitarlo è il nostro obiettivo, soprattutto perché, dopo l’approvazione del regolamento urbanistico, abbiamo avanzato forti perplessità sulle scelte che l’amministrazione si è prefissata, riscontrando condivisione nella popolazione».
«In un comune – aggiunge Spinelli – se si toglie al cittadino la possibilità di esprimersi sull’uso del proprio territorio, non rimane granché. Abbiamo presentato a luglio una mozione per modificare lo statuto del Comune di Campiglia. Ci aspettavamo dalla maggioranza un periodo di riflessione, ed invece è arrivato un no secco ed immediato. Una coalizione che si definisce democratica non può comportarsi così.
Perché non chiedere ai cittadini cosa ne pensano delle idee dell’amministrazione sul nostro territorio? Non sarebbe un segnale di buona amministrazione? Con gli strumenti di democrazia diretta, gli amministratori dimostrerebbero di non temere il giudizio dei propri cittadini e di amministrare interpretandone le esigenze».
Comune dei Cittadini riporterà l’argomento in consiglio comunale «affinché gli elettori – dice Spinelli – prendano coscienza che democrazia non significa andare a votare ogni 5 anni, ma partecipare attivamente ai processi decisionali».
(p.f.) Il Tirreno 08.09.2011