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Rimigliano, si estende il fronte del no

Luglio 10, 2011
In Territorio & Ambiente
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E’ ormai folto il gruppo di chi si oppone al piano della Tenuta di Rimigliano, che prevede la costruzione di 180 appartamenti, un albergo da 18mila metri cubi, parcheggi, piscine. Venerdì sera, in piazza Unità d’Italia a San Vincenzo, oltre 200 fra cittadini e turisti si sono riuniti per partecipare all’iniziativa “Salviamo Rimigliano”, organizzata da Forum, Comitato per Campiglia, Giù le mani da Baratti, Uniti per Suvereto, Legambiente Val di Cornia, Comune dei Cittadini e Rifondazione comunista Val di Cornia-Elba.

Durante l’iniziativa, hanno aderito al movimento dei contrari al piano anche Italia Nostra, la Rete di Alberto Asor Rosa, Fabbrica di Niki, Comitato Acqua pubblica, Comitato antinquinamento, Sinistra per Castagneto, Domenico Finiguerra, “Stop al consumo di territorio” e Grig (Gruppo di intervento giuridico), che ha preannunciato azioni legale.
Nicola Bertini e Massimo Zucconi hanno illustrato la storia recente dell’area, il piano e le osservazioni della Regione, che tale piano ha criticato duramente. Secondo Zucconi, «occorre mettere mano con urgenza al nuovo piano strutturale di San Vincenzo, confrontarlo con le strategie di governo degli altri Comuni, con i nuovi indirizzi del governo regionale e assumere decisioni coraggiose, coerenti con la tutela della funzione agricola e del paesaggio».
Gli architetti Massimo Cionini e Alberto Primi hanno centrato l’attenzione sull’importanza dell’agricoltura, presentando esempi di tenute toscane considerate modelli di turismo ed economia legati all’ambiente e sviluppo di agricoltura e allevamento.

Il garante della Regione Morisi: «Partecipazione necessaria per la trasparenza»
L’intervento che più ha colpito è stato quello del professor Massimo Morisi, garante della partecipazione per la Regione. «Il governo del territorio in Toscana – ha detto – vive tensioni legate ad appetiti speculativi. I progetti sembrano orientati a sperare che la costa toscana si posizioni su una fascia aristocratica dell’offerta turistica. Ebbene, questa fascia alta è più facilmente intercettabile con la qualità e la naturalità dei parchi e con la loro valorizzazione agricola, o con l’aggiunta di ville alle villette dell’ultimo ventennio?».
«Rimigliano – ha aggiunto – è un gioiello italiano, un bene di tutti. I Comuni hanno responsabilità decisionali che vanno al di là dei loro confini, proprio per il valore dei beni che sono chiamati ad amministrare. Questo è un problema istituzionale al quale la classe politica di questa regione è chiamata a porre rimedio».
Circa la necessità della partecipazione cittadina, Morisi non ha dubbi: «Rimigliano – ha detto – presenta un’alta conflittualità, dovuta alla legittima preoccupazione per quanto a questo bene comune potrebbe capitare. Un’efficace partecipazione civica è la via maestra. E’ bene che i cittadini richiedano un percorso partecipativo pubblico per discutere le controdeduzioni che il Comune presenterà alle osservazioni, molto penetranti, di Regione e altri soggetti».
«E l’ora che i tavoli tecnici siano trasparenti. Qualunque sia la decisione finale occorre che i cittadini possano monitorare la messa in opera del progetto, e che la discussione pubblica su osservazioni e controdeduzioni sia un’occasione per valutare scelte e alternative. Se così sarà – ha concluso – Rimigliano, come Baratti, potrà costituire un tassello importante perché la partecipazione diventi pratica reale di governo del territorio».
PAOLO FEDERIGHI
Il Tirreno 10.7.2011

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