Comune dei Cittadini 14.10.2011
Pubblicato su Il Tirreno e la Nazione
La violenza non appartiene ai metodi di lotta dei comitati
In relazione ai gravissimi fatti occorsi ieri nella tenuta di Rimigliano, il Comitato per Campiglia e il GRIG (Gruppo d’Intervento Giuridico onlus) condannano qualsiasi atto di violenza che attenti alle persone e ai beni materiali.
Rivendica che i propri metodi di opposizione e critica alle politiche delle amministrazioni locali sono sempre stati quelli dell’analisi critica dei documenti, del confronto tra idee, del pubblico dibattito e della divulgazione dei reali contenuti degli atti pubblici.
Le manifestazioni violente e criminose, di stampo intimidatorio e mafioso, non appartengono in nessun modo all’idea di quella vigile, lucida, argomentata, appassionata lotta per la difesa dei beni culturali, storici e paesaggistici che da sempre contraddistingue la nostra attività.
Comitato per Campiglia
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus (GRIG)
Atto allarmante
Ha ragione Berrighi, l’ultimo di una lunga serie. La perdita per la proprietà della Tenuta e per il patrimonio ambientale di tutti noi è grave. Comprendo e condivido la costernazione e lo sgomento della proprietà a cui assicuro solidarietà e vicinanza. Ovvio che, a sangue freddo, è del tutto impossibile mettere in correlazione la battaglia politica che abbiamo fatto e continueremo a fare, con un gesto di devastazione ambientale che non può essere ricondotto in nessuna maniera agli ambienti ipotizzati negli articoli oggi comparsi. Immagino che tutti possiamo ben comprendere che chi lotta per la salvaguardia del territorio non si avvicinerà mai ad un pino secolare neppure con un cucchiaio.
Ciascuno di noi faccia le proprie considerazioni ma mi pare del tutto evidente che le motivazioni – se di motivazioni si può parlare – per un gesto così barbaro non sono da ricercarsi negli atti amministrativi o nella lotta politica. Questi delitti si compiono o per una devianza personale, ma la premeditazione dell’atto pare escludere una simile ipotesi, o per interesse. Che qualcuno del mondo dell’ambientalismo o le forze politiche e sociali che si oppongono al piano di Rimigliano, possano avere simili interessi è ipotesi un po’ troppo ardita, soprattutto visto che ce ne sono di molto più verosimili.
Nicola Bertini – Forum del Centrosinistra per San Vincenzo
I FATTI:
Rimigliano, incursione notturna dei vandali alla tenuta Indagini della Digos e dei carabinieri di S. Vincenzo
Danno ambientale enorme, danno economico di circa 200mila euro.
Difficile proteggere questo spicchio recintato in mezzo a 560 ettari di tenuta, comunque lontano dall’unico podere ancora abitato. «Alberi qui da secoli, immensi, fino a 20-25 metri d’altezza…» dice, costernato, Maurizio Berrighi che è appena stato informati di quanto accaduto nella notte.
Berrighi cerca di far scendere dalle strutture pericolanti Ranieri Antonini, il capo caccia, impegnato a tirar giù quanti più piccioni “volantini” (che servono da richiamo per i colombi) ancora in vita sui loro appostamenti.
Berrighi guida la cordata di imprenditori che, nel 2004, ha acquistato la tenuta (le famiglie Antinori, Pecci, Marchi – Falk): «Insieme ai pini – prosegue – sono venuti giù tanti altri alberi… querce, lecci, cerri, un disastro».
Come si può fare una cosa del genere in nome della natura, contro la natura? «Non mi rendo conto di chi possa essere stato né perché – risponde Berrighi – Purtroppo il clima è teso, la battaglia a proposito della tenuta di Rimigliano non è stata sempre civile. Continui attacchi, necrologi per il cemento nella tenuta accanto a quelli per i defunti veri. Con gli eccessi si rischia poi di arrivare a questi effetti».
A fare i rilievi, di prima mattina, anche la Digos.
Poi sul posto soprattutto i carabineri della stazione di San Vincenzo, che si stanno occupando delle indagini.
Al momento si parla soprattutto di un atto di delinquenza comune, probabilmente maturato in ambito locale.
Il perché è ancora tutto da stabilire.
Resta uno spettacolo attraversare questa tenuta, dalla Pincipessa. Soprattutto natura. I fagiani, saltellanti, sopportano il passaggio della macchina sulla strada con aria di sufficienza.
«Sono entrati armati di motosega elettrica, saltando la ferrovia e tagliando la rete – aggiunge Berrighi – in tre o quattro. Sono venuti qui anche degli esperti nel taglio degli alberi perché l’hanno fatto in modo tale da direzionare la caduta per distruggere il più possibile. Potrebbero aver fatto tutto anche in un quarto d’ora».
Possibile abbattere capanni – questi costruiti con tanto di ascensore tra il 2004 e il 2007 – e colombacci per dimostrare che si è contrari comunque alla caccia, (strumento tipico “dell’ambientalismo estremo”)? Oppure, forse, l’ambientalismo al contrario, che si schiera contro la progettualità, ma non sarebbe forse questa una sconfitta delle politica e di ogni cercato invano “percorso partecipativo”?
«E venerdì scorso un’assurda avvisaglia – riprende Berrighi – sempre di notte è stata spaccata, con un frullino, la centralina dell’acqua lasciando a rubinetti asciutti quanti ancora vivono alla fattoria e anche tutta la tenuta».
L’imprenditore non manca di ricordare quanto accaduto la notte di Natale 2009: «Quella volta, la mattina del 26, il guardiacaccia trovò una cinquantina di buchi proprio qui attorno, nella rete della riserva… quella volta scapparono una trentina di cinghiali».
Stavolta se possibile è peggio.
Alcuni cacciatori che fanno parte della squadra fissa nella riserva – sono 7, il resto delle presenze è su invito – presidiano l’area e sono molto preoccupati: «Gente così, pronta a tutto – commentano – Il bosco è secco da troppo tempo, a rischio incendio…».
La vigilanza sarà massima, oltre a quella svolta sempre dai guardiacaccia. Da subito si provvederà all’installazione di telecamere, ovunque.
CECILIA CECCHI – Il Tirreno 14.10.2011