Val di Cornia, agricoltura in ginocchio per la straordinaria siccità
L’ondata straordinaria di caldo ha compromesso molti raccolti e il bilancio dei danni per il settore agricolo livornese diventa ogni giorno piu’ pesante. Sono state fortemente danneggiate, molte colture. A risentire sono state, soprattutto, le colture stagionali, ma non sono state risparmiate colture permanenti quali vite e olivo. Secondo una prima stima dell’ufficio tecnico agronomico della Cia di Livorno i cali produttivi in alcuni casi sono molto consistenti.
Pomodoro da industria. Ha risentito del perdurare della negativa combinazione di siccità ed elevate temperature, che in alcuni casi, insieme alla scarsa disponibilità di acqua per l’irrigazione, ha compromesso la qualità del prodotto finito Dai primi dati disponibili, sulle consegne effettuate a partire dal 1° agosto nello stabilimento dell’Italian Food di Venturina, si può affermare una contrazione media delle rese di circa il 30% accompagnata da una minor qualità del prodotto. Considerato che in questa campagna, la superficie investita a pomodoro da industria è stimabile in poco meno di 350 ettari, per una produzione complessiva di circa 300/315.000 quintali per una annata normale, la riduzione di prodotto può essere valutata in circa 90.000 quintali. Vigneto. I danni produttivi si stimano intorno al 25%. Sono riscontrabili diversi sintomi di stress idrico come disseccamenti fogliari, soprattutto alla base dei tralci e mancato accrescimento delle bacche. In taluni casi la siccità perdurante di questi mesi potrebbe aver compromesso la pianta stessa pregiudicando in questo caso anche le produzioni future. Oliveto. Anche per l’olivo si prospetta un’altra annata di scarsa produzione.
La Cia stima una contrazione del 35% delle olive che si andranno a raccogliere, che tra l’altro di minor speso specifico che conseguentemente si tradurrà in una riduzione della resa in olio Colture ortive. La Cia stima un calo produttivo del 10% localizzato in aree come la Val di Cornia dove alla siccità si è accompagnata ad una minore disponibilità di acqua. Girasole. Disastrosa la campagna del girasole con raccolti che si preannunciano scarsissimi e cali produttivi generalizzati con perdite di produzione che stimiamo possano quantificarsi intorno all’80%. Zootecnia. Negli allevamenti si registrano forti cali di produzione ed aumento dei costi per assicurare la qualità del latte e della carne. Riduzione drastica della produzione di foraggi, a causa dell’impossibilità di effettuare i secondi tagli.
Il Tirreno 01.09.2012
Acqua, è crisi nera ma la Val di cornia regge l’emergenza
La soglia della falda acquifera della Val di Cornia viaggia sui 9,5 metri sotto il livello del mare. Le piogge continuano a essere un miraggio e il valore dell’acqua che circola nel sottosuolo del nostro territorio continua a ridursi nell’ordine di un metro ogni venti giorni. Con la crisi idrica dell’isola d’Elba e le costanti difficoltà delle aree sulle colline metallifere, il grado di preoccupazione sembra tuttavia camminare sugli stessi toni dei giorni scorsi. Asa infatti conferma la natura al momento di non emergenza, rinviando i timori più forti in prospettiva: «Il discorso, rispetto agli ultimi giorni, non è sostanzialmente cambiato – spiega Michele Caturegli, direttore di Asa – Certo che se dovesse continuare a non piovere la situazione si farebbe grave, ma le precipitazioni dovrebbero arrivare entro le prime due settimane di settembre. Non dimentichiamoci poi che quando si parla di abbassamento della falda il riferimento alle acque potabili è solo del 4 o 5%; a incidere in modo determinante sono altri usi».
Il richiamo va all’agricoltura, come conferma il cenno alla nuova ordinanza emessa dal Comune di Campiglia che considera anche il divieto (dalle 8 alle 20) di irrigazione a pioggia nei terreni agricoli: «Dobbiamo guardare soprattutto all’uso massivo dell’acqua – dice Caturegli – In questo senso il provvedimento di Campiglia è sicuramente positivo».
Sarebbe senza dubbio interessante capire in concreto quali siano i consumi effettivi in campo agricolo, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Giancarlo Vallesi, commissario straordinario del Consorzio di bonifica Alta Maremma, intervenuto sui reali costi nel settore: «In pratica le aziende che utilizzano la Fossa Calda pagano con esattezza quanto consumano – chiarisce Vallesi – mentre tutti gli altri che attingono dalle falde della Val di Cornia pagano solo un canone». Comunque la crisi idrica, se a livello di consumo privato non preoccupa ancora eccessivamente, per produttori e coltivatori è forte e penalizza i raccolti, minacciando le colture. «Tra la siccità, le alte temperature e un contesto climatico generale di difficoltà, si soffre dappertutto – afferma Marino Geri della Cia – Sia con i prodotti estivi che con quelli a venire, come gli olivi e le vigne.
Le ripercussioni peggiori, non solo nell’ambito agricolo, potrebbero arrivare in caso di un autunno poco piovoso. Intanto le associazioni agricole toscane hanno richiesto l’attivazione dello stato di calamità». Si cerca di resistere nell’agricoltura locale, nonostante le prime conseguenze della siccità abbiano iniziato a farsi vedere: in alcune aziende (poche sembrerebbe) si è preferito non raccogliere nemmeno i prodotti che difficilmente avrebbero trovato mercato. Della crisi idrica e dei possibili strumenti per arginarla si è parlato anche nell’incontro, di lunedì scorso a Piombino, tra Asa, Consorzio, Comuni della Val di Cornia e altri soggetti coinvolti.
«La situazione emersa è complicata, anche se rispetto ad altre aree toscane dove ci sono già razionamenti, la Val di Cornia regge sul potabile e, con sofferenza, per ora anche nell’agricolo – spiega il sindaco di Suvereto Giampaolo Pioli – Su quest’ultimo aspetto l’obiettivo è la ricerca di metodi di irrigazione più virtuosi, in un clima di forte preoccupazione per l’anno prossimo. L’incontro è stato una sorta di riunione di prospettiva, alla ricerca dei mezzi per far fronte al problema».
Le proposte richiamano idee già saltate fuori da più parti: «Puntare sugli invasi pubblici e aiutare le aziende, con aiuti economici e facilitando l’iter burocratico, a costruire vasi di raccolta – riprende Pioli – In tal senso voglio ricordare l’invaso della Gera che ha svolto proprio in questo periodo un ruolo fondamentale, permettendo non solo l’accesso diretto, ma anche, con interventi specifici, sostegno alle aziende più lontane, salvando letteralmente colture e raccolti».
Francesca Lenzi
Il Tirreno 22.08.2012
Siccità Legambiente:«Emergenza idrica, totale assenza di una politica seria» (news 09 agosto)
«Manca completamente una politica che consideri l’intera problematica e che metta in campo le varie competenze». L’argomento in questione è la crisi idrica e a parlare è Legambiente. «A luglio abbiamo mandato a tutti i sindaci della Val di Cornia una lettera nella quale si denunciava la grave situazione di deficit idrico, proponendo di allargare un tavolo tecnico di confronto anche ad altri enti e aziende di competenze, non affidandosi solo ad Asa – spiega Adriano Bruschi, presidente Legambiente Piombino e Val di Cornia – L’unica risposta è arrivata dal Comune di Piombino, ed è negativa. In sostanza ci è stato detto che il rapporto è con Asa, unico organo in grado di decidere e in possesso di tutti gli strumenti per intervenire». Una replica che non va giù a Legambiente, convinta dell’inefficacia di una programmazione pubblica ad opera di una società di tipo privatistico: «È chiara la contraddizione nell’affidare a un’azienda che vende l’acqua un’ipotetica politica di risparmio – afferma Bruschi – Abbiamo contattato Asl, Arpat e Consorzio di bonifica, e da parte di tutti c’è la disponibilità a partecipare al dibattito. Manca purtroppo qualcuno che lanci l’input». La lettera inviata da Legambiente ai sindaci della Val di Cornia prende in esame la forte siccità del periodo, con un abbassamento della falda allarmante, tale da minacciare un eventuale razionamento, di fronte al quale vanno tuttavia comportamenti ed episodi contrari a un risparmio idrico. «Assistiamo a prati all’inglese, pozzi privati non monitorati, regolamento edilizio inefficace, piscine che usano acqua potabile dell’acquedotto – dice Bruschi – Il tutto continuando a scavare ghiaia dentro il letto del Cornia, senza un programma di sistematico rifacimento delle condutture e manutenzione dei corsi d’acqua». Secondo Legambiente è evidente una politica aziendale di Asa: « Scavare nuovi pozzi e costruire dissalatori; questo il metodo di Asa. Ne è un esempio il verbale del nucleo di valutazione sul progetto della centrale a biomasse a Montegemoli dove Asa ne subordina il compimento in ragione della realizzazione di nuovi impianti di dissalazione». Legambiente punta il dito contro il regolamento di somministrazione servizio idrico integrato dell’Ato 5: «In base al documento Asa interviene solo sul suolo pubblico – spiega Bruschi – Su area privata la riparazione spetta al proprietario del suolo. Ci sono poi situazioni dove risulta poco chiara la competenza. Ecco allora ritardi negli interventi, scarsa chiarezza, e fiumi di acqua che si perdono inutilmente».
Francesca Lenzi
Il Tirreno 09.08.2012
Siccità aumenta e la falda acquifera è sempre più bassa (news 2 agosto)
Si viaggia verso gli otto metri sotto il livello del mare. Ancora non ci siamo, ma la piega è questa. La falda acquifera della Val di Cornia continua a pagare l’assenza di piogge, tanto da registrare un abbassamento costante nell’ordine di un metro ogni venti giorni circa. «Stiamo ravvisando un progressivo abbassamento, solo in parte dovuto ai nostri prelievi – afferma il direttore di Asa, Michele Caturegli – Speriamo che si decida a piovere. D’altra parte tutto è legato ai cambiamenti climatici e la domanda più urgente è quando pioverà e, soprattutto come. Se infatti viene giù il diluvio universale, è vero che l’acqua arriva velocemente ma, oltre a fare eventualmente danni, alla falda nemmeno ci arriva».
Purtroppo, la probabilità relative alle precipitazioni, almeno sino a ferragosto, sono prossime allo zero. Nonostante le aspettative non rosee e la graduale riduzione della falda tuttavia i timori sulla crisi idrica sembrano proiettate nel futuro. «Ora come ora la falda è in grado di reggere il colpo per questa estate – spiega Caturegli – La preoccupazione maggiore non è nell’immediato ma in prospettiva. È come se fossimo davanti a un grande lago, che ancora riesce a dare acqua, ma che non possiamo sapere con quale velocità sarà nuovamente riempito».
La Val di Cornia sta in sostanza soffrendo più di altri il lungo periodo di siccità. «Tutto sta a capire se avremo un autunno, un inverno e una primavera che ci consentiranno di coprire il gap creato in un anno e mezzo di non pioggia – dice Caturegli – In un’estate con il 70% in meno di precipitazioni, la Val di Cornia non ha goduto nemmeno di quelle brevi piogge dei giorni scorsi. Purtroppo è forte la distanza che è nata tra le necessità complessive e l’acqua effettivamente caduta sul suolo».
Mentre Monteverdi, da quasi un mese, continua ad essere rifornita ogni giorno con le autobotti, il resto della Val di Cornia sta resistendo alla siccità, con Asa che per ora non registra casi di cali di pressioni o problemi simili in tutta Piombino. Il grado di attenzione resta però alto, e il pericolo razionamenti probabilmente non è ancora scongiurato del tutto. Non si sbilancia Asa che tuttavia ammette una certa preoccupazione. «Il pericolo non è immediato sempre che prima o poi piova – sostiene il direttore – Certo se non dovesse cadere più una goccia da qua a metà settembre dovremmo riparlarne». Che sia emergenza o meno, al di là dei tempi di margine, il messaggio di Asa è chiaro: «Chiediamo ai cittadini di contenere il più possibile i consumi – dice Caturegli – L’acqua non è infinita».
Francesca Lenzi
Il Tirreno 02.08.2012
Invasi contro il rischio siccità
La parola d’ordine per combattere la crisi è invasi. La ricetta, espressa a più voci, compresa quella del commissario straordinario del Consorzio di bonifica Alta Maremma, Giancarlo Vallesi, viene portata avanti con convinzione dall’assessore provinciale all’agricoltura, Paolo Pacini che ha scritto alla Regione perché si affronti nell’immediato la situazione: «Occorre quanto prima un tavolo di verifica e di attivazione con la priorità nelle politiche regionali della costruzione di invasi per uso agricolo, liberando così le falde per l’uso potabile», spiega Pacini.
La pioggia che ci si aspettava non è arrivata. Un paio di giorni di grandi nuvole, qualche tuono e pochi brevi rovesci che non hanno cambiato di una virgola la difficile situazione delle falde in Val di Cornia. La crisi idrica ha scansato indenne il maltempo che ha imperversato su tutta Italia nei giorni scorsi, e le previsioni, almeno per ora, non annunciano altre perturbazioni. Se la pioggia tanto attesa non c’è stata, pare comunque ancora sotto controllo l’allarme siccità: «Non ci sono novità di rilievo – afferma Michele Caturegli, direttore Asa – Se a Monteverdi purtroppo si continua a rifornire con le botti, la falda, nonostante l’assenza di precipitazioni, dà ancora ampie garanzie». Scongiurata al momento l’emergenza vera e propria, rimpiazzata per ora da un attento monitoraggio, il contesto più preoccupante resta quello agricolo, dove è già partito un programma di razionamento dell’acqua. «Nell’ambito della Fossa Calda i coltivatori hanno già attivato un piano di settorializzazione degli interventi, tale da poter garantire, anche se insufficiente, l’uso dell’acqua a tutti – spiega Vallesi – Purtroppo se il tempo continua così potremmo andare in sofferenza. D’altra parte il problema, che si ripresenta ogni stagione, deve essere affrontato in senso programmatico».
Come a dire, vera l’eccezionalità climatica, con un giugno tra i più caldi degli ultimi 200 anni e con il 70% in meno di piovosità, ma la questione venga fronteggiata una volta per tutte, senza sperare in temporali e quant’altro. «La soluzione sono gli invasi – dice il commissario straordinario del Consorzio di bonifica Alta Maremma – Abbiamo già individuato due zone, una a ridosso del Cornia, l’altra alla fine della Fossa Calda. In tal modo potremmo immagazzinare l’acqua, tanto da avere un serbato sufficienti come riserva». Della stessa convinzione è Pacini: «Dobbiamo difendere l’agricoltura della Val di Cornia – sostiene l’assessore – La produzione del territorio è importantissima, sia per quantità che qualità, e proprio nella zona già da tempo si sono trovati sistemi di risparmio idrico, come l’irrigazione goccia a goccia.
Si deve continuare questo processo di ottimizzazione, puntando sulla cattura delle acque di superficie con gli invasi. In Val di Cornia già tre esempi virtuosi: i laghetti di Riotorto, Fossa Calda e l’impianto della Gera, per una strategia di investimento che tra l’altro potrebbe diventare un vantaggio economico nell’ottica Pac e sostenibilità, nella previsione di finanziamenti comunitari».
Francesca Lenzi
Il Tirreno 29.07.2012
Agricoltura in ginocchio per la siccità
GRAVI danni all’agricoltura per la siccità. Le Province di Livorno e Grosseto chiedono l’intervento della Regione. Gli assessori provinciali Paolo Pacini e Enzo Rossi hanno scritto all’assessore regionale Gianni Salvadori per chiedere un intervento per azioni urgenti, ed in particolare: un piano di emergenza per garantire alle aziende agricole l’acqua indispensabile per coltivazioni e allevamenti; procedure per il riconoscimento dello stato di calamità naturale; un tavolo di concertazione per mettere punto strategie future di approvvigionamento idrico per i territori delle due Province. «Lo stress idrico — si legge nella lettera — rischia di compromettere la produzione di colture chiave per l’economia delle nostre zone quali i vigneti, gli oliveti, il pomodoro da industria e gli ortofrutticoli. I danni per l’agricoltura livornese e grossetana sono ormai irreversibili, interi raccolti sono compromessi. Una situazione più grave persino di quella del 2003».
LA MAPPA che esce dal monitoraggio effettuato dalle due Amministrazioni, infatti, evidenzia forti criticità ovunque, con danni ingenti sulle principali colture a pieno campo in fase di maturazione. Il mais ed il girasole sono in caduta libera, con perdite che vanno dal 30 al 100% sui terreni non irrigati. In grave sofferenza anche gli oliveti, dove si registra il fenomeno della cascola precoce, ed i vigneti, con i primi sintomi di appassimento dei grappoli. Il caldo sta producendo gravi effetti anche per il settore zootecnico. «Nelle stalle da latte — evidenziano Pacini e Rossi — c’è un crollo delle produzioni del 20% a causa dello stress a cui sono sottoposte le mucche e i suini stanno riducendo il loro accrescimento giornaliero fino al 30%».
La Nazione 28.07.2012
Legambiente: «Siamo al limite del razionamento: stop all’acqua potabile per le piscine»
LEGAMBIENTE scrive ai sindaci della Val di Cornia: «E’ grave il deficit idrico», e snocciola tutta una serie di problemi: dalle piscine ai pozzi non monitorati. «Il livello di falda non è mai stato così basso in questo periodo, l’unico anno che si avvicina a questi valori è il 2002 in cui per fortuna una fine estate eccezionalmente piovosa risolse la situazione – evidenzia Legambiente – in altri due anni siamo stati molto vicini al razionamento dell’acqua che scatta quando la falda raggiunge i -10 metri sotto il livello del mare, a ottobre del 2003 a -9,28 e a ottobre 2008 a -9,18. In questi anni il livello della falda in questo periodo era di -1,82 nel 2003 e -2,79 nel 2008. Nessuno può prevedere se alla fine dell’estate si raggiungerà la quota di -10 metri della falda e quindi se scatterà il razionamento, ma non si può nemmeno scommettere che ciò non avverrà, questo dipende dalla pioggia, occorre che ci sia una fine estate eccezionalmente piovosa come nel 2002.
Intanto le piscine in Val di Cornia e all’Elba usano in pratica tutte, l’acqua potabile dell’acquedotto, raramente ordinano un’autobotte per il riempimento e in ogni caso l’acqua fornita è sempre quella potabile della falda.
IL RABBOCCO, che è il maggiore consumo, avviene con acqua dell’acquedotto. Il regolamento edilizio è inefficace sia per le piscine sia per la nuova edilizia che, di fatto, non installa accorgimenti per il risparmio idrico. Assistiamo all’impianto di prati all’inglese in numerosi giardini pubblici e rotonde. I pozzi privati sul territorio non sono monitorati, non ci sono contatori che misurano i consumi. Non esiste in Val di Cornia – continua Legambiente – un programma di sistematico rifacimento delle condutture più disastrate per prevenire le perdite ed applicazione delle tecnologie di rilevazione. Per ora gli unici interventi sono fatti all’Elba. Si continua allegramente a scavare ghiaia dentro il letto del Cornia.
Nessuno è stato incaricato di valutare la possibilità di usare l’acqua della falda superficiale. Nessuno ha in programma la manutenzione ordinaria o straordinaria del fiume Cornia o del Milia in modo da favorire il ravvenamento della falda, non esiste neppure un input politico a farlo.
PROPONIAMO alle amministrazioni pubbliche di incaricare gli addetti al controllo di verificare il funzionamento delle piscine e degli altri usi impropri, i danni al letto del Cornia dovuto alle escavazioni, il controllo della falda superficiale per verificarne l’uso. Chiedere alle aziende ed enti l’attuazione degli interventi decisi su tariffe, perdite, falda superficiale, ravvenamenti, ecc. Per questo è necessario che si apra o si allarghi un tavolo tecnico di confronto con tutti gli enti e le aziende Asl, Arpat, Consorzio di Bonifica, Asa. Il tavolo non serve solo a dare incarichi e chiedere investimenti ma anche per ascoltare chi da tempo lavora sul territorio e conosce i problemi».
m. p.
La Nazione 20.07.2012
Siccità, si temono danni per pomodori e ortofrutta
Grande preoccupazione per la situazione idrica in Val di Cornia fra chi opera nel mondo della bonifica e dell’agricoltura. A pochi mesi, infatti, dall’allarme siccità, lanciato dalla Regione, la Provincia ha organizzato ieri, nella saletta comunale di Venturina, un incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria del comparto agricolo, Asa, i Comuni della Val di Cornia e di Rosignano e Bibbona, la Regione e il Consorzio di Bonifica per fare il punto della situazione sulla «questione acqua».
Il quadro è stato dato subito dall’assessore provinciale al turismo, Paolo Pacini: «l’assenza di precipitazioni e delle temperature sopra la media stagionale stanno mettendo in ginocchio le coltivazioni ortofrutticole e vinicole dell’intera provincia e compromettendo, ahimé, i bilanci aziendali». Medesima preoccupazione è stata espressa dai rappresentanti delle organizzazioni agricole presenti all’incontro (Confagricoltura, Coldiretti, Confederazione italiani agricoltori) che all’unisono hanno sottolineato la doppia preoccupazione per le aziende agricole e per l’intera collettività, che dovrà fare i conti con una limitata disponibilità d’acqua a causa della drastica riduzione delle falde acquifere. Uno scenario drammatico, quello che è stato delineato durante il tavolo tecnico sull’emerga idrica, che ha spinto molti degli attori coinvolti, in un modo o in un altro, nella questione ad azzardare la richiesta di proclamazione dello stato di calamità naturale. A rischio è soprattutto il pomodoro, il prodotto ortofrutticolo più idrosigente della Val di Cornia e che viene coltivato su una superficie di circa 200 ettari di terreno. Lo ha reso noto il responsabile delle associazioni dei produttori frutticoli, Paolo Pancanti: «la metà delle produzioni di pomodoro sono seriamente compresse, si va da un minimo del 20% ad un massimo dell’80%».
La Val di Cornia da tempo si è attivata per il recupero delle acque artificiali con la creazione dei laghetti artificiali di Riotorto, Fassa calda e di Gera che riescono ad immagazzinare un milione di metri cubi di acqua, rispondendo, in una situazione normale, al bisogno di 1200 aziende, non sono agricole. Tutti d’accordo, dunque, che per cercare soluzioni a medio e lungo termine serva adottare una politica più forte per il recupero delle acque superficiali. In questo senso sono state due le proposte avanzate dal commissario straordinario del Consorzio di bonifica Alta Maremma, Giancarlo Vallesi: «L’idea è quello di realizzare due nuovi laghetti; uno a Suvereto in località Forni, a ridosso del Cornia, e l’altro nella zona dell’ex-lago di Rimigliano».
Un’altra proposta è stata lanciata dal vicepresidente della Cia, Pierpaolo Pasquini: «Il laghetto della Gera dispone di una vasca di 800mila metri cubi, mentre, oggi, ne vengono utilizzati soltanto 300mila metri cubi, dunque se allungassimo l’acquedotto dalla Gera fino a Cafaggio, potremmo rispondere alle esigenze delle aziende al di fuori di questo territorio». Il tavolo tecnico si è concluso con l’intervento del sindaco di Suvereto, Giampaolo Pioli, che ha appoggiato quest’ultima proposta, sottolineando l’importanza di sfruttare, in una situazione d’emergenza come questa, proprio quest’ultimo laghetto.
Serena Inseno
Il Tirreno 19.07.2012
Siccità, allarme per l’agricoltura, anche le amministrazioni si allertano
Un incontro per richiamare i produttori a un senso di responsabilità e valutare il contraccolpo negativo del contesto sulle stesse coltivazioni. Con questo duplice obiettivo va in scena oggi pomeriggio, alle 15,30, all’interno della saletta comunale di via della Fiera a Venturina, l’appuntamento organizzato dalla Provincia sulla crisi idrica che, complice un periodo di gran caldo combinato con l’assenza prolungata di piogge, sta preoccupando non poco la Val di Cornia, soprattutto nell’ambito dell’agricoltura. «All’incontro di oggi sono state invitate tutte le associazioni di categoria, i Comuni, l’Asa, la Regione, e tutti quegli attori che in un modo o nell’altro sono coinvolti nella questione– spiega l’assessore provinciale Paolo Pacini – L’intento è quello di fare il punto della situazione in un frangente di seria difficoltà per le attività ortofrutticole e vinicole. L’idea è di inquadrare il momento, riuscendo a valutare concretamente il contraccolpo che la crisi idrica sta avendo sul fronte produttivo».
Nonostante il grado di preoccupazione sia ancora sotto il livello di emergenza, almeno dall’analisi espressa da Asa, che una settimana fa aveva registrato la quota della falda acquifera nell’ordine di cinque metri e mezzo sotto il livello del mare, la situazione inizia a farsi seriamente minacciosa per il settore dell’agraria. «Il mese di giugno è stato negativamente decisivo – afferma Pacini – Da una parte con un caldo ai massimi valori rispetto agli ultimi anni, e dall’altra con il 70% in meno di pioggia in riferimento agli ultimi 10 anni. Le conseguenze stanno influenzando il reparto ortofrutticolo, suscitando preoccupazione anche per la coltivazione della vite. L’incontro di oggi è inteso a richiamare i produttori al senso di responsabilità nell’uso dell’acqua e contemporaneamente a monitorare le ripercussioni sul reddito delle imprese, per avere un quadro chiaro sul quale poter lavorare con la Regione».
Una certa apprensione arriva anche da Giancarlo Vallesi, commissario straordinario Consorzio Bonifica Alta Maremma: «Per quanto riguarda i problemi idrici relativi ad Asa mi pare che la situazione sia critica ma non ancora drammatica – sostiene Vallesi – Ricordo nel 2003 una falda acquifera di 9 metri sotto il livello del mare. D’altra parte, parlando delle nostre competenze, il frangente è preoccupante, con la Fossa Calda che sta soffrendo non poco». Ecco allora, in uno scenario di siccità, con pozzi in rapido calo e corsi d’acqua in esaurimento, con il Cornia a vista arido (ancora attivo comunque un leggero apporto nelle falde) e la Fossa Calda in sofferenza, la richiesta di collaborazione agli stessi agricoltori. «Anche se già c’è una forte sensibilizzazione – afferma Vallesi – Nell’incontro di oggi a Venturina avanzeremo la proposta di individuare i luoghi per degli invasi. Di questo c’è bisogno, di provvedimenti strutturali per trovare soluzioni».
Francesca Lenzi
Il Tirreno 18.07.2012
CRISI-ACQUA, OGGI VERTICE CON L’ASSESSORE PACINI
LA DIFFICILE situazione idrica della Val di Cornia sarà al centro dell’incontro che oggi l’assessore provinciale all’agricoltura Paolo Pacini avrà con gli operatori, associazioni di categoria ed istituzioni del territorio, a Venturina. «E’ opportuno creare subito un tavolo di confronto — ha detto Pacini — in crisi non ci sono solo le aziende dell’ortofrutta, ma la siccità sta colpendo anche il settore vitivinicolo. In questo percorso ho anche il sostegno dell’assessore regionale Salvadori. Siamo davanti ad un fenomeno complesso accentuato dalle punte di calore di calore, mai avute così alte da oltre 200 anni, senza contare che è piovuto in giugno, un 70% in meno rispetto agli ultimi 7 anni». All’incontro sarà presente anche l’assessore provinciale alla protezione civile, Maria Teresa Sposito.
La Nazione 18.07.2012
Caturegli dice: “l’acqua non è infinita”, fa piacere che anche il direttore di Asa se ne sia accorto! Un po’ tardi però… visto che più del 30% dell’acqua che viene prelevata dalle falde viene persa a causa della fatiscenza delle condutture che la trasportano, e che Asa dovrebbe preoccuparsi di mantenere in stato efficiente.
tutto vero,
la siccità, le condizioni climatiche eccezionali ma, dico io,si parla ora di crisi per l’agricoltura ma non si pensa a pianificare il consumo dell’acqua per non arrivare a questi punti?
Per esempio quando si autorizzano complessi tipo il Park Albatros o il futuro insediamento di Rimigliano o Poggio all’Agnello e tutte le altre strutture anche piccole,a parte le piscine che forse riciclano molta dell’acqua,non si pensa,per fare solo un esempio, alle docce e agli sciacquoni di migliaia di persone ?
Le amministrazioni sono diverse, ma la riserva idrica non riconosce certo i confini comunali.
Chi ci dovrebbe pensare a coordinare ? non certo ASA che fa pagare di più chi cerca di risparmiare acqua e non si preoccupa della dispersione.Il 40%, è mai possibile?