Il Comune di Campiglia ha emesso una nuova ordinanza sul divieto di consumo di acqua potabile per usi non domestici. Modifiche, in senso restrittivo, vista la gravissima situazione idrica. Vengono mantenute le disposizioni di cessazione fino 31 ottobre di qualunque utilizzo per uso diverso da quello potabile e igienico dell’acqua potabile erogata da allacciamenti ad uso domestico in tutto il territorio del Comune di Campiglia Marittima, quali il lavaggio di auto e altri veicoli, l’irrigazione di orti, giardini e piante. Il divieto si applica anche ai giardini pubblici, agli impianti sportivi ancorché gestiti da associazioni o privati. Il divieto non si applica agli impianti di lavaggio auto nelle apposite stazioni di servizio o quando, anche per gli usi sopra descritti, vengono utilizzate acque non potabili distribuite in apposite condotte separate da quelle della rete potabile. Tutte le utenze diverse dall’uso domestico, devono limitare i consumi alle strette necessità per cui l’allacciamento al pubblico acquedotto è stato concesso. Tutte le strutture turistico alberghiere e turistico ricettive in genere, devono apporre nelle camere e negli alloggi destinati all’ospitalità una targhetta informativa con scritto un invito a contenere il consumo di acqua potabile. Vietata l’irrigazione dei terreni agricoli con sistemi a pioggia che utilizzano acque provenienti da pozzi in falda idrica profonda, dalle ore 8 alle ore 20. Solo il personale del comune (o di altri enti) e in casi di estrema necessità può deciderne un uso in particolari situazioni di pericolo per cittadini o cose. Le infrazioni saranno punite con una sanzione che va da 25 a 500 euro.
Il Tirreno 21.08.2012
Siccità, è sempre più allarme per l’agricoltura. Vallesi: anche gli agricoltori devono pagare l’acqua
Grappoli più piccoli, acini sottodimensionati e foglie disseccate. Sono i segnali evidenti di una crisi idrica che sta mettendo in seria difficoltà la raccolta dell’uva. Più in generale, sono la fotografia di una situazione per l’agricoltura preoccupante, che in Val di Cornia sta piegando le coltivazioni ortofrutticole e vinicole di pari passo con la siccità prolungata.
Se Asa conferma il contesto di allerta, scongiurando, almeno per ora, eventuali razionamenti rinviando i timori maggiori a lungo termine, la falda acquifera continua a calare con le piogge che ancora si fanno attendere. Due settimane fa la soglia viaggiava verso gli otto metri sotto il livello del mare, con una riduzione costante di un metro ogni venti giorni. Se ancora lo stato di cose non chiama in causa le parole “emergenza”,“razionamenti”, l’ambito agricolo fa registrare una situazione di chiara sofferenza, con l’introduzione nell’area che utilizza la Fossa Calda di interventi settorializzati già avviati proprio con l’obiettivo di garantire acqua per tutti.
A rendere il quadro generale del contesto agricolo in Val di Cornia è Pasquale Delli Paoli della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) di Livorno: «Soprattutto per quanto riguarda la vite le condizioni sono differenziate – spiega l’agronomo – Molto dipende dal terreno considerato; una zona pianeggiante risente meno della crisi rispetto a un’area ondulata. In sostanza comunque è evidente un calo generalizzato dal punto di vista produttivo. Le tracce sono visibili in grappoli più piccoli e nei danni da insolazione estiva. Per capirsi, un grappolo che l’anno scorso pesava un chilo, adesso arriverà al massimo a 700 grammi».
Stessa storia per le olive, dove però sembrerebbe esserci ancora il tempo per rimediare almeno in parte. «Questi tipi di coltivazione stanno soffrendo in pratica due siccità, quella invernale e quella attuale – riprende Delli Paoli – A ogni modo finora a patire di meno la crisi idrica sono stati gli agricoltori con pozzi vicino al Cornia che potrebbero aver problemi con le prossime coltivazioni di carciofi, spinaci e cavoli. Al contrario le aree che usano la Fossa Calda hanno sofferto lungo tutta l’estate con pomodori, meloni e cocomeri, e continuano a risentirne».
A parlare di apprensione per una crisi che mette in ginocchio l’agricoltura è anche Giancarlo Vallesi, commissario straordinario del Consorzio di bonifica Alta Maremma: «In alcuni punti i vigneti stanno attraversando una situazione drammatica, con tanto di vendemmia presumibilmente anticipata – sostiene – e così è per le olive. Vero è che per ora la Fossa Calda resiste, sempre che cominci a piovere nei prossimi giorni». Precipitazioni o meno il commissario straordinario sollecita una nuova riorganizzazione: «Altrimenti la vedo dura – dice – Bene alcuni passi già fatti, come il Cornia industriale, ma occorre ormai un approccio diverso all’uso dell’acqua, a partire dalla necessità degli invasi e da una maggiore sensibilizzazione degli agricoltori».
Francesca Lenzi
Il Tirreno 18.08.2012
«L’acqua è una risorsa preziosa e va pagata»
«L’acqua è una risorsa preziosa ed il suo utilizzo deve essere pagato». Così si esprime in una nota il commissario straordinario del Consorzio di bonifica, Giancarlo Vallesi. Grande infatti continua a essere la preoccupazione per la situazione idrica in Vai di Cornia fra chi opera nel mondo della bonifica e dell’agricoltura. Vallesi più volte in queste ultime settimane ha richiamato cittadini e agricoltori a un uso parsimonioso e razionale dell’acqua. L’assenza di precipitazioni e temperature sopra la media stagionale, infatti, stanno mettendo in ginocchio le coltivazioni ortofrutticole e vinicole del nostro territorio. Dopo aver sottolineato, al fianco dell’assessore provinciale Pacini, la necessità di una politica più forte per il recupero delle acque superficiali, «unica possibilità di ridurre in futuro la sofferenza per la scarsità d’acqua», il commissario Vallesi si fa portavoce di una nuova proposta: «L’acqua è un bene prezioso, peraltro esauribile, la cui presenza o meno determina la vita o la morte – afferma Vallesi – è la risorsa che fa la differenza; un’azienda agricola che ha scarsità di acqua sarà certamente svantaggiata rispetto ad un’altra che, invece, ne possiede a sufficienza». «In questo senso la risorsa idrica ha un valore che deve essere corrisposto da chi lo utilizza – dice Vallesi – Ciò che le aziende agricole a oggi pagano per l’utilizzo dell’acqua è la concessione, non la risorsa: 20 o 30 euro all’anno – chiarisce –- non possono essere il valore reale di questa risorsa determinante».
«L’acqua utilizzata deve essere pagata, così facendo si potrebbe costituire un fondo dal quale attingere per quelle aziende che intendano creare degli invasi per la raccolta dell’acqua piovana. In questo modo – conclude il commissario straordinario del Consorzio di bonifica – nel lungo periodo, forse non si risolverebbe, ma certamente si contribuirebbe alla risoluzione dell’annoso problema della siccità nella Val di Cornia».
Il Tirreno 18.08.2012