Raccogliamo con soddisfazione l’appello dei Comitati e di Legambiente per il salvataggio della tenuta di Rimigliano. In gioco c’è la trasformazione irreversibile di uno dei rari lembi di paesaggio rurale costiero passato quasi indenne dalle espansioni edilizie degli ultimi decenni.
Che le scelte operate dal Comune di San Vincenzo, sin dal 1997, vadano contro ogni logica di tutela del paesaggio, è testimoniato dalle innumerevoli e ripetute prese di posizione di associazioni, cittadini, gruppi politici, comitati, personalità del mondo professionale e accademico. Il Forum per San Vincenzo, da anni, sta offrendo a tutti noi la possibilità di ascoltare una voce critica, senza la quale sarebbe stato più difficile capire quello che stava accadendo.
Ad ogni passaggio di questa annosa vicenda si sono levati appelli per rivedere scelte ritenute dannose per il bene comune e per l’economia locale. Tanto più in un Comune come San Vincenzo, letteralmente esploso per la crescita dissennata di seconde case e per la devastazione del territorio rurale, cosparso di edifici sin sulle colline di San Carlo che nulla hanno a che vedere con l’agricoltura.
Per un Comune come San Vincenzo, ma anche per la Val di Cornia e la Toscana, la tenuta di Rimigliano rappresenta uno straordinario patrimonio identitario sul quale è possibile costruire anche un’offerta turistica responsabile e competitiva.
Il Comune, invece, va in direzione opposta: prima con la previsione di un grande albergo di 15.000 mq., ora con la previsione di un albergo di 6.000 mq. e la possibilità di realizzare 180 seconde case nella tenuta agricola, demolendo e ricostruendo gran parte dei fabbricati rurali. Una soluzione che chiude definitivamente la storia agricola di Rimigliano e apre scenari futuri in cui a prevalere saranno solo gli interessi immobiliari.
A pensare che i piani elaborati dal Comune non vadano bene non ci sono solo i comitati, gli ambientalisti e molte organizzazioni politiche. C’è anche la Regione che ha avanzato critiche molto concrete, mettendo in guardia dallo stravolgimento di quel territorio sotto il profilo del paesaggio, del patrimonio culturale, dei consumi idrici, dell’antropizzazione, ecc.
Siamo tra coloro che pensano che , con una valutazione responsabile degli interessi in gioco, sia ancora possibile evitare uno scempio distruttivo dei nostri beni comuni. Basta volerlo. Ci auguriamo l’amministrazione comunale di San Vincenzo voglia farlo.
2 luglio 2011
Comune dei Cittadini
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SULLA STAMPA;
IL GRUPPO «COMUNE DEI CITTADINI» AFFIANCA LEGAMBIENTE
«Vogliamo salvare Rimigliano» La lista civica scende in campo
«Siamo dalla parte di chi vuole salvare Rimigliano». A scendere in campo apertamente è la lista civica «Comune dei Cittadini» che raccoglie «…con soddisfazione l’appello dei Comitati e di Legambiente per il salvataggio della tenuta di Rimigliano. In gioco c’è la trasformazione irreversibile di uno dei rari lembi di paesaggio rurale costiero passato quasi indenne dalle espansioni edilizie degli ultimi decenni». Il comunicato prosegue: «Che le scelte operate dal comune di San Vincenzo, sin dal 1997, vadano contro ogni logica di tutela del paesaggio, è testimoniato dalle innumerevoli e ripetute prese di posizione di associazioni, cittadini, gruppi politici, comitati, personalità del mondo professionale e accademico — si legge nella lista —. Il Forum per San Vincenzo, da anni, sta offrendo a tutti noi la possibilità di ascoltare una voce critica, senza la quale sarebbe stato più difficile capire quello che stava accadendo. Ad ogni passaggio di questa annosa vicenda si sono levati appelli per rivedere scelte ritenute dannose per il bene comune e per l’economia locale. Tanto più in un Comune come San Vincenzo, letteralmente esploso per la crescita dissennata di seconde case e per la devastazione del territorio rurale, cosparso di edifici sin sulle colline di San Carlo che nulla hanno a che vedere con l’agricoltura».
Per un Comune come San Vincenzo, ma anche per la Val di Cornia e la Toscana, la tenuta di Rimigliano rappresenta uno straordinario patrimonio identitario sul quale è possibile costruire anche un’offerta turistica responsabile e competitiva. «Il Comune — prosegue la nota —, invece, va in direzione opposta: prima con la previsione di un grande albergo di 15 mila metri quadri, ora con la previsione di un albergo di 6 mila metri quadrati e la possibilità di realizzare 180 seconde case nella tenuta agricola, demolendo e ricostruendo gran parte dei fabbricati rurali. Una soluzione che chiude definitivamente la storia agricola di Rimigliano e apre scenari futuri in cui a prevalere saranno solo gli interessi immobiliari. A pensare che i piani elaborati dal Comune non vadano bene non ci sono solo i comitati, gli ambientalisti e molte organizzazioni politiche. C’è anche la Regione che ha avanzato critiche molto concrete, mettendo in guardia dallo stravolgimento di quel territorio sotto il profilo del paesaggio, del patrimonio culturale, dei consumi idrici, dell’antropizzazione. Siamo tra coloro — chiude la lista Civica — che pensano che, con una valutazione responsabile degli interessi in gioco, sia ancora possibile evitare uno scempio distruttivo dei nostri beni comuni».
La Nazione 5.7.2011
«Rimigliano si può ancora salvare»
Comune dei cittadini raccoglie l’appello di comitati e Legambiente
«Raccogliamo con soddisfazione l’appello dei Comitati e di Legambiente per il salvataggio della tenuta di Rimigliano. In gioco c’è la trasformazione irreversibile di uno dei rari lembi di paesaggio rurale costiero passato quasi indenne dalle espansioni edilizie degli ultimi decenni».
Così Comune dei Cittadini, secondo cui «le scelte operate dal Comune di San Vincenzo sin dal 1997, vanno contro ogni logica di tutela del paesaggio, fatto testimoniato dalle innumerevoli e ripetute prese di posizione di associazioni, cittadini, gruppi politici, comitati, personalità del mondo professionale e accademico».
Per il gruppo di minoranza campigliese «Per un Comune come San Vincenzo, ma anche per la Val di Cornia e la Toscana, la tenuta di Rimigliano rappresenta uno straordinario patrimonio identitario sul quale è possibile costruire anche un’offerta turistica responsabile e competitiva. Il Comune,invece, va in direzione opposta: prima con la previsione di un grande albergo di 15.000 mq., ora con la previsione di un albergo di 6.000 mq. e la possibilità di realizzare 180 seconde case nella tenuta agricola, demolendo e ricostruendo gran parte dei fabbricati rurali. Una soluzione che chiude definitivamente la storia agricola di Rimigliano e apre scenari futuri in cui a prevalere saranno solo gli interessi immobiliari. A pensare che i piani elaborati dal Comune non vadano bene non ci sono solo i comitati, gli ambientalisti e molte organizzazioni politiche. C’è anche la Regione che ha avanzato critiche molto concrete. Siamo tra coloro che pensano che, con una valutazione responsabile degli interessi in gioco, sia ancora possibile evitare uno scempio distruttivo dei nostri beni comuni. Basta volerlo».
Il Tirreno 9.7.2011