Quello che emerge dal voto regionale è la sfiducia nella politica e nei partiti.
Rispetto al 2005, in una regione come la Toscana, non sono andati a votare 305.396 cittadini:due città come Pisa e Livorno.
In un piccolo Comune come Campiglia è andato a votare solo il 63,2% degli elettori, contro il 75,37% del 2005. In cinque anni 1.268 elettori non hanno più trovato una motivazione per votare un partito. E’ un dato enorme, storico.
L’astensionismo, in queste proporzioni, ha un significato politico chiarissimo che sarebbe un grave errore scambiare per qualunquismo. Credo riguardi destra, centro e sinistra.
Prima ancora di analizzare i voti attribuiti ai candidati e alle liste, i partiti dovrebbero chiedersi seriamente il perché del baratro che si sta scavando tra i cittadini e chi li rappresenta nelle istituzioni. E’ probabile che di questo si discuta per qualche giorno, ma è anche probabile che si faccia presto a dimenticare. Già c’è chi invita a guardare alle percentuali del voto di lista, trascurando il pesante calo degli elettori.
Il primo atto di umiltà da compiere è considerare i cittadini titolari di diritti e non sudditi ai quali si può negare informazione, trasparenza, verità e conoscenza. Per invertire questa tendenza la politica dovrà tornare ad essere al servizio della gente e non viceversa.
Campiglia M.ma 29 marzo 2010.
Massimo Zucconi, Capogruppo Comune dei Cittadini
Pubblicato su Corriere Etrusco
Alle urne con il fantasma di chi a votare non è andato
Il Tirreno – 30.3.2010
«Quello che emerge dal voto è la sfiducia nella politica». Il commento è di Massimo Zucconi, capogruppo di Comune dei Cittadini a Campiglia, che pone l’accento sull’astensionsimo.
«A Campiglia ha votato solo il 63,2% degli elettori, contro il 75,37% del 2005. Prima ancora di analizzare i voti, i partiti dovrebbero chiedersi il perché del baratro che si sta scavando tra i cittadini e chi li rappresenta».
La fuga di voti non sfugge ai commenti dei politici locali. «Le Regionali? Un terno a lotto per le astensioni – commenta Luigi Coppola (Udc) – ma, dati alla mano, l’Udc ha confermato in Val di Cornia il risultato delle Europee. L’exploit all’Elba e la crescita a Livorno sono le note liete».
Moderata soddisfazione anche per Giovanni Sironi (Pdl). «Piombino si conferma un’isola a parte – commenta – ma abbiamo mantenuto gli stessi voti delle Regionali 2005. La vera soddisfazione l’abbiamo avuta su scala nazionale. Il Pdl doveva prendere la botta, invece ha tenuto, strappando nuove regioni».
All’Isola d’Elba sono i grandi partiti a gioire. Nonostante il voto di lista che, stando ai numeri, sembra privilegiare i piccoli movimenti. È contento il Pd che riparte da un 24% e da 4 Comuni conquistati da Rossi. E’ contento il Pdl, primo partito praticamente ovunque con percentuali ben al di sopra del resto della Provincia. «È un risultato dal quale ripartire – spiega Federico Mazzei, coordinatore del Pd elbano – la differenza di voti tra Faenzi e Rossi è minima. Si può parlare di un pareggio».
Per Anna Bulgaresi, sindaco di Marciana e candidata nella lista provinciale del Pdl «l’astensionismo ha penalizzato il centrodestra – spiega – ma siamo comunque contenti del risultato, soprattutto quello ottenuto a Marciana. La risposta dei cittadini è stata comunque positiva».
Zucconi: «C’è grande sfiducia nei partiti»
La lista civica sottolinea dati dell’astensionismo
La Nazione 1.4.2010
«QUELLO che emerge dal voto regionale è la sfiducia nella politica e nei partiti». A sostenerlo è il capogruppo della lista Comune dei Cittadini, Massimo Zucconi, che commenta le elezioni. «In un piccolo Comune come Campiglia è andato a votare solo il 63,2% degli elettori, contro il 75,37% del 2005. In cinque anni 1.268 elettori non hanno più trovato una motivazione per votare un partito. E’ un dato enorme, storico.
L’astensionismo, in queste proporzioni, ha un significato politico chiarissimo che sarebbe un grave errore scambiare per qualunquismo. Credo riguardi destra, centro e sinistra. Prima ancora di analizzare i voti attribuiti ai candidati e alle liste, i partiti dovrebbero chiedersi seriamente il perché del baratro che si sta scavando tra i cittadini e chi li rappresenta nelle istituzioni. Già c’è chi invita a guardare alle percentuali del voto di lista, trascurando il pesante calo degli elettori. Il primo atto di umiltà da compiere è considerare i cittadini titolari di diritti. Per invertire questa tendenza la politica dovrà tornare ad essere al servizio della gente e non viceversa»