Sull’acqua, bene pubblico inalienabile, non possono esserci profitti e speculazioni private. Ne si può accettare che le tariffe dell’acqua aumentino quando si risparmia sui consumi, come sta accadendo da noi. Questa la sintesi dell’assemblea promossa dalle liste Comune dei Cittadini, Forum per San Vincenzo e Uniti per Suvereto.
In discussione non è solo la gestione ASA, ma il modello stesso della gestione mista pubblico privato che una legge del governo Berlusconi rende obbligatoria ovunque, garantendo ai privati il diritto ad una remunerazione del 7% sui capitali investiti.
Una legge già applicata in Toscana e in Val di Cornia che, a giudizio delle liste civiche, non ha dato buoni risultati. Da qui il sostegno al referendum del prossimo 12 e 13 giugno per far sentire la voce dei cittadini e per affermare il diritto a godere di una bene pubblico senza gabelle. Sul valore del referendum e sulla necessità di andare a votare si sono soffermate le comunicazioni di Mario Gottini, del Comitato promotore del referendum, e di Giacomo Spinelli, della lista Comune dei Cittadini di Campiglia.
Gli interventi di Nicola Bertini (Forum per San Vincenzo) e Giuliano Parodi (Uniti per Suvereto) si sono soffermati sulle contraddizioni dell’attuale gestione del servizio idrico in Val di Cornia.
Bertini, con l’ausilio di dati ufficiali, ha messo in evidenza come l’attuale gestione ASA (società mista pubblico-privato) preleva molta acqua dalle falde impoverendole, ne perde il 44% ( 20 milioni di mc.) per l’inefficienza della rete, fattura meno acqua di quella prevista dai bilanci e anche per questo ha aumentato le tariffe di oltre il 70% in un decennio. Per dare un ordine di grandezza sono stati fatti raffronti con altre realtà. A Milano, dove la gestione è solo pubblica, le perdite di acqua sono del 10% e le tariffe sono tra le più basse d’Italia. A Sondrio le perdite sono del 5%. Ridurre gli sprechi e tenere basse le tariffe è dunque possibile, purchè lo si voglia. Cosa che qui non accade.
Parodi ha posto l’accento sulla qualità delle nostre acque, dichiarate potabili solo in virtù di una deroga che dal 2001 ammette valori più elevati di boro e arsenico rispetto a quelli stabiliti dall’Unione Europea. Una situazione che avrebbe richiesto interventi tempestivi dei Comuni e del gestore e che invece, a ridosso del termine ultimo del 31.12.2012, non ha visto ancora nessun intervento di risanamento. Una situazione anacronistica che spinge i cittadini a non utilizzare l’acqua del rubinetto, incentivando così il mercato delle acque minerali imbottigliate, a sua volta fonte di profitti e di sprechi energetici.
Molti gli interventi del pubblico favorevoli al referendum visto come occasione per invertire la tendenza politica che porta a considerare l’acqua come merce e i servizi pubblici come settori in cui i privati possano fare profitti. Da qui l’invito ad andare a votare, vincendo l’ indifferenza e la sfiducia.
Come ormai consueto, nessun amministratore dei Comuni era presente all’iniziativa.
29 marzo 2011
Comune dei Cittadini, Forum per San Vincenzo, Uniti per Suvereto
SULLA STAMPA:
«Inaccettabili gli aumenti delle tariffe dell’acqua»
«SULL’ACQUA, bene pubblico inalienabile, non possono esserci profitti e né speculazioni private. Nè si può accettare che le tariffe dell’acqua aumentino quando si risparmia sui consumi, come sta accadendo da noi». Questa la sintesi dell’assemblea promossa dalle liste Comune dei Cittadini, Forum per San Vincenzo e Uniti per Suvereto. In discussione non è solo la gestione Asa, ma il modello stesso della gestione mista pubblico privato. Una legge già applicata in Toscana e in Val di Cornia che, a giudizio delle liste civiche, non ha dato buoni risultati. Da qui il sostegno al referendum del prossimo 12 e 13 giugno per far sentire la voce dei cittadini e per affermare il diritto a godere di una bene pubblico senza gabelle. Nicola Bertini (Forum per San Vincenzo), ha messo in evidenza come l’attuale gestione Asa preleva molta acqua dalle falde impoverendole, ne perde il 44% (20 milioni di mc.) per l’inefficienza della rete, fattura meno acqua di quella prevista dai bilanci e anche per questo ha aumentato le tariffe di oltre il 70% in un decennio. Giuliano Parodi (UpS) ha posto l’accento sulla qualità delle nostre acque, dichiarate potabili solo in virtù di una deroga che dal 2001 ammette valori più elevati di boro e arsenico rispetto a quelli stabiliti dall’Unione Europea. Molti gli interventi del pubblico favorevoli al referendum. “Come ormai consueto, nessun amministratore dei Comuni era presente all’iniziativa” evidenziano le liste.
La Nazione 30.3.2011
«Acqua, una gestione deficitaria»
Le liste civiche in assemblea contro Asa e Ato
L’acqua era al centro dell’assemblea pubblica organizzata dalle liste civiche di Campiglia, San Vincenzo e Suvereto alla saletta comunale.
Mario Gottini, del comitato promotore del referendum (che ha il sostegno di tutte le liste civiche) ha sostenuto che «la scelta delle leggi di cui promuoviamo l’abrogazione è ideologica. Si crede che se a gestire il settore intervengono i privati avremo competenza, efficienza e un buon servizio. In realtà non è così: servono investimenti per il rafforzamento della falda acquifera e per evitare la dispersione e questo difficilmente può avvenire quando una legge prevede che il capitale privato debba essere remunerato per il 7%. Si finisce col paradosso di far pagare di più chi consuma meno. Ricordo infine che Mediobanca ha riconosciuto come i più virtuosi nella gestione delle risorse idriche siano le imprese totalmente pubbliche che hanno una media di dispersione del 5% contro il 16% nazionale».
Anche Nicola Bertini, del forum di centrosinistra sanvincenzino ha fornito dei dati. «Quanto a perdita d’acqua – ha detto – la Toscana fa sempre peggio della media nazionale, da vent’anni a questa parte. Nel 1991, in italia c’era una perdita del 27,7%, in Toscana del 30,3%. Poi, nel 2002 si passa al 36% nazionale e al 39% in Toscana e nel 2007 il divario si amplia ancora: 37,9% nazionale contro il nostro 41.7%. Quest’anno siamo giunti al 44%, ma secondo Asa non dovremmo preoccuparci».
Bertini si è poi scagliato contro il meccanismo di gestione dell’Asa: «Ato, cioè l’assemblea di 32 sindaci che dovrebbe controllare l’operato di Asa, costa 580.000 euro annui ai Comuni per i costi legati al personale, ratifica qualsiasi istanza dell’Asa, e ora siamo in completa balìa delle banche, che se da un lato hanno deciso di soccorrere Asa per le enormi perdite d’esercizio, dall’altro hanno preteso di stabilire rigorosamente i nostri consumi d’acqua».
Bertini ha poi attaccato il consiglio d’amministrazione dell’Ato, «composto da 11 membri che si riuniscono due volte l’anno e per queste prestazioni incassano 1.350 euro lordi annui».
Massimo Zucconi, di “Comune dei cittadini” ha deprecato il mancato dibattito sul tema dell’acqua nei consigli comunali ed il fatto che nei bilanci comunali alla voce aumenti in questo settore il numero che segue sia sempre zero: «Solo perché i soldi per la gestione idrica non passano dal bilancio comunale. Si tratta ovviamente di un dato che è notevolmente illusorio, visto che negli ultimi tre anni, l’aumento in bolletta è stato del 21%».
E’ stata infine la volta di Giuliano Parodi, capogruppo di “Uniti per Suvereto”, che ha parlato della «quantità di boro, un mg al litro, mentre l’arsenico è a 10mg al litro. Quest’ultima sostanza è pericolosa e non è rassicurante il fatto che siamo in regime di deroga; per essere più tranquilli dovrebbe essere ben al di sotto del 10%. C’è una certa leggerezza da parte dei sindaci nel considerare questa materia».
Poi i dati sul prelievo della falda acquifera. «La quantità di prelievo in Toscana è quella equivalente a un territorio di 12,2 milioni di abitanti, mentre noi siamo 3,5». Infine la polemica. «Perché quelli dell’Asa – si è chiesto Parodi – sono sempre pronti a risponderci sulla stampa, mentre oggi hanno disertato il nostro invito al dibattito?».
Il Tirreno 30.3.2011