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Un Piano Strutturale che sarebbe stato vecchio vent’anni fa

Luglio 16, 2021
In Territorio & Ambiente
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Un Piano Strutturale che sarebbe stato vecchio vent’anni fa

Negli ultimi vent’anni in Val di Cornia abbiamo assistito all’aggressione ingiustificata al territorio con la sistematica compromissione delle risorse paesaggistiche ed ambientali e il conseguente impoverimento per la comunità.

Il Piano Strutturale Intercomunale avrebbe dovuto segnare un’inversione di tendenza netta sia perché è sotto gli occhi di tutti che quelle scelte hanno prodotto pochi benefici effimeri e molti danni che dureranno nel tempo, sia perché non esistono più motivazioni economiche per la riproposizione di certe scelte urbanistiche.

Va detto che il Piano Strutturale nasceva già malato, con lo sdoppiamento degli strumenti sovra comunali e una visione evidentemente limitata e parziale della Val di Cornia, delle sue potenzialità e delle criticità. Le previsioni del Piano, rappresentano però un ostacolo concreto alla possibilità, forse l’ultima che rimane a questo territorio, di orientare verso un diverso modello l’economia e ricostruire un tessuto sociale ed imprenditoriale che possa affondare le radici in un contesto territoriale ben pianificato e ricco di opportunità.

Il primo, enorme problema che riguarda il Comune di Campiglia è il concetto di collaborazione tra attività estrattive e progetti di tutela del patrimonio archeologico, ambientale e culturale, ovvero la coesistenza e collaborazione tra cave e parco archeominerario. Un assurdo logico oltreché un balzo indietro nella pianificazione giacché, pur con esiti nulli, il vigente Piano Strutturale riconosceva nelle cave una attività esauribile, di grande impatto e in palese contrasto con gli obiettivi di valorizzazione territoriale. Da ciò la previsione di pianificare una riconversione per tale attività. Oggi secondo il Comune di Campiglia, amministrato da una lista che si era presentata con una posizione di forte contrasto alle cave, quei problemi non esistono più.

Anche sul consumo di suolo c’è molto da dire ma limitiamoci ai casi più eclatanti. Il Comune di Piombino prevede nuove edificazioni nel parco di Sterpaia, persino nel bosco, dimenticando che quel parco nasce proprio dal ripristino ambientale di aree lottizzate e urbanizzate, e pone le basi per la trasformazione delle Frabbricciane in un nuovo paese tra San Vincenzo e Piombino.

Il Comune di Campiglia non è certo da meno, poiché ripropone il progetto morto e sepolto della Fonte di Sotto con i suoi 10.000 mc circa di edificazioni ai piedi del borgo di Campiglia, su area agricola di grande valore paesaggistico. Non è bastato il fallimento dell’operazione già tentata, si ripropone tal quale dimostrando l’incapacità di elaborare una nuova visione strategica per il futuro del territorio. Nel “parco termale” c’è una grande previsione sopra il cosiddetto parco della musica ma si tratta di un intervento del tutto scollegato dal resto dell’area che dimostra numerose criticità mai affrontate e che, con queste premesse, si candida ad essere solo appesantita dalla previsione.

Insomma, se questa doveva essere l’occasione di cambiare passo, è malamente perduta

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Tags: ComunicatiRegolamento Urbanistico
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