La lotta che la comunità sta conducendo sul punto nascite di Piombino va ben al di là della chiusura di un reparto ospedaliero.
Sicuramente perché il punto nascite non è un reparto qualsiasi. Per ciascun individuo, si tratta del luogo in cui si condensano le più incredibili gioie, speranze e attese oltreché purtroppo alcuni tra i più vividi dolori, che si possano immaginare.
Oltre la sfera individuale è il luogo simbolico della rigenerazione di una comunità, ne rappresenta la vitalità, l’avvenire. Un abbraccio simbolico tra generazioni si cementa in quel reparto, si stringono amicizie talvolta molto profonde e le memorie individuali e la memoria collettiva si arricchiscono di quegli episodi, di quei legami.
Oggi chiude, domani riaprirà. Quanto ci si può fidare? Quali garanzie ci sono? Se si comprende il grande portato simbolico del punto nascite di Piombino si comprenderà anche come l’intermittenza non vi si confaccia …
Non scendo in polemica con i vari soggetti che alternano rassicurazioni a docce fredde da anni, chiedo che la Val di Cornia non si rassegni al destino di declino cui è indirizzata. In pochi anni questo territorio ha perso il circondario, il tribunale, l’autorità portuale, il controllo sui servizi essenziali (rifiuti, acqua, trasporto pubblico locale), una larga fetta del tessuto produttivo e molto altro ancora.
Le Amministrazioni hanno il compito difficile di rigenerare economia, servizi, funzione pubblica in Val di Cornia. Una guerra ci ha sconvolti negli ultimi dieci anni, i relitti industriali, i capannoni dismessi, i troppi cittadini emigrati in cerca di fortuna, i moltissimi rimasti qua senza lavoro né prospettive sono le vittime. Ciò che di nuovo è stato creato si inserisce bene in questo quadro: infrastrutture lasciate a metà, attività che nessuno vuole ospitare a casa propria, consumi di risorse a discapito delle prospettive economiche dell’intera comunità. Economia di guerra, più che di pace.
Qui più che altrove, la mia generazione, in buona compagnia, ha condizionato speranze e ambizioni ad un orizzonte limaccioso e cupo.
Grave è il momento e terribili i sacrifici affrontati e quelli ancora da sostenere per costruire un avvenire.
Nessun simbolo più potente per la rinascita di una comunità, del pianto di un neonato. Perché ciò torni ad essere stabilmente possibile in questo territorio, c’è bisogno che la Val di Cornia non sia più percepita come la periferia della periferia, in cui nessun medico vorrebbe mai lavorare in cui non ha senso tornare ad investire in termini di servizi pubblici.
Le Amministrazioni devono, da subito, lavorare a questo progetto, coese e consapevoli che alla complessità della sfida si può rispondere solo insieme.
Con quale orgoglio potremmo raccontare ai posteri il nostro impegno se il primo simbolo della rinascita del nostro territorio fosse il vagito di un neonato?
Nicola Bertini
Capogruppo Gruppo 2019